Begonia elatior, coltivazione e patologie

begonia
Tutto sulle migliori tecniche per coltivare e proteggere dalle malatte una delle specie più importanti

Begonia x elatior appartiene alla famiglia delle Begoniacee ed è stata ottenuta nel 1883 incrociando Begonia socotrana x Begonia tuberhybrida.

Fino al 1930 nel mercato si trovavano prevalentemente varietà di begonia inglesi, poi le cose cambiarono grazie al miglioramento genetico compiuto in Olanda e successivamente in Germania, dove nel 1962 venne introdotta la varietà “Schwabeland” ancora coltivata.

Le varietà attualmente presenti nel mercato sono provenienti da Germania, Danimarca, Olanda e Stati Uniti e si dividono in gruppi secondo alcune caratteristiche quali:
– vigoria
– ramificazione
– precocità
– tipologia del fiore (doppio, semplice)
– sensibilità al fotoperiodo
– sensibilità alle batteriosi e all’oidio.

Fotoperiodo

Prima di affrontare le tecniche di coltivazione della Begonia elatior, è importante sapere che è una pianta sensibile al fotoperiodo, ed è a giorno quantitativamente corto. Pertanto, la luce influenza la sua crescita e la fioritura sia in termini di qualità che di quantità.

B. elatior è una brevidiurna, quindi fiorisce quando il fotoperiodo è corto (al contrario, una pianta longidiurna fiorisce quando il fotoperiodo è lungo). La lunghezza del fotoperiodo critico è di 14 ore. Significa che con il giorno più lungo di 14 ore (da fine aprile alla seconda metà di agosto) è stimolato lo sviluppo vegetativo, mentre con il giorno più corto di 14 ore (metà settembre) viene stimolata l’induzione a fiore.

È importante ricordare che l’induzione a fiore avviene anche naturalmente, durante il giorno lungo, dopo la formazione di un certo numero di foglie, in questo caso però la fioritura sarà irregolare e la coltura più lunga e difficile da pianificare.

Pertanto, è possibile coltivare la B. elatior tutto l’anno solo programmando la fioritura con un trattamento a giorno lungo, per evitare anzitempo la formazione di bottoni fiorali e far raggiungere alla pianta le dimensioni volute. Bisogna illuminare le piante allungando il giorno nei seguenti mesi:

– settembre: 2 ore;
– ottobre: 3 ore;
– novembre: 4 ore;
– dicembre: 6 ore;
– gennaio: 6 ore;
– febbraio: 5 ore;
– marzo: 3 ore;
– aprile: 1 ora;

Durante l’illuminazione si impiegano lampade a fluorescenza esponendo le piante a un'intensità di 5-10 watt/m² e circa 100-200 lux, se si impiegano lampade ad incandescenza 15 watt/m². Tale trattamento deve durare due/tre settimane.

Trattamento a giorno corto

Dall’inizio di marzo alla metà di settembre sarà necessario oscurare la begonia (giorno corto) per provocarne l’induzione a fiore. Con il trattamento a giorno corto il ciclo di coltivazione si accorcerà in misura maggiore quanto più lungo sarà il giorno. Si andrà a oscurare dalle 17 alle 8 lasciando circa 9 ore di luce, iniziando da quando i getti avranno una lunghezza di 4-5 cm, che corrisponde a un periodo di quattro/cinque settimane dopo l’invaso. È evidente che iniziando prima o dopo questa data si andrà a influenzare la grandezza finale della pianta (anticipando o posticipando la fase di fioritura).

Per ottenere una buona formazione di boccioli fiorali in funzione dell’andamento climatico e della crescita della pianta, la durata del trattamento a giorno corto dovrà essere di 15 giorni (21 nei mesi caldi), con un tempo medio di reazione che va da sei a otto settimane.

Per oscurare si possono utilizzare dei teli in polietilene nero o dell’agritela nera dopo aver realizzato delle capannine di supporto o in serre attrezzate e automatizzate.

Sarebbe consigliabile che durante l’oscuramento la temperatura non salisse sopra i 25 °C per non bloccare la crescita dei bottoni fiorali ed evitare lo svilupparsi di attacchi fungini. Durante il periodo caldo sarebbe opportuno, infatti, scoprire le piante durante la notte naturale. Da settembre a marzo è sufficiente interrompere l’illuminazione poiché in questo periodo ci troviamo in una situazione di giorno corto naturale.

Propagazione

Le begonie vengono riprodotte per talea; di foglia le varietà a forte sviluppo, di apice le varietà a crescita normale. Le foglie vengono raccolte non ancora completamente distese e radicano velocemente generando un equilibrato numero di getti. Da una pianta madre si ottengono circa 10 foglie ogni 15 giorni.

Le talee di apice si fanno per le varietà meno vigorose e si ottengono tre talee ogni due settimane, mantenendo le piante madri in condizioni di giorno lungo. Il substrato per la radicazione delle talee è costituito da miscele di torbe con aggiunta di perlite, con un pH di 5,5. La temperatura di radicazione è di 20-22 °C; temperature sopra i 25 °C tendono a inibire la radicazione. Al momento della messa a dimora delle talee bisogna evitare di affondarle eccessivamente e di compattare il terriccio.

Coltivazione in vaso

Le taglie maggiormente commercializzate sono le begonie coltivate in vasi da 14 a 12 cm di diametro e in misura minore quelle in vasi da 17–18 cm o le mini in vaso da 10 cm.

Il terriccio dev'essere grossolano, fibroso, con un buon drenaggio, poiché la begonia ha un apparato radicale molto sottile, quindi molto sensibile al ristagno idrico, per questo si può utilizzare una miscela di torba bionda normale con una molto fibrosa con l’aggiunta di perlite al 10%. Per le coltivazioni estive si può aggiungere argilla montmorillonitica nella misura di 40 L/m³. Il pH del substrato va mantenuto tra 5,3 e 5,7.

