Il calo delle superfici coltivate, con un rapido spostamento della coltura a Sud e una forte evoluzione varietale sono i fattori che hanno segnato negli ultimi decenni, intrecciandosi fra loro, l’andamento della coltivazione della fragola in Italia.
È quanto ha affermato Gianluca Baruzzi, ricercatore del Crea Ofa – Centro di ricerca per olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura di Forlì, in occasione del convegno “Fragole & berries - Produzione, mercato e prospettive future”. L’evento è stato organizzato dalla Libera associazione mediterranea tecnici in agricoltura (Lameta) a Policoro (Mt) per offrire a produttori e tecnici agricoli indicazioni, fra l’altro, sulle caratteristiche delle varietà di recente introduzione in Italia e in particolare negli areali meridionali.
Stabili le superfici coltivate negli ultimi anni
«L’andamento della fragolicoltura nazionale ha vissuto, nell’ultimo mezzo secolo, profonde trasformazioni» ha evidenziato Baruzzi. «Fra gli anni ’70 e ’80 l’Italia era leader in Europa per la coltivazione della fragola: la superficie a essa destinata aveva raggiunto circa 14mila ha), dei quali il 61% ubicati nel Nord (2mila ha nella Valle Padana, dove poi la produzione si è fortemente contratta per gli alti costi di produzione e la bassa redditività della coltura) e il 39% al Sud.
In seguito la superficie è progressivamente calata, dagli oltre 9mila ha del 1990 ai quasi 6mila ha del 2000, fino ad attestarsi su 3.500-4.000 ha negli ultimi due decenni e, per la precisione, a 3.800 ha nel 2019, di cui il 31% al Nord e il 69% al Sud, confermando una sostanziale stabilità negli ultimi anni».
Meridionalizzazione e protezione
La fragolicoltura italiana, ha aggiunto Baruzzi, ha vissuto in questi decenni altre profonde trasformazioni. «Esse sono la costante meridionalizzazione, visto che oggi più della metà della produzione nazionale è concentrata in Basilicata e in Campania, e lo sviluppo della coltivazione protetta, dato che quasi la totalità della produzione viene realizzata in tunnel.
Quest’ultimo si sceglie sia per accentuare la precocità (soprattutto al Sud), sia per proteggere le piante dalle intemperie (dovunque e in particolare negli areali settentrionali).
In tale cornice si inserisce la profonda evoluzione della tecnica colturale e del panorama varietale.
Nelle aree meridionali è avvenuto il passaggio dalla tradizionale pianta frigoconservata a quella fresca a radice nuda o cima radicata. E intanto l’offerta varietale è in continuo rinnovamento grazie a numerosi programmi di miglioramento genetico, pubblici e privati, capaci di produrre e diffondere varietà di grande successo in Italia e all’estero».
Spagna leader europeo
In Europa il primo Paese per produzione di fragole è la Spagna, la cui moderna fragolicoltura è concentrata, con circa 5mila ha, a Huelva e domina, da dicembre a maggio, il mercato europeo.
«Seguono la Germania, la cui superficie investita a fragole è notevolmente cresciuta negli ultimi tempi, e, più distaccati, Francia, Italia e Regno Unito, con superfici simili. Ma nessun Paese può vantare tanti diversi ambienti di coltivazione come l’Italia, dove, da Sud a Nord, grazie a condizioni pedoclimatiche molto diverse, si coltivano fragole tutto l’anno con un’offerta continua».
Le varietà in Italia
Anche nelle singole regioni fragolicole italiane si assiste a una continua evoluzione varietale della superficie investita, ha sottolineato Baruzzi.
«In Basilicata, che nel 2019 ha annoverato 967 ha, risultando la prima regione in Italia, domina da 10 anni la varietà Sabrosa: nel 2016 aveva raggiunto il 95% della superficie, nel 2019 si è attestata sul 77%, mentre Fortuna, Marisol, Melissa e altre varietà si sono divise il restante 23%.
La varietà Sabrosa, commercializzata con il marchio Candonga fragola top quality, ha trovato piena adattabilità in Basilicata, areale in cui esprime la maggiore potenzialità qualitativa e produttiva. Il livello qualitativo di questa varietà è molto alto e la creazione del marchio ha dato la possibilità ai consumatori di riconoscere e apprezzare la sua grande qualità. Quest’ultima ripaga il produttore, perché Sabrosa, malgrado la produttività non elevata, può avere un prezzo di mercato che consente una buona redditività».
Più complesso è il quadro varietale della Campania, nel 2019 seconda regione produttrice con 958 ha. «Nell’ultimo decennio ha visto l’esplosione della varietà Sabrina, che ha superato il 60% della superficie nel biennio 2015-2016, per poi crollare all’attuale 36%, a vantaggio della varietà Melissa, introdotta nel 2016 e salita in quattro anni al 31%. Fra le altre varietà: Sabrosa è precipitata dal 28% del 2010 all’1% del 2019, Fortuna è salita in 9 anni al 16% e Nabila all’8%. Tratti sia dinamici sia stabili mostra l’evoluzione dello standard varietale in Calabria, nel Veronese, in Romagna e in Piemonte».
Orientamento varietale
aruzzi ha ricordato che, al fine di fornire ai produttori e vivaisti uno strumento valido, dal 1993 è operativo il “Gruppo di lavoro - liste di orientamento varietale - fragola”, che ha valutato, fin dal suo avvio, oltre 400 varietà, gran parte delle quali giudicate di non interesse per la fragolicoltura nazionale. «Quelle complessivamente giudicate positive sono state annualmente inserite in una lista di orientamento varietale che per ogni singolo areale ha fornito e continua a fornire indicazioni su quali varietà possono meglio adattarsi, con un elenco di aspetti negativi e positivi.
Numerose sono, infine, le selezioni, prodotte da costitutori privati e pubblici, italiani e stranieri, in valutazione sia al Nord sia al Sud. Testimonianza inequivocabile dell’importanza produttiva e commerciale che la fragola riveste sia in Italia sia all’estero».
Cambiamenti climatici e miglioramento genetico
I cambiamenti climatici stanno incidendo molto sul comportamento delle varietà di fragola, ha affermato Baruzzi.
«Questa specie si caratterizza per un’interazione genotipo-ambiente molto alta: non appena si modifica il clima cambiano anche le varietà per adattarsi alle variazioni ambientali. Perciò varietà attualmente coltivate nel Sud potranno essere coltivate anche al Nord, dove gli inverni stanno diventando sempre meno rigidi.
Il calo, poi, delle precipitazioni non costituirà un problema per la coltivazione della fragola se sarà disponibile acqua irrigua. Ma, poiché si prospetta una crescente diminuzione delle risorse irrigue, i programmi di miglioramento genetico hanno posto come uno degli obiettivi principali l’ottenimento di varietà con minore fabbisogno idrico».