Aspettando Euroflora 2022

Euroflora 2022
Rendering della progettazione del parco Grimaldi per Euroflora 2022
In attesa di Euroflora, il settore si ritrova per fare il punto in una giornata dedicata alla promozione internazionale del settore

Si avvicina Euroflora 2022, manifestazione che si svolgerà ai parchi di Nervi, a Genova, dal 23 aprile all'8 maggio.

Se n'è parlato a Nervi lo scorso 8 ottobre in seno a “Una giornata per la promozione internazionale del florovivaismo”, un'importante tappa di avvicinamento a Euroflora che ha visto la partecipazione del gotha del florovivaismo internazionale.

Mauro Ferrando
Mauro Ferrando

«Grazie a un progetto architettonico che valorizzerà ulteriormente quell’unicum irripetibile che sono i Parchi e i Musei di Nervi – afferma Mauro Ferrando, presidente del Porto Antico di Genova – Euroflora offrirà straordinarie opportunità per valorizzare le eccellenze produttive, le capacità e l’estro degli espositori.

Saranno presenti grandi e piccole aziende simbolo del più operoso made in Italy, di città e Paesi che torneranno dopo anni di assenza o saranno per la prima volta a Euroflora come i Paesi Bassi e la Russia».

Un comparto da 90 miliardi di dollari 

Tim Briercliffe
Tim Briercliffe

Certamente i fiori, le piante e il verde in generale hanno riflessi positivi sulla nostra salute. Il lockdown ci ha fornito l'occasione di comprenderlo.

Se si considera l'andamento del mercato negli ultimi anni, si rileva un interesse tutt'altro che marginale. «Comparata alla produzione agricola – afferma Tim Briercliffe, segretario generale di Aiph – International association of horticultural producers, si pensa che quella floricola sia piuttosto esigua.

Ma la produzione globale del comparto floricolo è di circa 90 miliardi di dollari americani ed è significativamente superiore a produzioni come quelle del caffè o del thé. Il fatto che il settore sia costituito da numerose piccole aziende ci porta ad avere un'idea totalmente diversa dalla realtà».

E la realtà, infatti, è che la spesa per il verde è importante. Nel 2019 il consumo pro capite di fiori e piante in Italia è stato di circa 40 euro, seguito da Francia, Belgio e Spagna. Superiore ai 100 euro la spesa per danesi, tedeschi e svizzeri. Questi ultimi arrivano a spendere quasi 140 euro pro capite.

Floriade 2022: Coltivare città verdi 

Già nelle passate edizioni delle floriadi è apparsa la centralità del ruolo del verde nella vita della persone e il tema del 2022 è "coltivare città verdi".

Una delle attività di Aiph è promuovere, in tutto il mondo, la realizzazione di città verdi, vista la stretta relazione del verde e del paesaggio con la salute e il benessere dei cittadini.

Le esposizioni come Euroflora e le Floriadi si muovono proprio in questo senso, oltre a stimolare la crescita di questa industria e creare nuove opportunità ed eventi.

I numeri del florovivaismo italiano

Alberto Manzo
Alberto Manzo

Il trend positivo e il cambiamento verso città green è confermato da Alberto Manzo, coordinatore nazionale del tavolo florovivaistico presso il Mipaaf.

Il settore florovivaistico nazionale ha un ruolo attivo in termini di importanza numerica e occupazionale, all'interno del quadro economico e del fatturato italiano. I numeri parlano di circa 158mila addetti operanti nel comparto e 37mila appartenenti al gruppo “cura e manutenzione del paesaggio” (Ateco/Istat).

E poi, circa 20mila aziende florovivaistiche con una lunga tradizione nella coltivazione dei fiori, delle piante ornamentali da interno, esterno e nelle piante superiori da arredo urbano. La superficie interessata è di quasi 7500 ettari (50% fiori in serra, 40% pieno campo, 10% tunnel o campane). Quasi il 55% di queste imprese si concentra in quattro regioni: Liguria, Toscana, Lombardia e Campania.

Se guardiamo alle tipologie di produzione, la Liguria ha il primato delle aziende con coltivazione di fiori in piena aria, la Campania nella coltivazione di fiori in colture protette e la Toscana per le aziende vivaistiche.

Da uno studio condotto dal Crea è emerso che il settore florovivaistico italiano con 2650 milioni di euro rappresenta il 5% dell'intera produzione agricola nazionale, derivante per circa il 75% dalle piante in vaso e dal vivaismo (alberi e arbusti) e per il resto da fiori e fronde freschi da recidere.

Nel 2019, l’aggregato dei prodotti del florovivaismo in Italia ha attivato esportazioni per un valore di 902,9 milioni di euro a fronte di un valore delle importazioni di 531,8 milioni di euro.

