Difesa integrata vincente contro la tuta al Nord

difesa
Larva di tuta absoluta
È un problema sempre più grave per il pomodoro sia su cicli lunghi che brevi. Il ruolo di un’attenta profilassi

La Tuta absoluta da alcuni anni rappresenta il fitofago chiave del pomodoro in coltura protetta in grado di produrre danni ingenti: le larve si sviluppano a carico sia delle foglie che dei frutti.
Questo Lepidottero (Lepidoptera, Gelechiidae) piccola farfallina originaria del Sud america e, recentemente introdotto anche in Europa, dopo un paio di anni di relativa tranquillità (2014 e 2015) in cui sembrava che il problema avesse trovato adeguate contromisure, è tornata prepotentemente alla ribalta nelle ultime due annate.
Da più aree di produzione del pomodoro da mensa si segnalano recrudescenze degli attacchi, con casi limite in cui la coltura è stata interrotta a causa degli ingenti danni procurati dal fitofago alle piante, che così non sono più state in grado di svolgere un normale ciclo produttivo.

Su tutto il territorio nazionale
Tutto il territorio nazionale è interessato da questa nuova emergenza.
Con particolare riferimento agli areali settentrionali si può affermare senza tema di smentita che la gravità della situazione è dovuta anche ai gravi limiti mostrati dalle strategie di difesa basate esclusivamente sull’impiego degli agrofarmaci.
Le aziende che hanno scelto questa via si sono trovate in gravi difficoltà e di fronte alla necessità di effettuare ripetuti interventi senza riuscire ad abbassare la popolazione del fitofago a livelli accettabili e compatibili con il normale svolgimento del ciclo colturale.
Da giugno la presenza del fitofago si fa più intensa e da qui cominciano i problemi per i produttori.
La situazione
L’impiego esclusivo dei tradizionali mezzi di difesa non riesce più a sortire risultati accettabili.
Diventa quindi necessario operare in modo diverso e più efficiente: in Veneto l’applicazione di razionali ed oculate strategie di difesa integrata ha permesso di ottenere risultati positivi nel corso del 2017.
L’impiego della confusione sessuale e del lancio di insetti utili si sta rivelando strategico per garantire un buon controllo del fitofago, senza o con una forte riduzione dei residui indesiderati e con un sostanziale miglioramento per le condizioni di lavoro in serra.
Va considerato che, nel nord Italia, un ciclo di media durata si sviluppa tra marzo e settembre/ottobre (5/6 mesi) mentre un ciclo lungo, tipico delle produzioni fuori suolo, si snoda tra gennaio e novembre.
Questo significa che controllare un’infestazione con trattamenti cadenzati a 7-10 giorni porta ad effettuare un elevato numero di trattamenti con l’aggravante di non risolvere il problema; anzi in alcuni casi il ciclo colturale è stato interrotto ed in ogni caso si sono registrate gravi perdite di produzione.
Cala la capacità fotosintetica
Le piante colpite perdono superficie fogliare utile e la loro capacità fotosintetica si riduce.
Le uniche realtà che sono riuscite a salvaguardare le piante dagli attacchi di Tuta absoluta, e con esse la produzione, sono le aziende che hanno impostato la difesa sull’impiego della confusione sessuale e sui lanci degli organismi utili (miridi predatori).
In questi casi le piante sono rimaste efficienti e la produzione non ha subito riduzioni ed anche i cicli lunghi della coltivazione fuori suolo si stanno avviando alla conclusione in maniera soddisfacente.
Confusione sessuale
L’applicazione della confusione sessuale deve avvenire qualche giorno prima del trapianto, fissando, in modo lasco, il diffusore ai fili di sostegno della coltura ad un dosaggio di 800-1000 diffusori/ha (80-100 diffusori/1000 m².
Occorre avere l’accortezza di rinforzare la distribuzione dei diffusori in prossimità dei bordi.
Inizia così il rilascio del feromone che andrà ad interferire con il normale svolgimento delle comunicazioni all’interno della popolazione di tuta. Il risultato sarà di ridurne il potenziale riproduttivo e lo sviluppo.
