Prima l’allerta dei vertici della polizia di stato a fine marzo, poi il 16 aprile l’allarme del procuratore capo di Firenze in un’intervista del tgr Rai Toscana. «Le mafie hanno molta liquidità a disposizione e possono prendere di mira gli imprenditori piegati dall’emergenza Coronavirus, infiltrandosi nei settori più colpiti dalla crisi».
Tra questi c’è senz’altro il florovivaismo, che stava ripartendo dopo un periodo caratterizzato da problemi di liquidità, soprattutto a seguito del fallimento di un’importante azienda del Distretto vivaistico ornamentale pistoiese.
Pertanto, accompagnato dai suggerimenti delle forze dell’ordine, il presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi) Luca Magazzini ha deciso di inviare un avviso alle aziende socie in cui raccomanda di «Prestare molta attenzione nei confronti di soggetti non conosciuti ed estranei al mondo produttivo vivaistico che si offrano per trovare soluzioni alla mancanza di liquidità o ad altre problematiche aziendali attraverso canali alternativi ai normali circuiti istituzionali e bancari».
«Le scorciatoie poco chiare – ha sottolineato Magazzini – sono quasi sempre sinonimo di illegalità o di zone grigie foriere di problemi ancora più gravi di quelli che si vorrebbero risolvere».
Il presidente ha colto l’occasione per ricordare ai soci vivaisti che Avi «Si sta impegnando in un serrato e costruttivo dialogo con i vari livelli di governo, per rendere il meno dolorosa e più veloce possibile questa crisi». Una crisi che ha investito come uno tsunami il settore vivaistico, proprio nel momento in cui sembrava aver imboccato con più decisione la via del rilancio, sia a livello internazionale che nazionale.