Crisi delle materie prime, l’agricoltura deve adattarsi

energia e agricoltura
L'editoriale pubblicato sul numero di novembre di Colture Protette

L’attuale crisi delle materie prime, al netto delle speculazioni, è conseguenza della crisi energetica. Questa, secondo gli esperti, deriva da due fattori attuali: la transazione energetica, non ancora conclusa, verso fonti più pulite e i cambiamenti climatici che hanno prodotto situazioni inattese.

Ad esempio, a livello globale, l’anno in corso ha avuto lunghe stagioni fredde che hanno incrementato i consumi per il riscaldamento domestico. Perfido contrappeso è stata la lunga e calda estate che in molte regioni ha incrementato i consumi.

Non meno insidiosa la riduzione dei giorni di vento che ha fatto produrre meno energia ai parchi eolici del nord Europa, i più grandi del mondo. La fine della pandemia ha portato invece a un’impennata della produzione, riverberatasi sulla richiesta di energia e di materia.

Adattarsi per essere più resilienti

In questo contesto, la transazione energetica verso energie che non emettono CO2 ha reso il sistema energetico mondiale meno elastico, cioè meno pronto ad adeguarsi a variazioni di domanda e di offerta.

Lo slittamento mondiale, pur auspicabile, verso la produzione diretta di energia elettrica (principalmente eolica e fotovoltaica) rende necessario realizzare nuove reti elettriche per facilitare la distribuzione di questa forma di energia che andrà gradualmente a sostituire in buona parte quelle da origine fossile.

L’energia elettrica è impossibile da conservare. Occorrono quindi grandi reti di distribuzione. Gli esperti prevedono che entro il 2030 saranno posizionati 72mila chilometri di cavi per l’alta tensione, principalmente sottomarini. Sette volte gli attuali.

Questa è la prima crisi energetica collegabile ai cambiamenti climatici, ma non sarà l’unica né tantomeno la peggiore. L’agricoltore deve adattarsi migliorando la resilienza del suo sistema produttivo. Ad esempio, potenziando l’autoapprovvigionamento energetico; tesaurizzare i nutrienti nel terreno incrementando la sostanza organica attraverso pratiche conservative; implementare sistemi di rateo variabile e distribuzione localizzata degli input e soprattutto dell’azoto che dovrà essere centellinato; ridurre i fabbisogni di materie plastiche e favorire il loro riciclo, ottimizzare la rete dei trasporti verso i mercati.

Insomma, è ora di fare ciò che la Fao auspica da anni: imparare a produrre di più con meno.

Crisi delle materie prime, l’agricoltura deve adattarsi - Ultima modifica: 2021-11-18T13:23:54+01:00 da Alessandro Piscopiello

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome