Relativamente poco tempo fa, le strutture di protezione avevano quasi esclusivamente la funzione di isolare dal freddo. O quella di accumulare calore, dipende dai punti di vista. Giustamente si parla di effetto serra dell’atmosfera proprio per la sua azione termoregolatrice, dato che agisce come la copertura di una serra trattenendo il calore dei raggi solari.
Tuttavia, da qualche anno si è scoperto che le qualità ottiche della luce all’interno della struttura serricola sono tanto importanti quanto quelle termiche. Soprattutto per alcune colture. Così si sono fatti strada nuovi materiali di copertura, come teli e lastre in materiale plastico. Questi hanno dapprima affiancato il classico vetro – che ha ancora una sua ragione in determinate strutture – per andare via via a sostituirlo nella maggior parte delle realizzazioni.
Le combinazioni possibili tra strutture e coperture sono pressoché infinite. La scelta della combinazione migliore varia in base alla coltura, alla posizione geografica, alle condizioni climatiche e a molti altri fattori (non ultimo il costo). E non è certo facile.
Strutture e coperture sottodimensionate possono portare a perdite da eventi atmosferici o, comunque, a una produzione quantitativamente o qualitativamente inferiore. Mentre la spesa eccessiva per strutture e coperture sovradimensionate, a fatica ammortizzate nel corso degli anni, può trascinare verso il basso il bilancio colturale dell’azienda.
Pe, pvc ed Eva: quale scegliere
I teli (o film) sono il materiale di copertura che ha fatto il maggior salto di qualità. Per i tunnel di fascia bassa, soprattutto a livello amatoriale, è ancora molto utilizzato il classico ed economico polietilene (Pe), tutt’al più avente diversi spessori. Ma si stanno affermando in maniera crescente i teli con particolari proprietà ottiche e/o termiche. Tra gli altri materiali entrati nell’uso comune ci sono il Pvc e gli acetati, in primis l’Eva.
Ogni materiale presenta caratteristiche diverse dal punto di vista termico e del passaggio della luce. L’agricoltore, in base alla propria vocazione produttiva e ad altri fattori come la posizione geografica dei terreni, le condizioni climatiche e il budget a disposizione, può scegliere tra una vasta gamma di rivestimenti quello che più si adatta alle sue esigenze.
Oltre al prezzo, tra gli altri parametri che favoriscono i film plastici ci sono le prestazioni analoghe a quella degli altri materiali e la possibilità, per il loro peso contenuto, di ridurre notevolmente le strutture di sostegno. Questo favorisce, ad esempio, la mobilità interna in strutture di grandi dimensioni, permettendo una meccanizzazione e un’automazione quasi impensabili nelle strutture tradizionali.
Sui progressi di queste coperture abbiamo sentito Matteo Lucchini, di Idromeccanica Lucchini di Guidizzolo (Mn): «Storicamente siamo partner molto stretti con un paio di aziende. In Italia operiamo con Pati, anche per questioni di valori di filosofia di business. L’alta qualità dei loro prodotti riflette la nostra proposta ai clienti di pacchetti completi, dalle strutture alle coperture, fino agli impianti».
«Nel catalogo proponiamo una gamma completa di prodotti, a luce diretta o diffusa, con la caratteristica della lunga durata. Ormai il 95% dei teli che vendiamo è spesso almeno 200 micron e ha un trattamento di classe E, quindi con requisiti di prima classe per quanto riguarda questo aspetto. I film che utilizziamo sono quelli che hanno le più elevate concentrazioni di acetato e di Eva sul mercato. Dunque vantano caratteristiche di trasparenza, elasticità e durata davvero superiori».
Le coperture fotoselettive
«Per le caratteristiche ottiche – ha aggiunto Lucchini – su solanacee, orticole da taglio, piccoli frutti, ma anche in floricoltura, si hanno vantaggi concreti con la luce diffusa. Ampliando lo spettro fino a includere tutte le radiazioni Uv aumenta la fotosintesi e si accorciano i cicli produttivi. E si può coltivare a temperature più basse in alcuni periodi critici, migliorando le condizioni ambientali per gli insetti utili (con riflessi importanti sull’impollinazione e sui sistemi di lotta integrata). Si ottiene così nel complesso una migliore qualità dei prodotti. Inoltre, anche lo scarto è minore e viene favorita la raccolta meccanizzata».