La pandemia e la crisi del comparto

Questo settore è stato, tra quelli agricoli, il più duramente colpito dall’emergenza Covid. In particolare, i prodotti floricoli sono stati penalizzati nei mesi di marzo e aprile 2020 perché rapidamente deperibili, restando invenduti e l’unico tra tutti i prodotti agricoli italiani completamente bloccato nelle aziende, non essendo alimentare, quindi, di prima necessità.

Successivamente è stato, perciò, distrutto dai produttori per la rinuncia agli ordinativi da parte degli acquirenti. Peraltro, i fiori recisi non sono stati commercializzati poiché dovevano essere utilizzati anche per le frequenti cerimonie nel mese di maggio che, però, non hanno avuto luogo per i noti divieti di assembramento.

Dal mese di maggio 2020 e fino a oggi si è registrata una ripresa tornando alle attività precedenti alla crisi causata dal Coronavirus, ma è molto importante investire e programmare per il futuro guardando con fiducia ai fondi europei del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

La qualità del prodotto alla base della ripresa

La ripresa è comunque già iniziata ed è dimostrata da due dati fondamentali. La crescita dell’export italiano e dell’import nel periodo gennaio-giugno 2021 ha segnato, rispettivamente, un +33,14% e un +30,22% paragonato allo stesso periodo del 2020. I dati dell'export riferiti all'anno precedente, invece, avevano fatto segnare appena un +0,52%.

La ripresa non deriva solo dal termine dei blocchi, ma anche dalla caratteristiche specifiche delle aziende italiane che, secondo Leonardo Capitanio, presidente di Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori), hanno la capacità di fare ricerca in campo varietale, caratteristica che insieme all’alta qualità del prodotto italiano ne determina il grande successo sui mercati esteri.

Il progetto VerdeCittà

Rendere le città "verdi e in salute" va ben oltre la semplice riduzione delle emissioni di CO2 e degli inquinanti attraverso misure di efficientamento e risparmio energetico o attraverso il trasporto urbano sostenibile.

Bisogna pensare e pianificare città al servizio del verde, considerare le piante e gli spazi verdi come beni comuni (e quindi investimenti) che danno valore dal punto di vista sociale, economico e ambientale e forniscono una moltitudine di benefici per le popolazioni urbane e non solo.

In questo contesto si inserisce il progetto, nato nel 2012, da un’idea iniziale di Alberto Manzo, coordinatore nazionale del tavolo florovivaistico presso il Mipaaf e di alcuni esperti nell’ambito del tavolo e, poi, concretamente messo a punto con Gianluca Burchi del Crea.

L’obiettivo è stato quello di realizzare un’area verde in 5 città italiane. A partire da Bologna a giugno, poi Palermo, Roma, Torino e infine Padova a metà settembre, con lo scopo di promuovere il settore florovivaistico nazionale e soprattutto realizzare un'iniziativa culturale innovativa e adatta a evidenziare l’importanza del verde per le città e divulgare le funzioni ecosistemiche del verde, sensibilizzando i cittadini sull’argomento.

Le aree verdi, vere e proprie installazioni progettate e allestite da specialisti del verde a misura delle città, sono state poi donate ai Comuni che hanno provveduto a piantare tutte le piante utilizzate in aree idonee a loro scelta proprio per sostenere l’idea di città sempre più verdi e vivibili.

Il verde come risorsa per salute e sicurezza

Le scelte delle alberature sono ricadute non casualmente sulle specie arboree autoctone o anche non autoctone ma ormai naturalizzate.

Le iniziative sono state estese ad eventi collegati utili ad informare i cittadini sul tema del rinnovo delle alberature ai fini del contenimento del cambiamento climatico e del dissesto idrogeologico, ma anche sui benefici del verde per la salute e la sicurezza.

Spesso si dimentica che l’installazione e la manutenzione del verde non deve essere intesa come costo ma come risorsa in quanto permette di avere nel lungo periodo un netto risparmio sul comparto sanitario.

Riqualificazione energetica 

La competitività del comparto passa anche attraverso la riduzione dei costi di produzione, primi fra tutti quelli energetici.

Valeria LaTerra
Valeria LaTerra

«Il fabbisogno energetico delle coltivazioni in serra – spiega Valeria La Terra di Iren – è determinato principalmente dal riscaldamento generato da caldaie. Si calcola che, in Italia, i consumi energetici per riscaldare le serre e i vivai incidano anche fino al 40% sul costo di produzione.

Per quanto riguarda i mesi più caldi, la destagionalizzazione delle produzioni in serra e la richiesta di prodotti freschi di qualità richiede spesso il ricorso al raffrescamento artificiale che può incidere fino al 15% dei consumi energetici totali.

