La coltivazione della Dipladenia, specie originaria del zone tropicali dell’America del sud, è in costante aumento ed ha sostituito, in parte, altre specie fiorite, soprattutto l’Impatiens Nuova Guinea e il Geranio.
I motivi di questa affermazione risiedono soprattutto nell’ottima resistenza alle alte temperature. Inoltre, la pianta presenta un eccellente valore estetico e il fiore ha una lunga durata (fino a 30 giorni). I vantaggi della rusticità di questa specie valgono sia per i rivenditori sia per il consumatore finale; quest’ultimo, spesso, è poco preparato e attento a curare le specie con maggiori esigenze come l’Impatiens Nuova Guinea.
In commercio sono presenti varietà con fiore di diverse tonalità cromatiche, dal rosso al rosa al bianco a varietà con fiore variegato, utilizzate sia come piante da balcone sia nelle fioriere per il portamento ricadente. Negli ultimi anni, sono state selezionate nuove varietà con fiori di colore innovativo, anche con diverse sfumature e diverso colore del bordo e del centro del fiore e nuove varietà di colore bianco che, a differenza di quelle già presenti, risultano meno difficili ad essere propagate. Il colore più commercializzato, comunque, è il tradizionale rosso che interessa circa il 70% del totale.
Le esigenze pedo - climatiche
Nelle prime tre settimane dopo l'invasatura, al fine di favorire lo sviluppo dell'apparato radicale, la temperatura va mantenuta a 20°C. Successivamente, i valori termici vanno regolati in funzione dell’intensità luminosa mantenendoli e variano tra i 16°C e i 22°C di giorno e tra 14°C e 16°C di notte. Un adeguato controllo delle temperature consente di evitare l’allungamento degli internodi per cui, nei giorni poco luminosi, è opportuno mantenere la temperatura intorno ai 15°C. Con l’aumentare della luminosità si provvederà ad aumentare la temperatura fino a 20°C-22°C avendo cura, di far incrementare anche l'umidità relativa nell’ambiente protetto. Durante la fioritura è importante ventilare le serre.
Per ottenere piante compatte con fioritura precoce e abbondante è necessaria un’elevata luminosità. La Dipladenia non risponde al fotoperiodo, ma a giorno lungo aumenta considerevolmente la crescita vegetativa, lo sviluppo e la dimensione dei fiori. La carenza di luce provoca la clorosi delle foglie più mature e la conseguente caduta.
Riguardo al substrato colturale viene coltivata in substrati specifici con pH tra 4,5 e 5, costituiti da una miscela di torba bionda, scura e materiale drenante (perlite), poiché la specie soffre di asfissia radicale.
La programmazione
La coltivazione è condotta in serra e viene programmata in funzione del prodotto finale che si vuole ottenere, tuttavia la Dipladenia può essere coltivata anche in estate all'aperto con ottimi risultati poiché è molto resistente alle alte temperature estive e anche alla siccità.
La maggior parte della produzione (70-75%) è ottenuta in vasi diametro 14 con trapianti effettuati nel mese di settembre e piante commercializzate tra aprile e maggio; in questo caso, la pianta finale ha un’altezza di 50-60 cm. Se si vogliono ottenere piante di maggiori dimensioni è necessario anticipare l’epoca di trapianto: a metà luglio, quando si vogliono produrre piante “a piramide” tutorate con canna di bambù ed alte circa 80 cm, a giugno se invece si punta a piante molto alte (fino a 1,5 metri) coltivate in vasi da 20 a 22 cm ed allevate a spalliera, ad archetto o sempre a piramide. Piante di dimensioni minori si possono ottenere posticipando i trapianti a gennaio in vasi di 10 cm di diametro, tuttavia l’altezza finale non deve essere inferiore ai 30 cm. La quota di prodotto di grandi e piccole dimensioni rappresenta solo il 5% del totale. Un’ultima soluzione è rappresentata dai trapianti primaverili per ottenere produzioni nel periodo autunnale (settembre – ottobre). Il successo di quest’ultima scelta, per la quale non occorre il riscaldamento quanto piuttosto interventi di ombreggiatura delle serre per proteggere le piante dalle elevate temperature estive, è legato all’andamento climatico autunnale che influenza la richiesta del prodotto. Abbastanza “gettonata” è anche la tipologia in basket: in questo caso si sistemano due talee in ogni contenitore.
