L’irrigazione a goccia con l’ausilio di manichette stese sulla superficie del suolo o parzialmente interrate ha, negli ultimi decenni, rivoluzionato le tecniche di coltivazione di molte orticole, in serra e in pieno campo. E ha stimolato lo sviluppo di accessori e attrezzature specifiche per gestire questo nuovo sistema.
I vantaggi forniti da questa tecnica irrigua sono ben conosciuti. Consentono innanzitutto di valorizzare l’acqua disponibile, di concentrarla in prossimità delle piante coltivate, contribuendo a ridurre la proliferazione di infestanti e di permettere di effettuare la concimazione liquida attraverso la tecnica della fertirrigazione.
Fra gli svantaggi non possiamo non citare l’incremento nell’uso di materiali plastici (polietileni) e la gestione della manichetta che richiedono specifiche attività per la posa, il controllo, la riparazione e la raccolta a fine coltura.
Riguardo al primo aspetto va evidenziato che è un materiale riciclabile, ma per poter essere riciclato deve innanzitutto essere raccolto in modo ordinato.
Una casa produttrice di manichette e sistemi di irrigazione, la Irritec di Messina, ha promosso un sistema di raccolta delle manichette usate con un premio in forma di sconto sull’acquisto del nuovo. Può sembrare poco, ma è un buon punto di partenza per sensibilizzare la raccolta e il riciclaggio di questo e degli altri prodotti in polietilene di cui l’azienda agricola fa grande uso.
Come cambia la tecnica colturale
L’implementazione del sistema di irrigazione a manichetta sulle colture a ciclo breve condiziona molte delle operazioni di campo. È quindi necessario aggiornare buona parte del cantiere di coltivazione dotando le macchine già esistenti degli opportuni accessori, o sostituendole quando non adeguabili alle nuove esigenze imposte dalla manichetta.
Infine, va seriamente presa in considerazione l’opportunità di acquisire nuove attrezzature per facilitare la gestione della manichetta stessa nelle fasi di stesura (per realizzarla indipendentemente dalla deposizione di seme o piantina) e di raccolta a fine ciclo.
Quest’ultima operazione, se svolta in assenza di un’attrezzatura agevolatrice può risultare decisamente laboriosa.
Diventa opportuno modificare anche la strategia di coltivazione delle orticole introducendo, ad esempio, la pacciamatura con film, o la coltivazione a file binate, o la disposizione stessa delle colture di pieno campo all’interno dell’azienda orticola o tutte le tre cose insieme.
Infatti, la pacciamatura con film può diventare una soluzione obbligata quando si affida la gestione delle infestanti a sistemi meccanici, dato che la manichetta può costituire un ostacolo, impedendo la corretta esecuzione dell’intervento, come nel caso degli strigliatori.
Il film di pacciamatura risolve a monte questo problema, impedendo di fatto lo sviluppo di tutte le infestanti. Inoltre, riduce ulteriormente lo spreco d’acqua, quasi azzerandone la perdita per evaporazione e, adottando film di colori diversi dal classico nero, può favorire la maturazione della bacca, favorire o sfavorire il volo di alcuni insetti, contribuire a formare un microclima più idoneo in funzione dell’epoca di trapianto, ecc.
Con i film biodegradabili è possibile evitare la raccolta del film stesso, dato che può essere semplicemente incorporato nel suolo, dopo però aver tolto la manichetta.
La semina o il trapianto a file binate consentono invece di ridurre il numero di linee stese sul campo, disponendo un’unica manichetta al servizio di due file.
Infine, soprattutto quando si sfrutta la microirrigazione per la fertilizzazione della coltura, è strategico creare all’interno della azienda delle aree omogenee almeno per quanto concerne la tessitura del suolo e la sua capacità, quindi, di ritenere l’acqua.
Il sistema di microirrigazione opera omogeneamente all’interno di un settore, pertanto sarebbe opportuno che al suo interno non convivessero aree con fabbisogni idrici troppo diversi. Tale strategia va però attuata evitando di creare linee di adacquamento di lunghezza irregolare.
