Esperienze e sviluppo

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Marco Vastola con una cassetta di fragole appena raccolte il 17 marzo di varietà Sabrina.
Nell’area Pontina, soprattutto in provincia di Latina (oltre che nella parte a sud della provincia di Roma), le colture in fuori suolo o idroponiche stanno avendo un notevole successo ed un interessante aumento delle superfici.

La tecnica idroponica si è diffusa soprattutto in paesi, come l’Olanda, in cui vigono rigide normative per impedire l’inquinamento delle falde idriche. Ma anche da noi in Italia, l’agricoltura senza terra non è più una contraddizione: le piante crescono anche senza terra, semplicemente fornendo alle piante una soluzione nutritiva idrica calcolata e bilanciata. Essa è composta di acqua e nutrienti, a base di azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio, solfati e di microelementi (ferro, manganese, zinco, rame, boro, molibdeno, ecc.).
La storia è breve, ma mi piace ricordare le esperienze di ricerca, iniziate nel 1976 dal prof. Franco Massantini, docente di Agronomia dell’Università di Pisa. Poi dal 1984, Alberto Pardossi, tesista del prof Franco Tognoni, e altri come il prof. Luca Incrocci, hanno gettato le basi per lo studio e la ricerca sul fuori suolo, sino ai giorni nostri.
La diffusione delle colture fuori suolo in Italia, inizia più o meno negli anni 90, con circa 50 ettari in Sardegna, e dopo oltre 25 anni, al 2017 si stimano circa 5.000 ha, (il 15% di circa 34.600 ha di colture in serra).
In provincia di Latina, i numeri non sono grandi, ma la crescita delle superfici di questi ultimi anni è stata molto interessante. Si parla di fuori suolo da solo circa 10-12 anni, ma è solo negli ultimi 5-7 anni che la coltura idroponica sta avendo uno sviluppo esponenziale, quintuplicando le superfici. Ora, tra colture fuori suolo con substrato e in floating system senza substrato, siamo a circa 43 ettari, dedicati in particolare a pomodoro, zucchino, fragola, cetriolo, basilico e lattuga.

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Panoramica della coltura di lattuga in floating system presso l’agricola Serone Mauro.

Le principali motivazioni che hanno determinato lo sviluppo di questa tecnica a Latina, non sono tanto quelle legate all’esigenza di risolvere i problemi alla stanchezza del terreno (patogeni, fitotossine, salinità o per la presenza di nematodi, problematiche ampiamente affrontate a suo tempo con la fumigazione, infatti a Latina c’è una grande disponibilità di terreni vergini), ma piuttosto altre quali:
- maggiori produzioni e maggiore qualità
- una migliore standardizzazione quanti-qualitativa delle produzioni
- un incremento del numero dei cicli di coltivazione/anno, in modo di allungare i cicli produttivi al fine di estendere il periodo di offerta
- automatizzare e/o agevolare gli interventi colturali
- migliorare le condizioni di lavoro e ridurre le esigenze di manodopera
- ridurre fortemente l’uso di prodotti fitosanitari per il controllo dei patogeni (vedi fumigazione).
La fertirrigazione
Uno degli aspetti chiave per il successo della coltivazione in fuori suolo è la fertirrigazione che insieme alla gestione dell’irrigazione, sono due tecniche che non possono essere lasciate al caso. Gli interventi irrigui in questo sistema di coltivazione vanno da un minimo di 1-2 volte al giorno nelle prime fasi della coltivazione fino ad un massimo di 14-15 interventi giornalieri con una durata dell’intervento irriguo che oscilla da uno a tre minuti. Per tali interventi è necessario avere dei banchi di fertirrigazione computerizzati, che permettono un perfetto controllo e gestione del pH e della EC delle soluzioni nutritive, durante tutte le varie fasi fenologiche.
Nella provincia di Latina, le qualità delle acque irrigue sono molto varie. Si può avere un’acqua con EC di 1,7 mS/cm con 5 mmoli/lt di Sodio e 6 mmoli/l di Cloro, con 7 mmoli/l di Bicarbonati nella zona di Terracina, fino a valori assolutamente migliori nella zona di Sabaudia, con una EC di 0,4 mS/cm.

