Ortensia da fiore reciso in “fuori suolo”

ortensia
L’Ortensia non ha particolari esigenze idriche e mal sopporta gli eccessi.
In Campania questa coltivazione è effettuata soprattutto in vaso o in canalette per le produzioni primaverili–estive

La diffusione dell’ortensia nel panorama floricolo è da imputare sia alla costante ricerca da parte dei floricultori di alternative alle specie floricole tradizionali, spesso in “crisi” di mercato, sia alle ottime caratteristiche ornamentali dell’infiorescenza, sempre più ricercata dai fioristi soprattutto per gli addobbi in occasione di cerimonie poiché sono sufficienti pochi steli per aggiungere e dare volume e colore a qualsiasi bouquet. La coltivazione è condotta quasi totalmente in “fuori suolo”, e solo piccole superfici sono destinate alla produzione in piena terra. La coltivazione “fuori suolo” si può effettuare in vaso, che rappresenta la scelta maggiormente gettonata, oppure in canalette. L’ortensia è una specie non molto esigente dal punto di vista termico e valori di temperatura intorno ai 15-16°C sono già sufficienti a garantire una buona crescita. Se si vuole ottenere una buona produzione anche in piena estate (agosto – settembre) è necessario contenere le temperature facendo ricorso all’ombreggiamento e al cooling system. Con quest’ultimo sistema è possibile anche mantenere i livelli di umidità intorno ai valori ottimali per la specie (70%) che soffre particolarmente l’atmosfera asciutta (si verificano bruciature dei fiori).
Per quanto riguarda il substrato, è sufficiente ricorrere alle miscele presenti in commercio che sono ben drenanti e posseggono un pH 4,5 – 5 ideale per la specie.
Qualora si vogliano ottenere fiori di colore blu (poco richiesti dal mercato interno) è necessario aumentare i valori del pH utilizzando solfato di alluminio. Naturalmente, questo comporta una gestione separata della fertirrigazione per la superficie di serra nella quale si vuole ottenere quel tipo di colorazione.
L’impianto
L’impianto si effettua in serra ad ottobre effettuando il trapianto in vasi neri di diametro 30 cm, oppure in canalette. Le piantine sono acquistate in contenitori di diametro variabile tra 14 e 20 cm e la diversa dimensione (diverso numero di rami), che dipende dall’età (da sei mesi ad un anno) influisce sul prezzo (le piante olandesi hanno un costo che varia dai 4 euro a 5,5) ma anche sull’epoca e il numero di fiori prodotti nel primo anno. Nel caso delle piante più piccole il primo anno si ottengono 6-7 fiori, diversamente con le piante più grandi la produzione inizia prima e raggiunge circa 10 fiori per pianta.
La densità d’impianto si attesta intorno alle 1,5 piante/m2 netto, tenuto conto che tra i vasi si lascia uno spazio di 50 cm e che tra le file di vasi si lasciano corridoi di 120 cm di larghezza. I vasi, riempiti con una miscela di fibra di cocco, torba e perlite presente in commercio, oppure di torba e argilla espansa (sistemata al fondo del vaso), sono sistemati su supporti di polistirolo che li tengono sollevati dal suolo; in ogni vaso sono collocati due spaghetti per la fertirrigazione.I florovivaisti, in particolare quelli che conducono coltivazioni di una certa consistenza, per garantirsi il mercato e scaglionare parte della produzione, possono scegliere di forzare parte della coltivazione attivando il riscaldamento nei mesi di febbraio e marzo. In tal caso, è sufficiente mantenere la temperatura intorno ai 15°C per una settimana per poi scendere intorno a valori più contenuti (10-12°C) per altre 2-3 settimane. In questo modo si possono raccogliere un paio di infiorescenze già ad aprile, con un anticipo di una decina di giorni rispetto alla coltivazione non riscaldata. Questa scelta, tuttavia, comporta una spesa energetica non compensata dai prezzi di mercato per la concorrenza delle produzioni estere (in particolare quelle dell’Equador) che sono esitate a prezzi decisamente contenuti e risultano di buona qualità. Sulla coltivazione riscaldata il flusso di fioritura continua con una produzione di due steli a maggio, due a giugno, tre steli tra luglio ed agosto e uno a settembre. Sulla coltivazione non riscaldata, che rappresenta la scelta della quasi totalità dei produttori campani, i due steli di aprile si posticipano a maggio e giugno (periodo di maggiore richiesta da parte del mercato) quando la produzione si attesta intorno ai tre steli/pianta.
Irrigazione e concimazione
L’ortensia non ha particolari esigenze idriche; mal sopporta gli eccessi per cui bisogna porre particolare attenzione soprattutto nelle prime fasi di crescita, quando le piantine sono di modeste dimensioni.

ortensia
La concimazione, che si pratica in fertirrigazione, inizia dopo 10-15 giorni dal trapianto.

