L’evoluzione dei materiali per serre

1. Pomodoro da mercato fresco coltivato in serra sotto le reti bianche (in primo piano) a Ispica (Rg).
Le scelte di numerosi orticoltori ricadono sui film a luce diffusa o semidiffusa e sulle reti ombreggianti

Per la copertura di serre e tunnel gli orticoltori, in numero crescente e in ogni parte d’Italia, non si accontentano più di utilizzare i tradizionali film in polietilene. Né, per ombreggiare, fanno ricorso a reti comuni o si attardano a tinteggiare le une e gli altri con calce o pitture tecniche per ridurre l’effetto luminoso e termico della radiazione solare. Al contrario, si fanno attenti interpreti dell’evoluzione dei materiali plastici utilizzati per le colture protette scegliendo soprattutto film a luce diffusa o semidiffusa e reti schermanti.
Luce diffusa
Ad esempio Roberto Birolini coltiva baby leaf da IV gamma nella Piana del Sele, in Campania, e nel Bergamasco, in Lombardia, sotto film a luce diffusa.
«Nell’azienda agricola MoBi, su 100 ha a serre multicampata distribuiti fra Eboli e Battipaglia, in provincia di Salerno, utilizzo un film a luce diffusa, spesso 150 µm, per produrre rucola, lattughino biondo e rosso, valerianella, spinacio, ecc. Questo film durante l’inverno diffonde ampiamente la scarsa luce disponibile, in estate evita l’azione diretta della radiazione solare sulle ortive che altrimenti si rivelerebbe molto dannosa per le tenere piante. La luce diffusa migliora l’efficienza della fotosintesi sfruttando la dispersione della luce stessa; e inoltre non compromette il colore delle insalate rosse».
A ulteriore merito del film che utilizza Birolini evidenzia che «è un film caratterizzato da un elevato livello di resistenza meccanica, grazie ai cinque strati da cui è formato, e da una particolare resistenza/protezione ai raggi UV: pertanto ha una buona tenuta in campo, dura infatti almeno tre-quattro anni. Inoltre il film contiene un additivo antipolvere che riduce la stratificazione della polvere».
Anche nei 30 ha occupati da tunnel singoli dell’azienda agricola Cascina Alta di Martinengo (Bg) Birolini utilizza un film a luce diffusa, spesso 200 µm.
«Durante l’inverno coltivo solo valerianella, che si adatta bene alle reali condizioni di scarsa luce: tuttavia il film che utilizzo diffonde ottimamente la poca luce presente da ottobre ad aprile. In estate lo stesso film aiuta a diffondere la luce evitando danni da radiazione diretta su insalate rosse, lattughine e così via. Mentre nella Piana del Sele il film viene sistemato sulle campate e teso fino a pochi decimetri dal suolo, nel Bergamasco il film viene steso sul singolo tunnel e interrato: così dura anche sette-nove anni».
A Latina
Anche Alfonso Nocera, che a Sabaudia (Lt) coltiva 100 ha in serre e tunnel a spinacio, ravanello, valerianella, ecc., adotta un film a luce diffusa.
«È un film eccellente per la capacità di diffondere la luce durante l’intero anno. Dispone anche del sistema antigoccia e del trattamento antinebbia, che garantiscono la massima trasparenza in ogni stagione dell’anno e in qualsiasi condizione climatica, e del dispositivo antipolvere. Inoltre vanta una buona termicità e un’ottima tenuta meccanica, tanto è vero che la sua durata nominale è di un anno, ma quella reale di due-tre anni».
L’additivo antinebbia riduce al minimo il verificarsi di nebbia all’interno della serra, chiarisce Nocera. «I film con tale additivo contribuiscono a ridurre le malattie fogliari, come quelle causate da Phytophthora e Botrytis. E per produzioni come le mie la tutela della qualità delle foglie è di primaria importanza».
I film innovativi vengono consigliati anche dai tecnici agricoli, come l’agronomo Alberto Russo, tecnico per il Sud Italia dell’Op La Maggiolina.
«Su circa 200 ha, distribuiti fra Piana del Sele, Martinengo e Mira (Ve), coltiviamo baby leaf da IV gamma, le mini insalate ricche di sapore e di preziose caratteristiche nutrizionali, che sfalciamo e confezioniamo direttamente: rucola, lattughino biondo, lattughino rosso, spinacino baby, valerianella, varietà orientali come Mizuna, Tatsoi, Red Giant, Bull’s Blood, Red Chard, e il mesclun, una combinazione di batavia, lollo bionda e rossa e romana da sfalcio creata direttamente in campo, a partire da una semente speciale, da noi sviluppata in stretta collaborazione con i nostri fornitori di sementi. Il 90% della produzione è in biologico, il 10% in conversione al biologico. Produciamo tutto l’anno, con 8-9 cicli continui; in estate riduciamo la produzione al 60%, il restante 40% viene sottoposto a solarizzazione. Ai primi caldi, per sopportare la radiazione molto elevata, ombreggiamo con reti».
Resistenza meccanica
Sulle serre l’Op Maggiolina utilizza un film di copertura a luce diffusa, caratterizzato da elevato livello di resistenza meccanica e particolare resistenza/protezione ai raggi UV.
«Ci siamo orientati verso un prodotto a più alta diffusività, specifico per la IV gamma, per la sua capacità di resistere al cloro e all’acido solforico. La presenza del cloro nell’aria della serra è un effetto di trattamenti fitosanitari con prodotti chimici di sintesi, quindi in realtà preoccupa non tanto noi, che lavoriamo in biologico, quanto chi opera nel convenzionale. Invece l’acido solforico, che deriva da attività agricole, ad esempio dalla fermentazione dei residui colturali della rucola rimasti in serra dopo la raccolta, ci riguarda, poiché la rucola è una delle nostre colture principali».
Il film di copertura, aggiunge Russo, dispone anche di applicazione antigoccia, «costituita da un additivo che, affiorando dall’interno, aumenta la tensione superficiale del film plastico ed evita l’appannamento e la formazione di gocce: così il film rimane sempre trasparente e attivo. Il film contiene anche un additivo anti-polvere che riduce il deposito a strati della polvere».
Fotoselettivo
La Pontinatura società cooperativa agricola di Pontinia (Lt), che su 60 ha di serre coperte produce insalatine di IV gamma da taglio, soprattutto valerianella e rucola, fa uso di un film plastico a luce diretta fotoselettivo con antigoccia. «È comunque un film che in realtà fa entrare la luce in maniera abbastanza diffusa – specifica Aniello Gentile, agronomo del servizio tecnico della cooperativa –. Abbiamo provato anche altri film, ma questo ci sembra il più adatto alle caratteristiche ambientali del nostro territorio».
Gentile sottolinea l’importanza dell’azione antigoccia del film adottato. «Le gocce che si formano sulla superficie interna del film sono dovute alla condensa e possono avere conseguenze negative sulla qualità della pianta e sulla loro crescita, in quanto riducono la trasmissione della luce del 15-30%, e aumentare l’incidenza di alcune malattie. I film antigoccia contengono speciali additivi che eliminano le singole goccioline, trasformandole in uno strato sottile di acqua che scorre lungo i lati del tetto della serra e le pareti. Con questo film lavoriamo sicuri in ogni stagione dell’anno».

L'articolo è leggibile completo di foto in Edicola di Colture Protette

L’evoluzione dei materiali per serre - Ultima modifica: 2018-08-16T10:28:19+02:00 da Lucia Berti

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