Attrezzature per la gestione
A seconda della strategia adottata può diventare necessario acquisire una seminatrice o una trapiantatrice che operi su film di pacciamatura eventualmente in grado di realizzare la deposizione in file binate.
La fila binata garantisce performance migliori quando la deposizione avviene secondo il metodo del quinconce, in modo da evitare l’allineamento fra le piante e quindi far si che ciascuna pianta disponga di uno spazio aereo e radicale di uguale dimensioni lungo tutte le direzioni (o quantomeno vi si avvicini).
Ovviamente, alla stesura del film deve anche essere depositata la manichetta. In questo caso la deposizione può essere superficiale, cioè sopra al suolo, senza interramenti e equidistante fra le due file (nel caso di file ravvicinate) o alla fila da irrigare nel caso di file ampiamente spaziate.
Semplificando, possiamo individuare due sistemi di gestione della pacciamatura. Il primo prevede la stesura del film e la successiva deposizione del seme o della piantina mediante un becco o una tazza perforante.
Talvolta, su questa tipologia di seminatrice, prima della stesura del film l’elemento di semina traccia un solco continuo che agevola la semina riducendo le possibilità che l’utensile perforante entri in contatto col terreno.
Nella versione meccanica di questa tipologia la distanza di semina o trapianto dipende dal numero di tazze, dal diametro del disco sulla quale sono montate e dalla velocità di rotazione che dev’essere sostanzialmente pari a quella di avanzamento per evitare di strappare il telo.
Nella versione controllata da plc è possibile, entro limiti definiti, variare la velocità di avanzamento senza alterare la distanza di semina e senza modificare il numero di utensili che effettuano la deposizione.
La seconda tipologia prevede invece che il foro sul telo e la deposizione del seme diventino due operazioni distinte.
Nella seminatrice la deposizione del seme avviene in modo sostanzialmente convenzionale, ma registrando l’istante in cui esce dal tubo adduttore in modo da consentire al computer di bordo di calcolare quando azionare l’utensile taglia film.
Dopo la semina viene steso il film e quindi la macchina provvede a tagliarlo in corrispondenza del seme deposto.
Nel trapianto (in questo caso riservato al cubetto) la situazione, per ovvie ragioni, è rovesciata: prima è steso il film, quindi effettuato il foro e un solco continuo e infine deposta la piantina nel punto dove il telo è stato forato. Queste seminatrici e queste trapiantatrici sono ovviamente controllate da un plc e utilizzano attuatori elettrici o anche pneumatici.
Senza pacciamatura
In assenza di pacciamatura è possibile inserire l’accessorio per distribuire la manichetta direttamente sulla seminatrice o trapiantatrice. Tuttavia, per i seminativi e talvolta anche per le orticole seminate a file ben spaziate fra loro, la manichetta è depositata separatamente dalla semina, una volta che la coltura si è affrancata. In questo caso sono disponibili attrezzi semplici ma opportunamente strutturati in modo da realizzare un saltuario e leggero interramento della manichetta. Questo allo scopo di evitare che il vento la possa sollevare.
Nel caso si proceda alla raccolta meccanica della coltura è bene verificare che questa non venga intralciata dalla presenza della manichetta. Nel caso è bene provvedere alla sua preventiva raccolta.
L’operazione di raccolta della manichetta dal campo può avvenire per mezzo di macchine agevolatrici; queste operano in modo molto efficace e simultaneamente su più file. Infatti, una volta agganciate le porzioni terminali della manichetta all’apposito dispositivo presente sul tamburo, si avvia l’avvolgimento.
Durante la raccolta la macchina avanza per evitare, soprattutto con le manichette rimaste sul suolo per diversi mesi, che la pressione esercitata dalla trazione le spezzi.
Al completo riempimento, il tamburo si apre lasciando a terra un rotolo ordinato, compatto e facile da movimentare in un secondo momento e accatastare in modo opportuno.