La concimazione, che si pratica in fertirrigazione, inizia dopo 10-15 giorni dal trapianto. Si deve partire da acqua con bassa conducibilità elettrica (eventualmente trattata con osmotizzatore) ed è consigliabile non superare una EC di 800-1000 µS nella prima fase per raggiungere il 1.800-2.000 µS in fase di fioritura. Nel primo periodo si dà preferenza a soluzioni a più alto titolo in azoto (rapporto 3:1:2) per poi passare a soluzioni nutritive con più elevato contenuto in potassio (rapporto 1:2:3), integrate con tutti i microelementi (ferro, magnesio, zinco, rame, boro, ecc.) e mantenute al pH ideale con l’aggiunta di acidi (nitrico e/o fosforico, secondo le esigenze).
In inverno è consigliabile effettuare qualche irrigazione con sola acqua per dilavare il substrato.
La potatura
L’impianto ha una durata economica di circa otto-dieci anni e, ogni anno, si deve effettuare la potatura, tenendo conto che le varietà di H. macrophylla fioriscono sui rami di un anno, mentre H. arborescens e H. paniculata fioriscono sui rami di nuova vegetazione (cioè quelli formatisi nella corrente stagione vegetativa) e tutte le gemme che si formano sulla pianta sono gemme a fiore, per cui il momento più adatto per la potatura di entrambe le specie è fine inverno.
La potatura è indispensabile per “guidare” la produzione. Solitamente il legno vecchio (3 o più anni) deve essere tagliato il più in basso possibile, anche fino alla base, mentre i rami di due anni, che hanno fiorito la stagione passata, vanno abbassati a metà o due terzi della loro lunghezza, sopra una o più gemme globose. Queste infatti sono le gemme a fiore, mentre quelle più appuntite produrranno esclusivamente foglie. La tecnica attuata dai floricoltori campani prevede di lasciare sei getti diversamente accorciati: su due si lasciano tre gemme, su altri due se ne lascia una e su altri due non si lascia alcuna gemma. In questo modo si programma il numero di steli fioriti e si prova a posticipare la fioritura, avendo studiato attentamente i tempi d’intervento, verso i mesi estivi, che sono quelli mercantilmente più favorevoli.
In alcune varietà (H. arborescens) la potatura influenza anche la dimensione dei fiori: minore è la potatura più piccoli saranno i fiori.
Alcune varietà di H. macrophylla richiedono l’intervento di potatura nei mesi di marzo aprile, altre in gennaio–febbraio; poche varietà vanno capitozzate anticipatamente e, comunque, entro la metà di luglio. Infine, conviene eliminare tutti i rami deboli e quelli danneggiati, per concentrare tutte le risorse della pianta su un numero inferiore di gemme.
Come già anticipato, per una coltivazione razionale di ortensia in fuori suolo è necessario disporre di serre di altezza adeguata, dotate di sottotelo e rete ombreggiante. Inoltre, bisogna disporre di riscaldamento aereo (utilizzato solitamente sole come soccorso), di impianto di fertirrigazione, impianto ad osmosi inversa e, se si vuole ottenere una certa produzione anche ad agosto - settembre, di cooling system.
L’impianto prevede anche il livellamento del terreno e la disposizione di idonei supporti dei vasi (lastre di polistirolo) oltre che di un sistema di tutoraggio costituito da paletti e fili per il sostegno delle piante.
I parassiti
L’Ortensia è una pianta poco sensibile alle malattie. Tra i principali parassiti vegetali si segnalano l’oidio (Microsphaera polonica), la botrite (Botrytis cinerea) e macchie bruno-grigiastre su foglie e rami per fillostictosi causata da Phyllosticta hydrangeae.
Più dannosi sono i parassiti animali tra i quali i più temibili sono gli acari rosso e giallo (Tetranychus spp., ecc.) e gli afidi (Rhopalosiphum dianthi), che vanno combattuti con prodotti specifici avendo cura di alternare i principi attivi.
Talvolta, è possibile riscontrare attacchi di virus responsabili del mosaico con arricciamento degli apici, sviluppo stentato e fioritura compromessa.
Raccolta
Le varietà adatta alla produzione di fiori recisi sono diverse da quelle impiegate per la produzione del vaso fiorito e si distinguono, in particolare, per la capacità degli steli recisi di assorbire acqua e per la buona predisposizione alla rifioritura. In Italia il 70% delle varietà coltivate sono quelle a fiore bianco (per la maggior parte con fiore grande) che sono quelle maggiormente richieste per l’addobbo nelle cerimonie (soprattutto matrimoni), mentre il resto sono a fiore colorato (rosa, rosso, lilla, ecc.).
La raccolta si effettua tagliando lo stelo principale quando l’infiorescenza si presenta ben matura. In base all’altezza dello stelo, che varia tra i 30 e i 90 cm, e alla grandezza dell’infiorescenza, si effettua la selezione catalogando gli steli in categoria extra, prima e seconda.
Le infiorescenze, quando invecchiano, assumono un colore verde con diverse tonalità (definito “antico” a differenza di quello “classico” del fiore ancora giovane) e sono richieste dal mercato.
Il confezionamento degli steli è fatto assemblando cinque steli dello stesso colore, tenuti insieme con un elastico.
Dopo il taglio gli steli vanno immersi in acqua addizionata con un conservante e posti in frigorifero a 4°C. Il fiore reciso, se ben conservato, può durare fino a 15-20 giorni.