Questi teli di nuova generazione, in cui le qualità ottiche sono legate alla formula del materiale utilizzato, hanno un costo superiore. «A conti fatti, però, vanno a vantaggio del cliente finale – ha proseguito Lucchini – visto che avrà meno necessità di cambi, costi di installazione e ricopertura. Quindi il produttore viene ripagato a breve del maggior investimento necessario per il loro acquisto, grazie anche agli evidenti vantaggi agronomici».
Il manager ha sottolineato questo punto: «Ci piace essere considerati esperti della crescita delle piante prima ancora che produttori di serre. Abbiamo testato questi prodotti in giro per il mondo, in collaborazione tanto con i nostri fornitori quanto con alcuni clienti partner disponibili alla sperimentazione. L’abbiamo fatto su colture differenti, con esigenze climatiche diverse e in varie tipologie di coltivazione».
«Questo ci permette di proporre ai nostri clienti le soluzioni più adatte, anche per la selezione dello spettro. E vediamo che i nostri suggerimenti sono accolti: alcuni clienti che per anni avevano utilizzato una certa copertura, dopo aver fatto delle prove varietali si sono spostati su film più performanti. Il potenziale genetico della pianta è portato al massimo e non è da non trascurare anche la riduzione delle esigenze idriche delle colture. Considerando i margini molto ridotti per i produttori, tutto è utile per incrementarli».
Adattamento alle condizioni difficili
I teli dimostrano la loro validità anche in condizioni estreme. Con temperature molto basse o, al contrario, in zone torride dove il doppio strato offre un’ottima protezione grazie alla sua eccellente coibentazione. Anche in questo caso è necessario un investimento maggiore. Tanto per i due teli al posto di quello singolo, quanto per le attrezzature che mantengono separati i due film, grazie a un soffio d’aria generato da un compressore che crea l’intercapedine necessaria.
Matteo Lucchini ha affermato: «Spesso il vantaggio di una buona copertura dal punto di vista termico non sta nelle prestazioni assolute, ma nella mitigazione degli sbalzi di escursione termica. C’è una gestione graduale della discesa e della salita della temperatura, con una differenza eclatante tra film singolo e film doppio. Cosa che, su molte colture – come le fragole o le solanacee, soprattutto il pomodoro – migliora nettamente la resa e la qualità».
«Con il doppio telo gonfiato non diciamo che la serra è ermetica, ma poco ci manca. Ho verificato personalmente che in zone molto nevose, come ad esempio in Russia, il nostro principale mercato di esportazione, il doppio telo in associazione con l’illuminazione Hps (che emette calore) permette quasi di non accendere il riscaldamento. E risultati eccellenti col doppio telo si ottengono anche con temperature esterne molto elevate, sempre nell’ottica della mitigazione degli sbalzi».
Il mercato dei film
Sul mercato si trova un po’ di tutto, tanto per tipologia di prodotto quanto per forma di commercializzazione: alcuni dei produttori la fanno direttamente, altri si avvalgono di distributori o di produttori di serre esclusivisti, ma ci sono anche i trader puri. E i prezzi sono quindi estremamente variabili, solo in parte legati al costo delle materie prime.
Talvolta poi i prodotti immessi sul mercato non hanno realmente le qualità che promettono, ad esempio nel contenuto di acetati ed Eva. Anche le forme di trattamento dei teli vanno accuratamente considerate, puntando alle classi più elevate: anche se più costose, le loro caratteristiche (durata, trasparenza, elasticità, rese più elevate, ecc.) consentono il rientro delle spese in tempi ragionevoli.
