Pomodoro, sempre più sostenibile

pomodoro sostenibile
Nella coltivazione di pomodoro la tendenza è verso una riduzione dell'impiego di manodopera, considerata anche la difficoltà di reperimento della stessa.
La concorrenza, nazionale ed estera, impone alle aziende campane produzioni in grado di soddisfare le richieste sul sapore per frutti senza residui

«La coltivazione del pomodoro da mensa nella Piana del Sele presenta due novità, utilizzate sempre con maggior frequenza dalle aziende attente all’utilizzo di tecniche ecosostenibili: il sovescio di piante biocide e l’utilizzo della confusione sessuale per la difesa da Tuta absoluta».
È quanto ci dice Fabio Carratù, responsabile di produzione agricola della Finagricola Soc. Coop. di Battipaglia (Sa).

«Il sovescio di piante biocide, quali Sorgo o Panico (contro stanchezza terreno) o Senape/Rafano (contro nematodi) – aggiunge Carratù – è una tecnica ecosostenibile che consente un buon controllo di nematodi galligeni e una riduzione di patogeni fungini, soprattutto se abbinata ad un periodo di solarizzazione; questa scelta tecnica, però, prevede uno stop di coltivazione di circa 4 mesi. La confusione sessuale è una tecnica che prevede l’utilizzo di numerosi erogatori per ettaro di feromoni sessuali che non consentono al maschio di trovare la femmina per la fecondazione».

La tecnica colturale

La tecnica colturale si evolve nella direzione di un risparmio della manodopera, che rappresenta il principale costo di produzione.
«Oltre ad un risparmio economico le aziende sono obbligate perché reperiscono manodopera sempre con maggiore difficoltà, sia per motivi burocratici, ma anche e soprattutto perché a fronte di una disoccupazione giovanile ben oltre il 30 %, non c’è domanda di lavoro in agricoltura. Pertanto si tenta di meccanizzare quante più operazioni è possibile».
Nella Piana del Sele le piante vengono allevate generalmente fino all’ottavo palco fiorale e si punta ad ottenere produzioni di elevata qualità controllando opportunamente nutrizione e irrigazione.
«Per avere una continuità di produzione – aggiunge il tecnico – si effettuano più trapianti a partire da gennaio per arrivare ad agosto, con raccolte che iniziano a fine aprile e si prolungano fino a ottobre/novembre».

La virosi

Il patogeno chiave per il pomodoro è divenuto nel tempo il TSWV (Tomato Spotted Wilt Virus)
«Si tratta di una virosi che è in grado di distruggere le coltivazioni – precisa Carratù – La sua pericolosità è legata alla capacità di invadere piante appartenenti a specie botanicamente molto diverse (spontanee e coltivate) e quindi di essere presente nel campo, o ai suoi margini, praticamente tutto l’anno. La gravità della malattia è funzione della presenza del suo vettore (tripidi) quindi meno severa nei mesi invernali e a volte devastante nei periodi primaverili – estivi. Il parassita chiave, invece, è la Tuta absoluta, per la quale si pratica la lotta chimica e biologica».

Nuove varietà

Riguardo alla ricerca di nuove varietà gli obiettivi sono diversi.
«Le novità varietali si dirigono principalmente in due direzioni – spiega Carratù – da una parte piante che siano in grado di tollerare stress biotici e abiotici, dall’altra piante che soddisfino la richiesta dei buyers che è quella di avere prodotti che creano una fidelizzazione del cliente finale per limitare l’invenduto in scaffale».
Quindi prodotti accattivanti da un punto di vista visivo (colore particolare forma, ecc.) ma anche buoni da mangiare (sapore, dolcezza, croccantezza, spessore della polpa).
«Sempre più spesso – aggiunge Carratù – si vedono dei brand/club che sono il risultato di accordi tra le ditte sementiere la GDO e i produttori e riscuotono un discreto successo presso i consumatori».

Il pomodoro, come tutti i prodotti, non ha confini e la commercializzazione è limitata unicamente dalla capacità di conservazione e dalle legislazioni e controlli dei Paesi esteri. Le conserve infatti vengono esportate anche in altri continenti come gli Stati Uniti.
«Il prodotto fresco prodotto in Italia – ci riferisce Fabio Palo, titolare di Finagricola – resta perlopiù all’interno dell’Unione Europea. I Paesi con i quali esportiamo maggiormente sono: Germania, Svizzera ed Austria. Una buona parte della produzione viene distribuita lungo tutta la penisola».

La produzione di pomodoro nella Piana del Sele inizia a fine maggio e può durare fino ad ottobre.
«Ovviamente – precisa Palo – l’offerta cambia in base alla tipologia del prodotto. Alcune tipologie sono raccolte fino all’autunno, altre terminano il ciclo prima».
La concorrenza, soprattutto per il pomodoro, è ad ampio spettro.

«Il pomodoro viene importato anche da altri paesi (Spagna e Olanda in primis), mentre sul mercato interno le produzioni provengono da diverse regioni. Naturalmente ogni area produttiva ha le sue varietà tipiche e ciò consente la differenziazione sul fresco. Diverso il discorso per le conserve per le quali, invece, è ancora viva la tradizione della passata di pomodoro classica e di altre poche varietà».

Produzione

In Italia la regione maggiormente interessata alla coltivazione di pomodoro da mensa è sicuramente la Sicilia che produce poco meno del 70% del totale nazionale. Nelle altre regioni meridionali si produce il 12% circa così come in quelle del centro; il restante 8% circa è prodotto nelle regioni del nord.

«In Campania – riferisce Carratù – le aree maggiormente interessate alla coltivazione del pomodoro da mensa sono la Piana del Sele (40%) e l’Agro Nocerino (40%); la restante quota si ritrova un po’ in tutte le altre province».

Per quanto riguarda le tipologie si assiste alla quasi scomparsa del pomodoro a grappolo rosso.
«Per questa tipologia – precisa Carratù – esiste la forte competizione di paesi come la Spagna, Olanda e ultimo ma non ultimo la Polonia che ha fatto dei grossi investimenti in strutture altamente tecnologiche. Riguarda alle altre tipologie abbiamo una situazione stabile per il “Lungo” (28%) e per la tipologia San Marzano (18%), mentre sono in aumento i tipi Pixel (22%), Cuore di bue (2%) e Datterino (10%); in decremento la tipologia Cencara (6%), il grappolo (3%) e il pomodoro insalataro (10%)».

Pomodoro, sempre più sostenibile - Ultima modifica: 2018-05-24T10:19:10+02:00 da Lucia Berti

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome