I materiali plastici utilizzati in orticoltura, floricoltura e vivaismo ortofloricolo, al termine di uno o più cicli colturali devono essere sostituiti (ad esempio i film plastici hanno durata limitata, da alcuni mesi a due-tre anni, a causa dell’invecchiamento e del degrado delle proprietà meccaniche e spettro radiometriche). Generano però grandi quantità di rifiuti che spesso non vengono opportunamente trattati, ma abbandonati illegalmente ai margini dei terreni coltivati o in discariche abusive, oppure bruciati in maniera incontrollata. Eppure questi rifiuti, piuttosto che un problema, come si presentano oggi, possono diventare una risorsa da valorizzare. A una gestione moderna ed ecologicamente compatibile dei materiali plastici agricoli ha voluto dare risposta il progetto Award (Agricultural Waste valorisation for a competitive and sustainable Regional Development - Valorizzazione dell’ambiente in agricoltura per uno sviluppo locale sostenibile e competitivo), che ha puntato a migliorare la sostenibilità dello sviluppo agricolo in Puglia e nella regione greca di Ilida, dove ampie superfici coltivate a carattere intensivo e/o protette sono caratterizzate dall’elevato uso di materiali plastici funzionali all’agricoltura, attraverso la riduzione del loro utilizzo nelle coltivazioni, la loro sostituzione con altri materiali dal minore impatto ambientale e la loro valorizzazione in un ciclo virtuoso di gestione dei rifiuti.
Un pesante carico
«I rifiuti plastici, compresi fra i rifiuti agricoli speciali non pericolosi, rappresentano un pesante carico per l’ecosistema agricolo, in particolare per le regioni del Mediterraneo in cui la produzione agricola è intensiva – ha sottolineato Vito Brugnola, responsabile del progetto Award nonché dell’area Puglia dell’Ifoa, nel corso della conferenza conclusiva organizzata a Trani dalla Provincia Barletta-Andria-Trani per presentarne i risultati –. Gli alti costi di gestione di tali rifiuti, per agricoltori e pubbliche amministrazioni, le difficoltà tecniche per il loro riciclo e la legislazione non uniforme fra i Paesi Ue, portano alla diffusione di inaccettabili pratiche per lo smaltimento, che nel migliore dei casi non segue uno schema di gestione ottimale. Sia in Italia sia nella Grecia occidentale vengono in genere smaltiti con modalità non corrette, producendo un grave rischio per l’ambiente e gli stessi agricoltori. Le cause sono molteplici: difficoltà della raccolta dei rifiuti dalle numerose piccole imprese agricole diffuse sul territorio; complesso sistema normativo in materia di rifiuti; scarsa informazione e motivazione degli agricoltori. Peraltro gli agricoltori non sono a conoscenza dei rischi prodotti da una mancata gestione dei rifiuti agricoli, per l’ambiente come per la loro stessa salute. E invece i rifiuti plastici potrebbero essere riciclati in nuova materia prima o eventualmente utilizzati per la produzione di energia».
Il progetto Award
Il progetto Award, il cui obiettivo generale è stato il rafforzamento della competitività delle imprese agricole mediante la riduzione dei costi di raccolta e stoccaggio dei rifiuti plastici agricoli e la valorizzazione economica degli stessi (vendita sul mercato di materiali di prima o seconda selezione o conversione energetica), ha quindi offerto un contributo a studiare e affrontare un problema altrove già fronteggiato e risolto, ha osservato Brugnola, «mentre in Puglia stiamo ancora cercando di comprenderlo. Ha permesso di tracciare il quadro della situazione sotto gli aspetti normativi, organizzativi ed economici e a porre le basi affinché il problema arrivi a soluzione. Le tappe del percorso seguito sono state: l’ascolto e la conoscenza, cioè la ricognizione della quantità e qualità delle plastiche nelle aziende agricole con la definizione di mappe di esistenza di esse; l’analisi della governance, quindi la ricerca delle pratiche esistenti, delle soluzioni già adottate, delle esperienze funzionanti; l’attività di informazione e formazione per rafforzare negli agricoltori la consapevolezza che si può passare dal concetto di “rifiuto”, cioè costo, a quello di “sottoprodotto” da valorizzare anche economicamente; la definizione di intese operative fra Comuni, Provincia, raccoglitori e valorizzatori dei rifiuti plastici; la sperimentazione, nello scenario normativo attuale e nel territorio specifico della provincia Barletta-Andria-Trani, di soluzioni possibili che durino nel tempo; la comunicazione del percorso seguito e dei risultati ottenuti».
Analisi e sperimentazione
Le attività di analisi e sperimentazione condotte nel corso del progetto Award, ha rilevato Assunta De Santis di Ifoa, hanno chiarito l’esigenza di migliorare il sistema di gestione dei rifiuti agricoli, ora affidato in prevalenza alla buona volontà dei singoli agricoltori in assenza di servizi organizzati di raccolta, realizzando un sistema organizzativo e logistico che, anche senza modificare sostanzialmente il regime di responsabilità individuale dell’agricoltore, migliori l’accessibilità dei servizi, riducendone i costi economici e organizzativi e semplificandone gli adempimenti burocratici.