«Nel nostro catalogo attuale – ha proseguito Lucchini – un film che mi sento di consigliare è il Pati-di-lite in versione E: un film a luce diffusa di nuova concezione che ha un’ottima trasmittanza totale, in uno spettro totalmente aperto. È adatto a moltissime colture in zone geografiche diverse e il mercato lo sta decisamente premiando. In abbinamento con il trattamento antigoccia (che d’altra parte consiglio sempre ed è davvero indispensabile sulle colture, come quelle da foglia, che vedono una netta diminuzione del prezzo se presentano danni estetici) e con una buona struttura – io consiglio il design gotico – dà risultati davvero eccellenti. Da nuovo, dà risultati di passaggio della luce (400-700 nm) pari a quella che, in precedenza, si ottenevano da film a fine carriera».
Le coperture in vetroresina
Le lastre in vetroresina l’alternativa di qualità ai teli plastici. In primo luogo perchè sono l’unica soluzione in grado di resistere agli eventi atmosferici pesanti (ormai definirli anomali, vista la loro frequenza, ha poco senso). Sul mercato esistono prodotti venduti con certificato di resistenza contro la grandine, ed effettivamente non deludono.
Un altro vantaggio è la durata molto maggiore rispetto ai film, senza dimenticare il loro prezzo nettamente inferiore rispetto al vetro. E se si confronta la durata nel tempo con la resistenza alle intemperie e quindi la garanzia della conservazione del raccolto, il prezzo delle lastre in vetroresina è vantaggioso anche rispetto al telo. Ma il beneficio più importante nell’utilizzo delle lastre in vetroresina è proprio legato al passaggio della luce.
Tatiana Magni (Magniplast di Brugherio) ha dichiarato: «La nostra azienda ha sviluppato da alcuni anni una nuova filosofia di vetroresina assolutamente rivoluzionaria rispetto al passato: la lastra Bravo. Partendo dalle richieste del mercato abbiamo cercato di proporre un prodotto in grado di soddisfare tutte le aspettative degli utilizzatori... e ci siamo riusciti!»
«La lastra Bravo – ha proseguito – affronta senza problemi le intemperie tanto quanto il tradizionale vetroresina, resiste alle escursioni termiche da -40 a +120°C, non ha nessun ingiallimento nel tempo (a differenza del vetroresina) ma soprattutto garantisce un passaggio di luce diffuso pari all’80% e un passaggio di luce totale del 90%.
«Se ci confrontiamo con gli altri prodotti sul mercato, il telo ha un passaggio di luce diffusa pari al 40% mentre quello del policarbonato è del 20%. La ricerca della formula perfetta per realizzare questa lastra ci ha impegnato per diversi anni, ma alla fine i risultati sono stati ottenuti. All’interno della serra non ci sono più ombre e le piante ne beneficiano, incrementando la loro crescita. Crediamo che Bravo sia una novità assoluta e che rivoluzionerà tutto il mercato delle serre in breve tempo».
Il vetro, per l’estetica e la sicurezza
Quello che in origine era il materiale più utilizzato e apprezzato, il vetro, oggi trova applicazione solo su determinati tipi di strutture che privilegiano criteri estetici e di sicurezza. Cesare Lamberti di Arcadia Serre ci ha raccontato: «Produciamo serre da giardino, tanto tradizionali quanto a parete, quindi per noi il vetro resta indispensabile per ragioni estetiche e di sicurezza.
Utilizziamo vetro monolitico (cioè in lastra unica), temprato, in uno spessore di 4 mm. Assume così le caratteristiche di sicurezza desiderate, visto che in caso di forti urti si sbriciola, senza pericoli per le persone e le cose. Per ragioni analoghe, il vetro ha ancora applicazione per le strutture principali di un garden center. Mentre per le serre di produzione ha senso solo quando è abbinato ai pannelli solari, con un trattamento per aumentare la diffusione della luce.
«In ogni caso, il vetro è sconsigliato nella sua conformazione a vetrocamera, quella attualmente più utilizzata per i serramenti nelle case. Il costo estremamente più elevato non è compensato, su superfici così grandi, da un aumento proporzionale dell’isolamento termico. Inoltre, richiederebbe strutture molto più robuste e costose, che andrebbero anche a scapito della luce in entrata» ha concluso Lamberti.