L’impatto positivo

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Da sinistra, Simone Cofini, Valerio Ciotola, Thomas Marino, Lorenzo Garreffa.
L’acquaponica è un sistema a ricircolo: l’acqua in cui vengono allevati i pesci, irriga direttamente le radici dei vegetali contenuti all’interno di strutture verticali, interamente fuori suolo, e ritorna nella vasca di allevamento.

I pesci nell’orto funzionano. A dirlo è Thomas Marino uno dei quattro fondatori insieme a Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa, tutti classe 1992, dell’azienda agricola The Circle sita alle porte di Roma (Monte Porzio Catone). «Realizzare una filiera agricola sostenibile e competitiva capace di produrre cibo ed energia, senza alcun impatto sull’ambiente, questo è stato l’obiettivo primo che ha dato il via al nostro progetto: The Circle, che oggi è il primo impianto acquaponico commerciale d’Italia».
I quattro ragazzi, amici, con competenze scientifiche in biotecnologie industriali con applicazioni su microalghe e organismi vegetali, dopo tre anni di sperimentazione con il primo impianto prova e studi di mercato, hanno deciso di fare il salto: un investimento di 100mila euro con il quale hanno costruito un impianto di 1000 m² e battezzato così, 2017, la nascita ufficiale dell’azienda agricola, che si estende complessivamente su un terreno di 2 ettari. «Volevamo creare – racconta Thomas – un’azienda che utilizzasse una forte parte tecnologica per andare a sviluppare un modello di produzione innovativo che potesse essere alternativo a quello tradizionale ma comunque competitivo. È stata una scommessa vinta, dopo poco più di un anno e mezzo di attività i risultati sono più che positivi, siamo quasi riusciti ad ammortizzare anche l’investimento iniziale e stiamo continuando ad investire per ampliare la nostra capacità produttiva».

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Vasca con pesci.

Il motto dell’azienda è da impatto 0 a impatto positivo. Come spiega Thomas, The Circle ha superato il concetto di biologico e di impatto 0, producendo ad impatto positivo: «Coltiviamo le migliori varietà vegetali non solo senza generare alcun tipo di scarto, ma riusciamo a valorizzare ogni rifiuto reintroducendolo nel nostro ciclo produttivo». Le produzioni di ortaggi, erbe aromatiche comuni e rare, e microgreen, con proprietà gustative elevate, sono ad oggi destinate alla ristorazione di alto livello specialmente quella del territorio laziale.
Matrimonio fra idroponica e acquacoltura
Ma come funziona questo circolo? L’acquaponica è una tecnica che unisce la produzione di cibo attraverso l’idroponica all’allevamento di pesci dell’acquacoltura, quindi si accoppia l’allevamento di pesci e la produzione di ortaggi. «Tutto parte dai pesci. I nostri pesci, carpe ornamentali giapponesi di acqua dolce – specifica Thomas –, vivono all’interno delle vasche e mangiando e respirando producono prodotti di scarto e dunque ammoniaca, sostanza che sarebbe dannosa per le piante. Ma, grazie a dei filtri biologici inseriti all’interno dell’impianto si creano le condizioni che permettono a dei batteri buoni di vivere e di trasformare l’acqua, che continuamente viene risucchiata dalle vasche dei pesci, da sporca ad acqua pulita. Quindi, attraverso l’azione batterica svolta all’interno dei letti di crescita, l’ammonica dei pesci si trasforma in nitriti e nitrati, che sono la base di azoto che va a fare da concime alle piante. L’acqua, a questo punto, arricchita di nitriti e nitrati, può essere inviata ai sistemi di coltivazione che sono tutti fuori suolo in verticale. Un controllato impianto di irrigazione permette poi di far assorbire alle piante l’acqua di cui necessitano e di far tornare alle vasche principali l’acqua che non è stata utilizzata dalle piante, creando così un ciclo virtuoso e sostenibile». Questo sistema innovativo permette, infatti, un risparmio idrico di oltre il 90% di acqua per kg di prodotto rispetto all’agricoltura tradizionale. Inoltre, la tecnica dell’acquaponica consente di coltivare senza l’utilizzo di concimi chimici, perché tutta la base di concime viene dallo scarto organico del pesce.
«Per la riuscita di questo processo – afferma Thomas – abbiamo sviluppato in casa tutta la sensoristica che ci consente di tenere costantemente sotto controllo umidità, temperatura, il circolo dell’acqua all’interno del sistema, monitorando tutto anche da remoto».

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Per il futuro a The Circle si sta pensando alla coltivazione di canapa fuori suolo.

Tra i prossimi progetti Thomas spiega che stanno lavorando per eliminare gli unici due output esterni al sistema The Circle: corrente elettrica e mangime dei pesci. «Per quanto riguarda l’elettricità, stiamo avviando i lavori per realizzare l’impianto fotovoltaico che andrà a coprire tutto il fabbisogno energetico dell’impianto, per renderlo così totalmente autonomo. Per quanto concerne il mangime, ad oggi, diamo da mangiare noi ai pesci con concimi organici a base di microalghe, stiamo lavorando per riuscire a sviluppare un sistema di autoproduzione di microalghe. A quel punto il ciclo sarà davvero chiuso».
Si guarda alla canapa
Parlando di futuro The Circle ha l’obiettivo di incrementare l’espansione produttiva aziendale, prima su tutto il territorio nazionale e poi anche all’estero. Intanto i ragazzi hanno avviato da circa un anno una nuova sperimentazione, la coltivazione di canapa «La tecnologia che abbiamo si presta per questo tipo di produzione. La canapa ha avuto una crescita di richieste molto importante nell’ultimo periodo e questo ci ha spinti a voler testare una parte di produzione di canapa all’interno del sistema acquaponico. I risultati sono abbastanza buoni, riusciamo a garantire un raccolto regolare e di estrema qualità. Saremo gli unici nel primo anno di attività a produrre canapa indoor, di qualità superiore e acquaponica e questo rappresenta un enorme vantaggio su tutti i nostri concorrenti».

I VANTAGGI DEL MODELLO THE CIRCLE

135 litri d’acqua risparmiati per kg di prodotto.
33.000 kg di CO2 non immessa in atmosfera ogni anno.
Produzione per ettaro: doppia rispetto alla norma: 70 chili/mese di quarta gamma, 1000 chili ogni tre mesi di pomodori 40 chili/mese di erbe aromatiche.
Immissioni inquinanti: 0%.
Abbattimento dell’utilizzo di diserbanti, fertilizzanti di sintesi e antiparassitari.
Maggiore resa e maggiore velocità di crescita delle piante coltivate.n

L’impatto positivo - Ultima modifica: 2019-04-29T11:07:34+02:00 da Lucia Berti

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