«Il drone? È utilissimo, ma servirebbe a poco senza un’adeguata organizzazione digitale dell’azienda. Non è tutto, è “solo” un ulteriore strumento a disposizione della completa digitalizzazione aziendale, poiché a monte c’è un complesso lavoro di studio digitale che mi permette di controllare in maniera minuziosa l’intera azienda, benché sia grande».
Per Matteo Di Carlo, imprenditore agricolo di 28 anni che destina l’azienda di famiglia, 500 ha in agro di Foggia e San Severo, nel Tavoliere dauno, alla coltivazione di asparago verde, cavolfiore e spinacio, «la digitalizzazione consente all’imprenditore agricolo innovativo di controllare un’azienda di grande superficie in maniera capillare esattamente come il piccolo agricoltore riesce a tenere sotto controllo la sua azienda di appena un ettaro. A tale fine non basta ovviamente il drone, questo è “soltanto” un altro dispositivo per definire e ottimizzare in maniera definitiva quanto già realizzato da altri strumenti. Ma, lo sottolineo, è un dispositivo importante, perché è ricco di immense potenzialità».
Le superfici
Il lavoro a monte consiste in primo luogo nello squadrare tutte le superfici coltivate in programmi Cad. Una volta squadrata e georeferenziata ogni singola particella in lotti di uno-due ettari, ciascuno dei quali viene designato con un codice, Di Carlo riesce ad appurare dovunque ci sia un problema su cui intervenire.
«Attraverso l’elaborazione dei dati con software gestionale riesco a garantire la massima precisione nella tracciabilità aziendale, a conoscere e a far sapere a terzi la storia completa di ogni lotto di produzione, cioè tutti gli interventi agronomici effettuati, come i trattamenti antiparassitari, le fertilizzazioni, i diserbi e così via e l’operatore che ha compiuto ciascuno di essi. Riesco quindi a conoscere e comunicare, in particolare, anche la storia sanitaria – che è fondamentale – di ogni lotto e del prodotto, asparago, cavolfiore o spinacio, ottenuto in esso».
Salubrità
La sfida di Di Carlo è proprio garantire la storia di ciò che produce, «perché viviamo in un tempo in cui è in fondo abbastanza facile, facendo ricorso alle opportune pratiche agronomiche, assicurare la qualità organolettica delle colture orticole, ma garantirne la salubrità attraverso la loro storia puntuale è molto più difficile e complesso. Poter dimostrare la storia di ogni lotto significa appunto garantire la sanità del prodotto, se questa ovviamente c’è. Per lavorare su tale progetto dispongo in azienda di appositi dispositivi digitali e di adeguati software gestionali: ad esempio sistemi di guida satellitare di precisione in RTK, sistemi di controllo delle attrezzature in tecnologia Isobus, drone e così via».
Monitoraggio
In un contesto produttivo completamente digitalizzato, tale lavoro viene completato dal drone, che Di Carlo gestisce, come tutti gli altri dispositivi digitali, direttamente e con l’ausilio di due agronomi aziendali.
«Il drone monitora dall’alto lo stato fisiologico delle colture. Riesco a valutare, tramite la diversa intensità di colore, lo stato di benessere della coltura. Una diversa colorazione all’interno di un lotto o fra un lotto e un altro vicino mi fa capire che una parte di un lotto o un lotto intero è in sofferenza, che ha bisogno di fertirrigazione o che è in atto un problema fitosanitario da indagare. In pratica dispongo di un “quaderno di campagna digitale”, con visione immediata per ogni lotto della sua storia agronomica, del tipo e del numero di trattamenti effettuati, delle macchine utilizzate per eseguirli, degli operatori che li hanno compiuti e così via».
Questo, sottolinea Di Carlo, era il problema delle grandi aziende, la difficoltà di controllare tutto all’istante. Poter controllare l’intera superficie è un vantaggio concorrenziale di alta portata.
«Se sto in azienda con un cliente, posso in tempo reale sapere e fargli vedere e illustrargli la storia di ogni lotto: ciò ovviamente mi dà un appeal che mi distingue positivamente rispetto a chi non riesce a garantire la stessa tracciabilità completa e immediata. In poche parole, mi assicura un livello di competitività che per altri è impensabile!».
Potenzialità inespresse
Di Carlo è entusiasta dei risultati ottenuti con l’applicazione del drone e sostiene convinto che questo strumento ha potenzialità ancora inespresse.
«L’applicazione del drone è, nella mia azienda come altrove, in una fase iniziale. Raccogliamo il dato, ma è difficile elaborarlo, per cui finora esso ci dà un leggero aiuto. Non riusciamo ancora a estrarre tutta la sua efficacia, ma stiamo compiendo passi in avanti. Secondo me in futuro il drone riuscirà a monitorare la singola pianta e a “leggerne” lo stato idrico, la situazione fitosanitaria e così via, ci permetterà di ricevere il dato non solo del lotto ma persino della singola pianta. Il drone può avere uno sviluppo esponenziale, a 360°, andrà a leggere le piante e le sue condizioni di stress idrico, parassitario, ecc., consentendoci di intervenire sulla singola pianta in maniera capillare e mirata».
Per Di Carlo il costo del drone è pienamente sostenibile, a fronte dei vantaggi che garantisce. «Il beneficio è maggiore del costo, perché oggi per un’azienda moderna la raccolta del dato è tutto, come dimostra l’evidente importanza dei social nel raccogliere informazioni e rilanciarle in tempo reale. Raccogliere dati e renderli disponibili per ridurre i costi e ottimizzare le produzioni, questo oggi è tutto».