In questo modo la popolazione si mantiene a bassi livelli compatibili con la normale e corretta esecuzione del ciclo colturale e il raggiungimento degli obiettivi produttivi previsti.
In base all’epoca di trapianto (invernale o estiva) ed alla durata del ciclo colturale (ad esempio ciclo lungo nelle serre a coltura fuori suolo del Nord Italia) occorre programmare una o due applicazioni, infatti la durata del rilascio feromonico varia da 150 a 180 giorni in riferimento alle diverse temperature.
Questa tecnica si adatta al meglio a serre con aperture sul colmo e laterali alte almeno un metro da terra.
Non va utilizzata su serre con apertura laterale che arriva fino al terreno.
In ogni caso, per la sua applicazione, conviene avvalersi della consulenza di un tecnico esperto.
I miridi
L’impiego su pomodoro dei miridi su pomodoro da mensa nasce per controllare le infestazioni di aleurodidi, ma poi con l’avvento della T. absoluta si è ancor più diffuso il loro impiego per la capacità dimostrata di alimentarsi su uova e larve di questo fitofago.
Le condizioni migliori per sfruttare a pieno le qualità dei miridi predatori si realizzano quando è possibile programmare una precoce introduzione (perfino in assenza delle mosche bianche) attraverso lanci inoculativi ripetuti.
L’obiettivo del lancio è di favorire l’insediamento di una popolazione che si sviluppi sulla coltura utilizzando anche altre fonti di cibo quali: acari, afidi, larve di agromizidi, uova di lepidotteri.
Attualmente i principali miridi predatori utilizzati in piani di fesa integrata sono Macrolophus pigmaeus e Nesidiocoris tenuis.
Entrambi i miridi mostrano una notevole capacità di predare le uova e le giovani larve di T. absoluta, risultando tra i principali fattori di controllo su cui si basa la strategia di difesa da questo Lepidottero.
M. pigmaeus deve essere introdotto precocemente anche se la presenza della preda è minima, per questa ragione sono consigliate introduzioni ripetute a piccole quantità fin dall’inizio del ciclo colturale; le quantità totali utilizzate variano da 2 a 2,5 individui/m².
Nesidiocoris tenuis è un predatore molto comune nelle aree e nelle stagioni più calde tipiche del Mediterraneo. L’adulto misura 4 mm ed è di colore verde chiaro. L’intero ciclo è molto rapido: a 26 °C si completa in 21 giorni. Questo miride presenta però un comportamento fitofago da non trascurare sia giovani che adulti possono alimentarsi della linfa della pianta determinando anellature brune su steli e piccioli, cascola fiorale e decolorazioni e deformazioni dei frutti. Questa azione dannosa diventa importante solo in presenza di popolazioni abbondanti e contemporanea assenza di prede. In ogni caso la sua introduzione deve sempre essere valutata attentamente con l’ausilio di un tecnico competente.
In particolare va considerato con attenzione il ruolo del miride N. tenuis di cui sono ben note anche le abitudini come fitofago.
Rapidità di insediamento
Questo predatore però è caratterizzato da una maggiore rapidità di insediamento sulla coltura rispetto a M. pigmaeus e in quest’ottica va considerato il suo impiego soprattutto su cicli brevi e di media durata; per poter agire più rapidamente sulla presenza di T. absoluta. Mentre potrà fare più affidamento su M. pigmaeus soprattutto nei cicli medio/lunghi.
In ogni caso occorre sempre affidarsi ad un tecnico esperto in grado di prendere le decisioni giuste al momento opportuno per gestire a meglio le dinamiche delle popolazioni dei miridi.
Il 2017
Nel corso del 2017 sui cicli lunghi in fuori suolo, che si sviluppano tra gennaio e novembre, si è dimostrata vincente la strategia di difesa integrata che ha visto a fianco dell’impiego di mezzi biologici come la confusione, il lancio di insetti antagonisti e trattamenti con fitofarmaci a base di Bacillus thuringiensis la possibilità di intervenire con trattamenti con agrofarmaci specifici, per risolvere condizioni particolari come focolai o picchi di presenza.