La tecnica colturale
Nel caso più diffuso di coltivazione in vaso 14 cm, dopo aver proceduto al trapianto e sistemato le piantine vaso – vaso, passati una decina di giorni si effettua la prima spuntatura. Dopo circa 3 mesi e mezzo si pratica una seconda spuntatura e si procede alla spaziatura delle piante, raggiungendo una densità di 25 piante/mq netto ovvero, considerando i passaggi tra i bancali, 14-16 piante/mq lordo.
Nel caso di piante eccessivamente filate, per deficienze di luce nel periodo invernale, si interviene con un brachizzante a dose variabile secondo la necessità. Tuttavia rimane di fondamentale importanza il rispetto delle proporzioni tra luce e temperatura.
Quando la pianta si presenta ben formata si procede al tutoraggio con cestello esterno poiché la Dipladenia presenta un naturale portamento prostrato.
Irrigazioni e concimazioni
La Dipladenia non sopporta gli eccessi di acqua (soffre l’asfissia radicale), e, pertanto, richiede irrigazioni moderate e frequenti. Il sistema irriguo più razionale è quello con gli spaghetti; meno adatto quello a flusso e riflusso. Inizialmente, prima che l’apparato radicale si è ben formato, bisogna porre molta attenzione e apportare poca acqua. Successivamente, le quantità idriche vanno commisurate sia alla dimensione delle piante sia alle condizioni termiche e luminose. La maggiore richiesta idrica coincide con il periodo della fioritura.
Gli interventi di fertirrigazione iniziano quando le talee sono attecchite, ovvero circa 15 giorni dopo il trapianto. Inizialmente si utilizza un concime complesso equilibrato (tipo 20:20:20) che viene alternato ad uno più ricco in fosforo (che favorisce lo sviluppo delle radici) aggiungendo micro-elementi (in particolare magnesio). Successivamente, alla comparsa dei bottoni fiorali, si opta per un concime a maggior contenuto in potassio (es. 8:16:24 oppure 15:5:25, secondo le esigenze). La concentrazione, quando si interviene con cadenza minima settimanale, varierà da 1 a 2 gr/l per interventi settimanali, avendo cura di non superare valori della EC di 1.600 micro/Siemens.
La difesa dai parassiti
Tra le principali crittogame che danneggiano la Dipladenia si ricordano i marciumi del colletto e delle radici (Pithium spp. e Pithoptora spp.) che vanno combattuti con trattamenti preventivi al momento del trapianto e la muffa grigia (Botrytis cinerea) che va controllata arieggiando opportunamente la serra.
Tra i parassiti animali, invece, sono particolarmente difficili da combattere la mosca bianca e i tripidi. Altri parassiti che infestano la specie sono gli afidi e il tarsonema (Tarsonemus pallidus). La lotta va condotta con trattamenti continui (ogni 7-10 giorni) alternando i principi attivi. Nelle tabelle 2 e 3 sono riportati i principali parassiti della Dipladenia e i prodotti impiegati per la difesa.
Gli aspetti economici
Gli aspetti economici più importanti della coltivazione sono legati alla necessità di disporre delle adeguate strutture e impiantistica e alla lunga durata del ciclo (9-11 mesi, secondo il prodotto che si vuole ottenere). Inoltre, va considerato l’elevato costo del materiale di propagazione che è coperto da brevetto.
Dall’analisi del costo di produzione, con riferimento a 1.000 mq di serra condotte nell’areale floricolo della fascia costiera della provincia di Napoli con trapianto in settembre in vaso da 14 cm di diametro e conclusione del ciclo in aprile, emerge la forte incidenza dei mezzi tecnici (circa il 57%) tra cui predominano la spesa per il riscaldamento (poco più del 48% quando si utilizza il gasolio) e quella per le piantine (circa il 34%).
Per quanto riguarda la manodopera l’incidenza si attesta intorno al 19,5%, con la fase di trapianto e quella di spaziamento dei vasi che risultano le più onerose. Altra voce di spesa di una certa rilevanza è rappresentata dalle quote di ammortamento e manutenzione di strutture e impianti che si attesta intorno all’ 14,75%, mentre la voce interessi copre il 5,5% del totale.
Infine, tutte le altre voci (capitale fondiario, direzione, spese generali) assommano al restante 3% circa.
In definitiva, il costo di una singola pianta, considerata una densità netta pari a 14 piante/mq, è circa 2,08 euro, che rappresenta il prezzo a cui mediamente va venduta l’intera produzione per coprire tutti i costi di produzione.