La crisi fa svuotare frigoriferi e dispense: tra il 2007 e il 2012 la spesa alimentare è diminuita di 20 miliardi (-10%). Nel solo 2012 i consumi alimentari sono risultati in flessione del 3% per un valore di 6,8 miliardi di euro, "pari a 10 volte il mercato di computer, smartphone e tablet, 10 volte gli incassi dell’industria cinematografica, 2 volte il business del calcio, il doppio di quello del libro". Lo rileva Federalimentare presentando il bilancio 2012 e le prospettive 2013 dell'industria alimentare.
Una ricerca svolta con Format research evidenzia in tre concreti segnali di preoccupazione sul fronte della competititività del settore: calano dal 58 al 45% le imprese che effettueranno investimenti nel prossimo biennio, l’occupazione è in discesa con -6,6% nel 2012 e 5.000 posti di lavoro in meno negli ultimi due anni e l’accesso al credito si fa sempre più difficile, tanto che nel 2012 un terzo delle imprese ha ricevuto risposte negative dalle banche (richieste non accolte o accordate in misura ridotta). "Questi dati – osserva il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua Magliani – sono il riflesso di una spirale involutiva del Paese che ci fa guardare al futuro con preoccupazione". Perciò l’associazione confindustriale chiede al nuovo governo di "ridurre in particolare la pressione fiscale fermando ogni tassazione impropria, come food tax o accise, contrastare l’aumento dell’aliquota del 21% previsto a luglio di quest’anno e ridurre l’incidenza fiscale dei costi di trasporto e dell’energia". Il valore aggiunto espresso dal settore alimentare – prosegue Federalimentare – e’ sceso di 4 punti dal 2007 ad oggi: in sintesi, gli italiani comprano meno e scelgono prodotti più economici. Nonostante tutto – conclude Federalimentare – l’industria alimentare mantiene un ruolo calmieratore sull’inflazione. Secondo elaborazioni del Centro Studi di Federalimentare i prodotti dell’industria alimentare hanno registrato nel gennaio scorso un +2% sul pari mese 2012, confermandosi sotto il tasso di inflazione (+2,2%).