La coltivazione della fragola in Italia riguarda principalmente 4 regioni: Basilicata e Campania al sud e Veneto ed Emilia Romagna al nord.
Dopo alcuni anni di flessione si è assistito ad un ritorno della coltura sui livelli del 2008 con una copertura di 3740 ettari nel 2016 (+4% rispetto al 2015 secondo i dati del CSO - Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara). In particolare è il sud a giocare un ruolo di primo piano con Basilicata e Campania che insieme raggiungono il 45% di superfici coltivate a Fragola, grazie soprattutto al +20% della Basilicata (850 ha e primato nazionale - fonte CSO), dove continua l’esplosione della coltivazione della Candonga. Dopo la Campania con 800 ha vengono le regioni del nord Veneto ed Emilia Romagna seguite da Piemonte e Trentino Alto Adige. Tra le varietà si possono notare notevoli differenze con Candonga e Sabrina regine incontrastate degli areali meridionali, mentre nell’Italia settentrionale si nota una maggiore variabilità da regione a regione (Eva, Garda e Antea in Veneto, Alba, Brilla e Roxana in Emilia Romagna senza dimenticare Asia, Portola e Clery coltivate in Piemonte.
Questo incremento è in linea con una tendenza positiva sui consumi.
Un prodotto delicato
La fragola è coltivata in pieno campo ed in coltura protetta con una maggiore superficie per quest’ultima tecnica.
La fragola è per definizione un prodotto delicato, che deve considerare e rispettare l’idea che ne ha il consumatore: quella di un frutto molto naturale, da mangiare intatto come appena colto per apprezzarne al meglio le qualità di sapore ed organolettiche.
Questa responsabilità ha da sempre richiamato produttori e tecnici ad un costante impegno per ottenere un prodotto non solo bello, ma anche salubre; risalgono agli anni 80 si sono effettuati i primi lavori per introdurre tecniche di difesa biologica nello schema di difesa fitosanitaria delle fragole coltivate in serra in Emilia Romagna.
In seguito ai numerosi problemi emersi, dal rispetto dei tempi di rientro dopo gli interventi con agrofarmaci a tutta la problematica legata ai residui, l’impiego di tecniche di difesa biologica ha subito una prepotente spinta in avanti.
In particolare il controllo delle infestazioni di fitofagi con l’ausilio di organismi utili si è diffuso su larga scala in tutti gli areali di coltivazione italiani.
I principali fitofagi della fragola si possono ricondurre a tre categorie:
1 - gli afidi Macrosiphum fragariae, Chaetosiphon spp e Aphys gossipii;
2 - gli acari con particolare riferimento al ragnetto rosso Tetranychus urticae;
3 - i tripidi con la specificità della Frankliniella occidentalis.
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