«Attualmente la responsabilità della raccolta e dello smaltimento di ogni tipo di rifiuto generato nell’ambito dell’attività agricola è del singolo agricoltore, così come avviene per ogni attività d’impresa. All’agricoltore compete acquistare sul mercato i servizi di trasporto e smaltimento, anche nel caso in cui all’acquisto del prodotto base, ad esempio i fitofarmaci con i rispettivi contenitori, nel prezzo sia compresa la cosiddetta “tassa ambientale” che dovrebbe pagarne lo smaltimento attraverso i consorzi di filiera. Ciò rappresenta una evidente distorsione nell’applicazione della normativa vigente che già ora apre ampi spazi al miglioramento del sistema».
Differenze
Va poi considerata, ha aggiunto De Santis, una differenza significativa tra i rifiuti agricoli e quelli provenienti da altre attività d’impresa (artigianali, commerciali, industriali, ecc.). «Mentre queste ultime sono generalmente aggregate nei centri urbani o in aree dedicate nelle immediate prossimità di essi, le attività agricole sono diffuse sul territorio in modo capillare; se a questo si aggiunge la prevalenza, sia a livello nazionale e regionale sia nel territorio su cui si sono sviluppate le attività de progetto, di aziende agricole di piccole e piccolissime dimensioni, se ne ricava un quadro da cui emerge un alto costo della raccolta “porta a porta”, tale da renderlo insostenibile per le piccolissime aziende e al contempo poco appetibile per gli operatori anche per le difficoltà logistiche. Queste difficoltà sono, peraltro, le stesse che ostacolano l’esercizio dei necessari controlli da parte delle autorità preposte, allo scopo di prevenire e ridurre i fenomeni di smaltimento scorretto per combustione, interramento o discarica in aree pubbliche».
Soluzione
Ecco perché il progetto Award, ha puntualizzato Brugnola, «non ha preso in considerazione la raccolta “porta a porta” e ha scartato l’obiettivo iniziale di realizzare presso l’isola ecologica di Andria una piccola piattaforma pilota sopraelevata con rampa per consentire ai mezzi degli agricoltori e/o degli operatori di conferire i rifiuti plastici agricoli direttamente, in maniera differenziata, in quattro container con auto compattatori. Abbiamo optato per una soluzione intermedia, che prevede alcune piattaforme mobili disponibili in punti strategici in giorni prefissati, quindi a metà strada fra la raccolta “porta a porta” e il conferimento in una sola area raccolta. È una soluzione che implica un “venirsi incontro” fra agricoltori e raccoglitore, ma soprattutto sollecita gli agricoltori a un impegno, seppur parziale, al quale finora non erano abituati».
Numerosi altri risultati sono stati ottenuti, ha aggiunto Brugnola, «come: dati attualizzati sui flussi di rifiuti plastici agricoli attraverso lo strumento del web-Gis, ad opera dell’Università di Bari; coinvolgimento di almeno 300 piccole e medie imprese agricole; programmi di formazione per la creazione di impresa da parte di giovani nel campo della gestione di rifiuti plastici agricoli; protocolli di intesa, proposte e raccomandazioni per l’adozione di piani strategici locali regionali sulla gestione del ciclo di rifiuti plastici, trasferibili a livello nazionale ed europeo e così via».
Quale modello?
Infine, ha concluso De Santis, è emersa «la presenza sul campo di una molteplicità di attori, pubblici e privati, che ha evidenziato la necessità di un ripensamento del modello di governance del sistema con una funzione attiva di soggetti pubblici, innanzitutto enti locali, e una integrazione strutturata tra pubblico e privato, le cui rispettive competenze devono inserirsi in un quadro di coerenza. D’altra parte, è proprio l’abbandono abusivo di rifiuti su strade pubbliche a coinvolgere nella questione gli Enti locali (in particolare i Comuni, oggi aggregati in Ambiti di raccolta ottimali - Aro), obbligati a farsi carico delle operazioni di raccolta, smaltimento, spesso bonifica dei suoli da agenti inquinanti. Nella consapevolezza che solo la creazione di un reale vantaggio economico e organizzativo potrà favorire un processo di “emersione” verso pratiche corrette di raccolta e smaltimento dei rifiuti da parte della grande maggioranza delle aziende agricole, in particolare di piccole e piccolissime dimensioni. Così sarà possibile migliorare la qualità delle pratiche agronomiche in direzione di una maggiore sostenibilità ambientale e arginare la diffusione di attività illegali che sfruttano le sacche di inefficienza dell’attuale sistema».
Riciclo e nuove opportunità
Le plastiche agricole, piuttosto che un problema, possono diventare una risorsa da valorizzare. Una gestione moderna ed ecologicamente compatibile