In un’epoca in cui le tecnologie digitali sono diventate componenti essenziali di molti processi economici e sociali, persistono settori che stentano più di altri ad abbracciare le novità hi-tech.
Tra questi quello agricolo, che, pur avendo assistito nell’ultimo decennio a un aumento del livello di digitalizzazione e innovazione, soprattutto nelle regioni del Sud, è ancora prevalentemente lontano da queste tecnologie.
Secondo l’ultimo censimento generale dell’agricoltura italiana, condotto dall’Istat nel 2020, in Italia solo il 16% delle aziende agricole utilizza strumenti digitali per la gestione di coltivazioni, allevamenti e contabilità, affidandosi a internet per la commercializzazione di prodotti o servizi o per la promozione. Resta notevole il divario regionale: le aziende agricole che effettuano investimenti per modernizzare le tecniche o la gestione agronomica sono circa il 22% nelle regioni del Nord, il 7% nelle Isole e il 5% al Sud.
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Digitalizzare il pomodoro siciliano
L’adozione di nuove tecnologie è quasi un passaggio obbligato per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni agricole. Inoltre, la transizione verso una filiera agroalimentare 4.0 – cioè basata sulla piena implementazione delle tecnologie digitali – potrebbe aumentare la competitività dell’intero comparto, a patto di effettuare un adeguato trasferimento di conoscenze tra agricoltori, ricercatori e tecnici.
Proprio in questo contesto è stato ideato e realizzato il progetto Tomatrack: un’iniziativa pluriennale volta a favorire la diffusione di tecnologie informatiche per la tracciabilità e la sostenibilità della filiera del pomodoro nel Ragusano. In particolare, Tomatrack si è posto tre obiettivi chiave:
- razionalizzare l’uso delle risorse attraverso l’ottimizzazione delle pratiche agronomiche e l’implementazione di un sistema di supporto alle decisioni per agricoltori e tecnici;
- adottare modalità di lavoro e soluzioni informatiche per garantire la tracciabilità completa delle produzioni di pomodoro locale, dal vivaio alla distribuzione;
- realizzare innovazioni di processo e di prodotto per il riutilizzo degli scarti della produzione agricola della filiera e di altre aziende agricole del comprensorio.
Il progetto, in corso da gennaio 2019 a ottobre 2024, coinvolge otto aziende agricole situate prevalentemente nel comune di Scicli (Rg), il grossista di sementi sciclitano Suntime, l’azienda umbra fornitrice di servizi digitali per l’agricoltura Agricolus e il gruppo di agroecologia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
È finanziato interamente dal Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Sicilia (misura 16.1, “Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del Pei in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura”).
Efficienza, sostenibilità e redditività
«Tomatrack è nato per rispondere alle esigenze degli agricoltori siciliani impegnati nella coltivazione del pomodoro da mensa, in particolare per quanto riguarda la difesa dagli organismi patogeni», ha dichiarato Federico Leoni, ricercatore della Scuola Sant’Anna che insieme ai colleghi Stefano Carlesi, Valentina Formica e Irene Balducci si occupa degli aspetti scientifici del progetto.
«Gli agricoltori con cui lavoriamo hanno bisogno di incrementare l’efficienza delle loro produzioni mantenendo un’elevata qualità del prodotto e utilizzando le risorse in modo sostenibile, senza rinunciare a margini di profitto adeguati. Quest’ultimo aspetto è fondamentale, vista la forte concorrenza internazionale caratterizzata da prezzi e costi di produzione molto bassi. L’adozione di tecnologie digitali innovative, congiuntamente all’implementazione di pratiche agroecologiche e di difesa integrata, può essere un tassello molto utile nel percorso da intraprendere per raggiungere questi obiettivi».
Serre digitalizzate e agroecologiche
La sperimentazione agronomica attuata nell’ambito di Tomatrack riguarda l’impiego in serra di una rete di sensori e stazioni meteo in grado di misurare umidità e temperatura di aria e suolo e di regolare di conseguenza l’apertura e chiusura delle finestre della serra, la schermatura dai raggi solari e l’impianto di irrigazione.
I dati raccolti vengono elaborati dai modelli previsionali di Agricolus e, nel caso in cui ci fossero le condizioni favorevoli allo sviluppo della peronospora o della Tuta absoluta, l’agricoltore viene informato e gli si suggerisce il prodotto fitosanitario più idoneo da utilizzare. Ciò permette di ottimizzare l’impiego di prodotti fitosanitari e trattare le colture solo quando strettamente necessario. Lo stesso avviene per quanto riguarda la fertilizzazione e l’irrigazione. In questo modo è possibile ridurre i costi di produzione e allo stesso tempo incrementare la sostenibilità dell’attività agricola.
La difesa del pomodoro in serra, però, non può limitarsi esclusivamente all’impiego di nuove tecnologie. Anche il controllo biologico è uno strumento prezioso per proteggere il raccolto in maniera agroecologica. A tal proposito, Tomatrack ha sperimentato una promettente consociazione fuori suolo tra pomodoro e zucca. Come ha raccontato Guglielmo Ficili, agricoltore partecipante al progetto: «Coltivando fuori suolo alcune piante di zucca nella mia serra di pomodoro riesco a garantire la sopravvivenza di Nesidiocoris tenuis, un insetto predatore che controlla efficacemente Tuta absoluta».
Tracciabilità ed economia circolare
Sfruttando la tecnologia blockchain, Tomatrack ha permesso di migliorare la tracciabilità del pomodoro ragusano favorendo l’identificazione del prodotto con il territorio e sostenendo le produzioni di qualità. Tramite questo strumento, infatti, il pomodoro viene tracciato dal vivaio alla tavola del consumatore. Su ogni lotto di pomodori è possibile applicare un’etichetta con Qr code che riporta svariate informazioni, tra cui il luogo di coltivazione, la data di raccolta, la provenienza vivaistica, la varietà colturale e i trattamenti applicati durante la coltivazione. Ciò favorisce anche l’adesione a regimi di qualità e la promozione dei prodotti locali.
«Lavorare a questo progetto è stato molto interessante e stimolante. Ci ha permesso di sviluppare nuovi prodotti, come il sistema di tracciabilità tramite Qr code», ha commentato Mauro Roscini, agronomo e data scientist di Agricolus. «Continueremo a sviluppare i nostri modelli predittivi estendendoli a nuove malattie e patogeni, per continuare a sostenere gli agricoltori nelle sfide che devono affrontare ogni giorno», ha aggiunto.
Oltre che della digitalizzazione, il progetto Tomatrack si è occupato di valorizzare i sottoprodotti e gli scarti della produzione del pomodoro, con l’obiettivo di integrare e diversificare il reddito degli imprenditori agricoli. È in corso uno studio per individuare impieghi virtuosi dei residui colturali del pomodoro. Si sta testando la produzione di pellet e l’estrazione dell’olio di semi di pomodoro per ottenere sostanze biologicamente attive, come il licopene, da impiegare in qualità di coloranti naturali e antiossidanti nella produzione di prodotti cosmetici per la cura della pelle.