La profilassi
Sui cicli brevi o medi che si sviluppano tra marzo e ottobre, con coltura a terra, ha giocato un ruolo di primo piano un’attenta profilassi basata su due elementi fondamentali:
1 - l’allontanamento dei residui colturali dei cicli precedenti su cui possono rimanere forme vitali del fitofago;
2 - l’impiego di reti antinsetto (al 30% di ombreggiamento ovvero le stesse utilizzate storicamente per impedire l’uscita dalla serra dei bombi impollinatori).
Questi fattori consentono ai produttori di ottenere due risultati:
- ridurre il potenziale inoculo del fitofago che permane sui residui colturali;
- ridurre fisicamente la possibilità che il fitofago entri in serra.
A seguire poi è possibile e doveroso anche in questi cicli applicare le stesse tecniche biologiche come la confusione ed il lancio degli insetti. Riguardo a questi ultimi va sottolineato che su cicli brevi, dove è necessario agire con maggiore rapidità, il predatore Nesidiocoris tenuis ha offerto risultati migliori proprio grazie alla sua rapidità d’azione. Anche in queste condizioni colturali sono sempre possibili interventi con agrofarmaci per risolvere condizioni particolari.
La premessa fondamentale dunque per avviarsi ad una migliore gestione della presenza di Tuta absoluta è di effettuare un’accuratissima pulizia interna ed esterna delle serre.
Occorre allontanare con molta precisione ogni residuo colturale ed eliminare ogni pianta spontanea che possa diventare vettore del fitofago; ad esempio il Solanum nigrum.
Questo lavoro di pulizia dovrà in ogni caso continuare anche durante lo svolgimento del ciclo colturale così da limitare al massimo le possibilità di ingresso dall’esterno del fitofago sempre accompagnato da un’accurata distruzione dei residui colturali derivanti dalla normale gestione della coltura come le sfemminellature e le sfogliature: da un lato si impedisce l’ingresso dall’esterno e dall’altro si allontana dalla serra il pericolo.
Sempre gli stessi obiettivi si prefigge anche l’impiego di reti antinsetto nelle strutture che richiedono aperture per la regolazione delle condizioni ambientali interne alla serre.

Gestione accurata
Occorre quindi attuare un’attenta opera di gestione delle strutture e del contorno delle serre.
La strategia di difesa applicata poi si deve basare sull’impiego del metodo della confusione sessuale e sul lancio degli insetti utili potendo contare anche su un’importante sinergia legata all’impiego contemporaneo.
I due metodi di difesa hanno mostrato la loro qualità ed efficacia per cui sono assolutamente da preferire, avendo cura di programmare per tempo la loro applicazione per non lasciare finestre aperte per il fitofago.
Occorre difendere la coltura fin dal trapianto con la collocazione dei diffusori dei feromoni e con i primi lanci dei miridi. In questo modo la sinergia tra i due metodi produrrà due risultati importanti:
1 - la confusione sessuale impedirà l’accoppiamento degli adulti con la conseguente mancata deposizione di uova;
2 - i miridi agiranno sulle uova riducendone il numero in grado di schiudere;
Questi due fattori combinati otterranno un importante risultato sinergico: ridotta o nulla presenza di larve in attività sulla coltura.
A completamento della strategia è sempre bene considerare che sono sempre possibili interventi di soccorso sia con mezzi bio (azadiractina o Bacillus thuringiensis var. kurstaki) o con agrofarmaci.

Difesa integrata vincente contro la tuta al Nord - Ultima modifica: 2017-10-03T10:17:39+02:00 da Lucia Berti

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