ASPETTI ECONOMICI

L’analisi dei costi di un impianto “fuori suolo” in vaso in serra di 1.000 m2, con durata decennale e riferito ad un ciclo annuale realizzato partendo con piantine di un anno e con riscaldamento solo di soccorso, evidenzia una discreta incidenza delle quote di ammortamento e manutenzione dei capitali policiclici, che si attesta intorno al 44%. Ciò testimonia che siamo in presenza di una coltivazione che richiede un forte investimento iniziale che riguarda strutture, tecnologie e impianto per la coltivazione “fuori suolo”, compreso l’acquisto delle piante.
La manodopera incide per il 23% sul totale; circa il 65% della voce riguarda le operazioni di raccolta, selezione e confezionamento, mentre un discreto impegno (circa 50 ore) è richiesto per l’operazione di potatura.

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I fiori sovra maturi assumono una colorazione verde, con diverse tonalità secondo il colore del fiore, e vengono richiesti in particolari occasioni.

La spesa per i mezzi tecnici interessa il 10% del totale con una discreta incidenza per l’acquisto del gasolio, nonostante si ricorra al solo riscaldamento di soccorso, mentre la voce “interessi” raggiunge poco più del 5% del totale.
Discreta anche l’incidenza della voce “spese generali” (6%), per gli elevati costi di elettricità, sostenuti soprattutto per il funzionamento dell’impianto ad osmosi inversa e la voce “direzione” (4,37%), stante la complessità della tecnica che richiede un costante e professionale impegno. Infine, il capitale fondiario incide per il restante 6% circa.
Per quanto riguarda gli aspetti produttivi, si evidenzia che dei circa dieci steli prodotti il 30% ricadono nella categoria extra, un 50% nella prima e il restante 20% nella seconda. Inoltre, le quotazioni dipendono anche dalla colorazione, poiché le infiorescenze colorate quotano mediamente 40-50% in meno delle bianche.
In definitiva, su una superficie di 1.000 m2, considerata una produzione complessiva di 15.000 steli, il costo di produzione complessivo è pari a circa 16.500,00 euro. Pertanto, il costo medio di uno stelo (derivante dal totale di quelli extra di prima e seconda categoria) si attesta intorno ai 1,10 euro. Tale valore rappresenta il prezzo medio a cui va venduta l’intera produzione per coprire interamente i costi di produzione.

Ortensia da fiore reciso in “fuori suolo” - Ultima modifica: 2018-11-06T09:47:44+01:00 da Lucia Berti

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