Irrigazione

Il substrato della begonia va mantenuto uniformemente umido. Il modo migliore per raggiungere lo scopo è l’impiego della subirrigazione con impianti a flusso-riflusso o tappetini assorbenti.

È da evitare l’irrigazione per aspersione, a meno che non si renda necessaria per aumentare l’umidità ambientale, che dovrebbe mantenersi intorno al 65-80%; se è al di sotto le piante hanno una crescita più compatta, se invece è al di sopra le piante tendono ad allungarsi troppo.

La begonia è moderatamente sensibile alla salinità. Si consiglia di non superare nel terreno una conducibilità elettrica di 1600 microsiemens, evitando eccessi di cloro, che è molto dannoso per la pianta.

Per una buona crescita è opportuno fertirrigare regolarmente; la quantità di sali disciolti nell’acqua non deve essere superiore a 2 g/L per interventi settimanali, a 1 g/L per interventi frequenti (fertirrigazione continua). Il titolo del concime sarà 1-0,5-1,5 (N-P-K).

Temperatura

La regolazione della temperatura varia in funzione dello stadio di crescita della pianta. Dopo l’invasatura le piante vengono tenute a 20 °C per assicurare una veloce emissione di radici e una buona ripresa vegetativa. Successivamente si può abbassare la temperatura di uno o due gradi e solo verso la fine della coltivazione, per ottenere fiori con colori più brillanti, si può ridurre a 17-18 °C. Temperature più basse ritardano la crescita e riducono la qualità delle piante. La temperatura del vaso deve essere più possibile vicina alla temperatura ambientale.
Una temperatura più alta nel vaso rispetto all’ambiente provoca l’allungamento delle piante e dei piccioli fiorali.

Durante il periodo di massima crescita e durante la fase di oscuramento è raccomandabile intervenire con trattamenti a base di chlormequat. Bisogna controllare e intervenire per tempo sulle piante in modo che gli internodi più bassi non si allunghino troppo.

I dosaggi sono variabili in funzione della vigoria varietale:
– basso 0,5 cc/l;
– medio 1,0 cc/l;
– alto 1,5 cc/l.

Più la concentrazione è elevata, maggiore è il rischio di crescita irregolare e di ustioni dei bordi fogliari. Nebulizzare le foglie più frequentemente con concentrazioni leggere è preferibile che eseguire pochi interventi ad alta concentrazione.

Patologie

Muffa grigia

La muffa grigia (Botrytis cinerea) quando colpisce le talee provoca un marciume molle e bruno nella zona di inserimento del picciolo. Nelle piante adulte si sviluppano delle macchie grigio/brune sulle foglie; sui fiori compaiono piccole macchie brune che ne provocano la caduta.

La difesa si effettua evitando un'elevata umidità relativa nell’ambiente, le irrigazioni per aspersione, la eccessiva densità di coltivazione e le eccessive concimazioni azotate. I prodotti da usare per la difesa chimica sono a base di cyprodinil+fludioxonil.

Oidio

L’oidio (Oidium begoniae, Microsphaera begoniae) è la più diffusa malattia per la begonia poiché si sviluppa con ampio spettro di temperatura e di umidità relativa. Si manifesta sulle foglie, sugli steli e sui fiori sviluppando delle macchie di muffa biancastra, che si possono togliere con la pressione delle dita. I tessuti sottostanti necrotizzano, imbruniscono e seccano. Come già detto, la sensibilità alla malattia è un caratteristica varietale.

La difesa si effettua evitando ampie escursioni termiche e correnti d’aria all’interno delle serre. Su piante non fiorite usare evaporatori di zolfo, un fornelletto ogni 200 m².
Su piante fiorite utilizzare bupirimate, penconazolo, propiconazolo (attenzione ai triazoli, hanno effetto nanizzante più o meno marcato).

Marciumi del piede

In presenza di Rhizoctonia solani, al livello del terreno, alla base dello stelo, si notano delle necrosi circoscritte e depresse che possono invadere tutta la circonferenza dello stelo e provocarne la caduta. Le foglie a contatto con il substrato manifestano un marciume molle.

Sulla superfice del terreno e sugli organi colpiti si nota una ragnatela di sottili miceli color grigio bianco.

Per una buona difesa, eliminare le piante e i residui infetti, non invasare troppo in profondità, trattare la zona del colletto con iprodione, cyprodinil+fludioxonil, tolcoflos-methyl.

Le piante attaccate da Phytophthora cryptogea presentano a livello del colletto un marciume bruno molle che si estende verso le radici e la chioma fino a portare l’allettamento delle piante. Per la difesa, evitare gli eccessi di umidità nel substrato e trattare la zona interessata con metalaxyl-M o fosetyl-alluminio.

Le piante colpite da Pythium spp. hanno l’apparato radicale imbrunito e anche la base dello stelo, che poi si estende verso l’alto fino a portare l’allettamento della pianta. La pianta va difesa evitando eccessi idrici e basse temperature nel substrato. Trattare la zona colpita con propamocarb, fosetyl alluminio, metalaxyl-M.

In caso di sviluppo di Fusarium sacchari, su steli e piccioli si formano delle tacche suberose e fessurazioni, le foglie assumono una colorazione rossastra e i petali dei fiori disseccano. Per la difesa, evitare eccessi di temperatura e umidità ed eliminare le piante infette.

 

(Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta il 5 febbraio 2016 e fa parte dei 15 più letti sul sito di Colture Protette negli ultimi cinque anni)

Begonia elatior, coltivazione e patologie - Ultima modifica: 2022-08-05T11:31:56+02:00 da Lucia Berti

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