La coltivazione dell’Anemone in Campania trova il suo ambiente “vocato” sul litorale, a confine tra la provincia napoletana e quella salernitana e, negli ultimi anni, si è diffusa anche nella Piana del Sele dove trova un pedoclima particolarmente favorevole. In Italia, altre regioni interessate a questa specie sono Toscana e Lazio. La coltivazione dell’Anemone, condotta principalmente sotto serra (90%) e solo in parte sotto rete bianca, attualmente rappresenta una delle specie più interessanti per le produzioni floricole invernali campane, con circa 1,5 milioni di steli prodotti su una superficie di circa 10 ettari.
La scelta varietale
Le varietà coltivate appartengono a due diverse tipologie di serie: a fiore piccolo e a fiore grande, entrambe destinate al mercato della “mazzetteria”. Negli ultimi anni quelle a fiore piccolo si sono sempre più ridotte lasciando spazio a quelle con fiore doppio, o meglio con un maggior numero di petali, tra cui troviamo sopratutto Mistral plus e Galilèe; la serie Meron serve a compensare l’assenza di alcuni colori non presenti nella serie Galilèe.
Tutte le serie hanno dimostrato di adattarsi bene negli ambienti floricoli regionali con produzioni quantitativamente discrete e fanno registrare, pertanto, un costante aumento d’interesse.
La tecnica di coltivazione delle diverse varietà non si differenzia significativamente. Pertanto, le indicazioni presenti nella seguente nota, possono ritenersi valide per tutte le cultivar.
Il ciclo
di coltivazione
In Campania la coltivazione è condotta sotto serre coperte con polietilene additivato che protegge le piante dalle gelate e consente di conseguire rese elevate e di buona “qualità”, riducendo gli attacchi di tripidi (responsabili della trasmissione di Tswv e Cmv).
Sulla serra, solitamente, si dispone l’impianto d’irrigazione antibrina mentre internamente si sistemano sia l’impianto d’irrigazione aereo sia quello basale (a goccia). Si procede alla preparazione del terreno (fresatura a 40 cm) a fine luglio alla quale segue l’intervento di sterilizzazione. Successivamente si effettua la concimazione di fondo apportando sostanza organica (anche sotto forma di pellettati alla dose di 2-3 q/1000 m²) e si procede alla sistemazione delle prode (18-20 cm di altezza e 50-60 cm di larghezza) che devono presentarsi livellate e con lieve pendenza, per evitare che i rizomi, posizionandosi eccessivamente prossimi alla superficie, possano risentire dell’intensa evaporazione superficiale del substrato.
Il trapianto, con rizomi di provenienza italiana e/o francese e con calibro variabile tra i 3 e i 7+, si effettua a partire dai primi di settembre e continua fino alla fine del mese. I rizomi sono posizionati a una profondità di pochi cm e distanziati, secondo le dimensioni, da 10 a 20 cm sulla fila e 25 tra le file, lasciando corridoio i circa 50 cm tra le prode. Negli ultimi anni si punta ad incrementare la densità di piantagione con investimenti di 20 piante/m² lordo.
Non sempre si pratica la pacciamatura che ha soprattutto lo scopo di contenere le temperature del terreno. Qualora si proceda a questa scelta tecnica si ricorre all’impiego di paglia o, più raramente, di plastica. L’inizio della produzione si verifica a novembre e procede fino ad aprile, con una produzione complessiva che varia tra i 15 e i 20 steli commercializzabili/pianta. La produzione può continuare nei mesi di aprile e maggio solo in ambienti ombreggiati e non eccessivamente caldi.
Irrigazione
e concimazione
Subito dopo l’impianto il substrato deve essere mantenuto costantemente fresco. Si interviene, pertanto, con l’impianto di irrigazione a pioggia (più raramente con i gocciolatori) circa due volte al giorno. Fino alla metà di settembre la richiesta di acqua è massima e gli apporti si aggirano intorno ai 40 m³/1.000 m², per poi ridursi fino a 10-15 m³/1.000 m² nel periodo invernale.
In presenza di substrati con reazione alcalina o sub-alcalina si procede alla somministrazione di correttivi (acidi inorganici o zolfo). Ad esempio si può somministrare acido nitrico o fosforico, nelle opportune dosi, in due interventi.
Dopo circa una settimana si verifica l’emergenza delle piantine e dopo pochi giorni da questa iniziano anche le fertirrigazioni (piantina con altezza di 5-6 cm). Inizialmente e fino alla fine di settembre si provvede a somministrare un concime azotato (ad esempio nitrato di calcio); nel mese di ottobre, in presenza di una luminosità ancora sufficiente, si passa ad un concime equilibrato (rapporto 1:1:1), poi quando comincia la raccolta si aumenta la quantità di potassio impiegando un complesso con rapporto 0,8:1:1,5. Le dosi somministrate sono di 5-6 kg/1.000 m² per ogni intervento con cadenza quindicinale. Inoltre, considerato che l’anemone presenta flussi di fioritura pressoché continui per un ampio intervallo di tempo, durante il ciclo si alternano le concimazioni di primo periodo (con più elevato apporto di azoto) con quelle di secondo periodo (con prevalenza di potassio). La specie, infine, è molto esigente in calcio; pertanto si somministra mensilmente ossido di calcio alla dose di 1-2 kg/ 1.000 m² e, secondo le necessità, si aggiunge del nitrato di magnesio in quantità pari a 2-3 kg/1.000 m².
Solo in presenza di evidenti sintomi di deficienze o sviluppo stentato si interviene con fitostimolanti fogliari a base di acidi umici e/o microelementi.
Va ricordato, poi, che l’anemone soffre gli eccessi nutrizionali ed è sensibile alla salinità. Pertanto, bisogna evitare somministrazioni abbondanti di fertilizzanti che si ripercuotono in particolare sullo stelo, provocandone la rottura.
La difesa
Durante il ciclo di coltivazione è importante effettuare accurati interventi di pulizia delle piante eliminando le foglie malate e/o secche.
I principali parassiti animali che si rinvengono sull’anemone in Campania sono il tripide (Frankliniella occidentalis), che provoca striature e punteggiature sul fiore e, come già riferito, è un vettore di trasmissione di virosi e gli afidi, nei mesi di settembre - ottobre e marzo-aprile; meno frequenti sono gli attacchi di larve di lepidotteri. La lotta al tripide si pratica con interventi cadenzati ogni dieci giorni mentre contro gli altri parassiti si interviene all’occorrenza.
Il bulbo arriva in azienda già trattato contro i funghi responsabili dei marciumi, tuttavia, già dopo 8 giorni dall’emergenza, si interviene contro il Pythium, impiegando prodotti a base di propamocarb, continuando i trattamenti a cadenza quindicinale. Anche contro la Rhizoctonia si pratica un intervento localizzato al momento del trapianto con tolclofos-methyl. È necessario, inoltre, intervenire contro la muffa grigia (Botrytis cinerea), in presenza di andamento climatico caldo umido; di solito si impiegano antibotritici a partire dall’inizio della fioritura e fino alla fine di dicembre, ogni dieci giorni. Altro patogeno temibile è la sclerotinia (Sclerotinia tuberosa) soprattutto subito dopo l’impianto e fin quando la pianta non è ancora ben sviluppata e “indurita” dai primi freddi invernali.
Anemone, fiore d’inverno per la “mazzetteria”
Costi contenuti, produttività e richiesta all’estero ne fanno una specie interessante per la produzione invernale