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Particolare di una pianta di cicoria pronta per la raccolta come sfalcio ancora nel contenitore di crescita appena tolto dalla vasca.

La prima esperienza di coltivazione che riportiamo nell’articolo è quella della fragola che viene coltivata presso l’Azienda Agricola di Vastola Antonio a Borgo Montenero, nel comune di Terracina. Incontriamo il figlio Marco, che si occupa della coltivazione e riportiamo la sua esperienza svolta in quattro serre per un totale di 6.000 m2.
A Marco Vastola, chiediamo come si è organizzato per la gestione della fertirrigazione e dell’irrigazione. «L’irrigazione per una coltura in fuori suolo è fondamentale, infatti ci siamo avvalsi fin dal primo anno di sonde poste nel substrato di coltivazione per la misurazione dell’umidità, collegate ad una centralina, con la quale si impostano i turni fertirrigui a durata fissa e a frequenza variabile. Giornalmente, si controlla anche il valore di drenaggio che deve stare attorno il 15-20% del totale distribuito».
La coltivazione della fragola, per l’azienda Vastola, è al quinto anno di esperienza. Marco ci illustra l’utilizzo della stessa tipologia di sacco, 50% perlite e 50% di fibra di cocco, con trapianto effettuato lo scorso 20 ottobre, utilizzando piante fresche della varietà Sabrina, poste in numero di 10 piante per sacco. La coltura è posta in canalette sostenute a circa 1,25 metri da terra. Irrigazione e fertirrigazione vengono effettuate tramite 6 gocciolatoi da 1,1 l/h e gestita sempre con sonde di umidità e controllo giornaliero del drenato. Lo scorso anno la raccolta è iniziata ai primi di marzo, un po’ in ritardo da quanto preventivato, causato purtroppo dalle basse temperature avute a gennaio e febbraio 2018.
Il cetriolo
Un’altra azienda che viene interessata nel reportage, riguarda uno dei più vecchi impianti di coltivazione idroponica a Latina. Siamo a Fondi, presso l’azienda agricola di Rossi Angelo e figlio. Rossi, si può ritenere il pioniere delle colture fuori suolo in provincia di Latina. La sua prima esperienza risale a circa 15 anni fa, utilizzando come substrato di coltivazione della perlite riciclata da un vivaio di piantine floricole e del lapillo vulcanico. La prima esperienza è stata effettuata con il pomodoro in vaso, è attuata ancora adesso in minima parte. Rossi Angelo, con l’affiancamento del figlio Gennaro, ha sviluppato anche la coltura del Cetriolo in fibra di cocco con la consulenza di Luigi Pennuzzi, con il quale negli anni passati sono state organizzate delle giornate “OPEN DAY” sulla coltura in fuori suolo. Rossi Angelo, mette in evidenza, che con il cetriolo in fuori suolo, ha avuto un vantaggio evidente nella gestione dell’irrigazione con l’utilizzo di una sonda per la misurazione dell’umidità. Grazie alla quale, oltre ad una migliore performance produttiva della coltura, ha avuto una gestione della coltura più facile e con minor impiego di tempo.
Sempre a Fondi, l’azienda agricola di D’Avia Fabio, ha iniziato a coltivare in fuori suolo dal 2017. Ha iniziato con una superficie di 7.500 m2 di serre suddivise in tre blocchi da 2.500 m2. Fabio, con l’aiuto del tecnico, si è dedicato alla coltivazione di pomodoro (due cicli), soprattutto la tipologia cherry e cuore di bue, ed un ciclo di zucchino. La scelta del substrato è andata fin da subito sul mix fibra di cocco + perlite 50+50. L’impianto di irrigazione corre lungo i sacchi con un tubo centrale di diametro di 2 cm dal quale partono 6 gocciolatoi auto compensanti da 2 l/h.
Innovativa ed interessante è l’esperienza dell’Azienda Agricola di Serone Mauro a Fondi, dove il titolare ha sviluppato con il tecnico Alessandro Cinelli la coltivazione di lattuga, prezzemolo, cicoria e basilico con la tecnica del floating system.
