Il pomodoro è l’ortaggio più importante in tutto il mondo. Le sue elevate qualità organolettiche e nutrizionali lo rendono il più consumato a quasi tutte le latitudini del mondo. Originario del Sud America, ha trovato nel bacino del Mediterraneo – e in particolare in Italia – le condizioni ideali per la sua coltivazione.
La continua ricerca dell’innovazione della filiera e le richieste di consumatori sempre più esigenti hanno determinato in Italia in questi ultimi anni una diversificazione della produzione e dell’offerta che non ha riscontro con il passato e con altre realtà.
Pomodoro da mensa, sì ma quale?
Il termine pomodoro da mensa ormai racchiude un universo che va dalle varietà a grappolo ai pomodori lisci o costoluti a raccolta del frutto singolo, dai ciliegini, datterini, mini e midi-plum agli allungati, da tipologie o varietà tradizionali recuperate e migliorate (es. cuore di bue, marmande) a nuove tipologie con frutti dalle particolari colorazioni, dalla presenza o meno di spalla verde, da un diverso contenuto in carotenoidi e, in alcuni casi, antociani.
Il pomodoro non conosce crisi
La situazione di crisi attuale ha avuto un notevole impatto sulle abitudini di acquisto dei consumatori. Ma il pomodoro – se si esclude il segmento di mercato destinato principalmente alla ristorazione, ad esempio le tipologie di nicchia come i colorati – ne sta uscendo tutto sommato rafforzato. I prezzi sono decisamente interessanti su tutto l’assortimento e le tipologie.
L'unione della filiera
Da qui bisogna ripartire per irrobustire un comparto strategico del settore agroalimentare italiano e dare nuove opportunità ai produttori. Ognuno deve fare la sua parte, ma nella logica di un gioco di squadra.
La ricerca e il miglioramento genetico devono mettere a disposizione dei produttori varietà sempre più resistenti alle avversità (inclusa l’ultima arrivata, il Tomato brown rugose fruit virus - ToBRFV), con ottima adattabilità alle condizioni di serra in tutti i periodi dell’anno e in grado di fornire elevate produzioni sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo (aspetto, °Brix, sapore e aroma, shelf life, resistenza alla manipolazione e adattabilità al confezionamento).
I produttori devono indirizzare i sistemi colturali sempre più verso la sostenibilità, non solo economica ma anche ambientale, sociale ed etica. Devono essere attenti ai bisogni della gdo e dei suoi consumatori e l’export non deve restare più un settore marginale.
Per ultimo, ma non per importanza: il mercato e la gdo. Questi devono riconoscere la professionalità dei produttori ripagando in modo adeguato la loro attività, che è imprenditoriale e non di volontariato. Non bisognerà più scendere al di sotto della soglia remunerativa, come troppo spesso si è verificato anche in tempi non lontani.