Altri consumi di energia elettrica sono legati a: motorizzazioni, pompaggi, illuminazione e ventilazione. Tutti questi consumi comportano l’emissione di tonnellate di CO2 nell’atmosfera, stimate in circa 1.300mila l’anno.

La riduzione dei costi energetici e delle emissioni di CO2 può avvenire da un lato con l'adozione di pratiche colturali e processi produttivi che massimizzino i naturali cicli colturali, dall’altro con l'impiego di tecnologie per la produzione energetica efficienti ed eco-compatibili e utilizzare fonti rinnovabili.

Gli interventi di efficientamento strutturali e impiantistici più funzionali ed efficaci, a oggi, sono riconducibili a:

  1. installazione di sistemi di controllo e programmazione della temperatura e dell’umidità (IoT);
  2. sostituzione dei materiali di copertura delle serre e degli edifici riscaldati della proprietà per ridurre le dispersioni di calore;
  3. utilizzo di caldaie a biomassa, possibilmente alimentate da cippato di legno proveniente da filiera corta, o di pompe di calore geotermiche;
  4. uso di impianti di cogenerazione per la produzione combinata di energia elettrica e calore;
  5. utilizzo di sistemi fotovoltaici per la produzione di energia elettrica;
  6. sostituzione delle vecchie lampade con altre a basso consumo o di tipo Led.

Efficientamento energetico 

La sostenibilità passa anche attraverso l'ottimizzazione del rapporto fra fabbisogno energetico e livello di emissioni. Basti pensare all'impatto che la plastica ha nel florovivaismo.

Giovanni Minuto
Giovanni Minuto

«I tempi di degradazione sono veramente lunghi – spiega Giovanni Minuto, direttore generale CeRSaa – ma d'altra parte la plastica è largamente utilizzata, tanto che si parla di white pollution (inquinamento bianco), cioè di miscelazione nel suolo agrario di particelle di plastica».

Solo ad Albenga, in Liguria, si producono 160milioni di piante in vaso (in Italia 800milioni) e se convertiamo questi numeri in tonnellate di Pp si comprende quanto è importante sostituire le plastiche con altri materiali.

Un chilogrammo di plastica di sintesi (Pp, Ps, Pe) in media produce 4,7 Kg equivalenti di CO2 e 1 Kg di bioplastica produce 1,9 Kg eq. di CO2.

La bioplastica, come l'amido termoplastico è, infatti, riconosciuto dalla microflora del terreno e, una volta inserita in un cumulo di compostaggio, rientra nel ciclo del carbonio dopo circa 90 gg.

Difesa fitosanitaria e efficientamento energetico 

Dall'altra parte, quando parliamo di bioenergie e di efficientamento energetico, dobbiamo parlare anche di difesa fitosanitaria. In un quadro di riduzione dell'impiego di mezzi chimici, pensare all'illuminazione a Led o alle piante come biofabbriche di prodotti fitosanitari può essere una soluzione se si considera anche il problema degli effetti a lungo termine dei presidi fitosanitari utilizzati.

Basti pensare agli effetti a lungo termine del Ddt a cui è riconducibile l'estinzione dell'aquila calva in America. Da anni l'Ue procede nella riduzione del numero di principi attivi ammessi. Si è passati dai 950 degli anni '90 ai 405 del 2020 fino ai 50 previsti per il 2030. Ciò significa ridurre il consumo di energia diretto e indiretto nel settore e produrre energia verde è uno degli obiettivi a breve termine.

Ad esempio, si può avere una produzione florovivaistica efficiente abbinando l'uso di impianti fotovoltaici a celle a combustibile che permettono di alimentare l'illuminazione suppletiva. Infatti, studiando le diverse lunghezze d'onda dell'infrarosso vicino e del visibile non solo è possibile gestire lo sviluppo delle piante, ma la combinazione di diverse lunghezze d'onda permette di contenere alcune malattie (è il caso della peronospora fogliare del basilico).

Inoltre, a questa soluzione si può abbinare l'uso di estratti da piante usati tal quale (piretrine, azadiractina A, allilisotiocianato) o modificati a livello industriale (strobilurine, fenilpirroli, salicilati) sostituendoli ai mezzi chimici di sintesi. Basti pensare alla Salvia (900 specie) che è una vera e propria biofabbrica. Mettendo insieme queste strategie e realizzando modelli previsionali che aiutino i produttori ad aumentare la loro capacità di resilienza, si può certamente far ripartire il florovivaismo rendendolo sempre più competitivo, sostenibile e sicuro per i consumatori.

Aspettando Euroflora 2022 - Ultima modifica: 2021-11-02T12:12:43+01:00 da Alessandro Piscopiello

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