Il floating è una tecnica di coltivazione idroponica dove le piante vengono coltivate in vasche, per mezzo di contenitori alveolari in polistirolo che galleggiano sull’acqua arricchita di nutrienti e la coltura si sviluppa e cresce fino al momento della raccolta. Il principale vantaggio di questa tecnica è quello di non utilizzare né il terreno né alcun substrato per la coltivazione, bensì soltanto acqua arricchita di un’appropriata soluzione nutritiva e ossigenata da un semplice sistema di iniezione dell’aria nelle vasche con un compressore e dei tubi forati posti nel fondo delle vasche. Grazie al floating system non si necessita di interventi chimici per controllare patogeni tellu....rici e malerbe (come accadrebbe per un normale terreno che in normali condizioni agronomiche e fitosanitarie, tali interventi sarebbero strettamente necessari). Arriviamo in azienda durante la raccolta della lattuga e da subito è evidente la facilità di raccolta, la qualità e la pulizia del prodotto subito confezionato in cassette. Mauro ci fa notare la qualità e la pulizia del cespo.
Le quattro colture vengono praticate in un gruppo di serre, molto semplici, per una superficie totale di circa 25.000 m2 in vasche di varie dimensioni con un’altezza dell’acqua di circa 25 cm. La soluzione nutritiva viene controllata periodicamente, misurando un valore di pH di 6,2–6,5, un EC di 2,8 mS/cm ed il livello di ossigeno disciolto in acqua che non deve mai essere inferiore a 4 ppm.
A Sabaudia, ci troviamo presso l’azienda agricola di Franco Marchiotto, che coltiva fragola e zucchino in fuori suolo da otto anni. Ottimo il risultato in resa e qualità, oltre ogni misura, rispetto alla coltivazione in terra; è il primo commento di Franco, seguito dal tecnico Alessandro Cinelli. Per entrambe le colture la coltivazione avviene in sacchi di perlite e fibra di cocco 50-50% da 33 litri, con una lunghezza del sacco di 1 m ed una larghezza di 20 cm.
La coltura dello zucchino viene effettuata con una soluzione nutritiva con un valore di EC che oscilla tra i 2,0 e 2,7 mS/cm in funzione delle differenti fasi fenologiche e un pH di 6,0-6.5.
La fragola viene coltivata in sacchi sopraelevati da terra, dove in ogni sacco vengono trapiantate due file di fragole per un totale di 12 piantine, con una densità che oscilla da 10.000/13.000 piante per 1.000 m2 di serra. La distanza tra i sacchi è di circa 1.10 m. L’impianto di irrigazione corre lungo i sacchi con un tubo centrale di diametro di 2 cm dal quale partono 6 gocciolatoi auto compensanti da 2 l/h. Il ciclo di coltivazione inizia con il trapianto di piante fresche a metà ottobre e termina alla fine di luglio. La principale varietà coltivata è la Sabrina. La scelta varietale ha un profondo impatto sul potenziale risultato quali-quantitativo della produzione di fragole in fuori suolo.
Un’altra coltivazione di fragole, la troviamo in zona Cisterna di Latina, presso l’Azienda Agricola di Squicquaro Alessio seguita dal tecnico Luigi Pennuzzi. Alessio è un giovane molto intraprenpdente, gche fin da subito ha visto, nella coltura della fragola in fuori suolo, una tecnica innovativa che, ormai al terzo anno, gli ha permesso di avere un’attività professionale soddisfacente e redditizia.
Le superfici coltivate non sono elevate, ma con i suoi 3.000 mq sta lavorando molto bene, tanto che, siamo al terzo anno di coltivazione con lo stesso sacco di substrato di coltivazione composta da fibra di cocco + perlite 50+50. La varietà coltivata è la Nabila con piantina fresca in vasetto. Trapianto a fine settembre con 10 piante per sacco. La raccolta va da febbraio a giugno. Come si vede nelle foto la coltura è posta in canalette sostenute a circa 1,10 metri da terra. Irrigazione e fertirrigazione avviene con un tubo centrale (che corre lungo i sacchi), di diametro di 2 cm dal quale partono 6 gocciolatoi auto compensanti da 2 l/h.

Esperienze e sviluppo - Ultima modifica: 2019-02-07T12:39:01+01:00 da Lucia Berti

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