Cetriolo, tecniche bio in produzione integrata

cetriolo
Il cetriolo è molto coltivato in Veneto e Emilia Romagna
Il lancio di organismi utili e razionali strategie di difesa conducono la coltura indenne a fine ciclo

Il cetriolo (Cucumis sativus) è ampiamente coltivato in Italia Settentrionale con particolare riferimento agli areali di produzione orticola dell’Emilia Romagna e del Veneto. In queste zone la coltura presenta tipicamente un ciclo molto lungo con un’ampia scalarità di trapianto che determina un ampio periodo di raccolta; consideriamo che dai trapianti di marzo la coltura può arrivare a produrre fino a settembre, mentre i trapianti estivi allungano successivamente il calendario di raccolta.
Una volta che il cetriolo entra nella fase di raccolta si può tranquillamente considerare che occorre entrare in serra quotidianamente; questa caratteristica, che contraddistingue il cetriolo, implica un’importante problematica legata al rispetto dei tempi di carenza. In tal senso occorre predisporre un programma di interventi molto oculato lavorando in prevenzione e sfruttando tutte le risorse messe a disposizione dalle tecniche di difesa biologica attraverso introduzioni (lanci) in serra di organismi utili (ausiliari). È buona norma preferire, per quanto possibile, gli interventi localizzati sui primi focolai rispetto ai trattamenti a piena superficie; questo è possibile se si attua una attenta e puntuale sorveglianza della coltura con rilievi periodici così da individuare precocemente lo sviluppo dell’infestazione del fitofago.
Afidi
La difesa dagli afidi parte da lontano ovvero molto precocemente per trattamenti da effettuare prima di eventuali lanci di ausiliari per altri fitofagi. I prodotti a base di neicotinoidi sono da preferire nelle fasi iniziali, distanziandoli il più possibile dai lanci degli ausiliari, per sfruttarne a pieno la persistenza e la sistemia, mentre il flonicamid affianca all’efficacia una buona compatibilità con i programmi di difesa biologica.
Per quanto riguarda gli ausiliari è possibile sfruttare l’azione del parassitoide Aphidius colemani. Orientativamente vanno introdotti 1-2 individui/m2/lancio con un programma di 3-4 lanci intervenendo ai primi rinvenimenti di afidi sulla coltura.
Ragnetto rosso
Il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) rappresenta sicuramente il principale fitofago per il cetriolo. Il problema può prendere il via fina dalle prime fasi del ciclo colturale, ma sicuramente si acuisce in estate allorchè il ragnetto può dare luogo ad importanti infestazioni con vistose manifestazioni a danno della coltura. Le piante colpite ingialliscono e deperiscono con le conseguenti ripercussioni sulla produttività finale.
Contro questo fitofago, ad inizio del ciclo di coltivazione, occorre mettere a punto strategie di difesa con lancio di ausiliari di tipo precoce, quasi preventivo, utilizzando acari predatori generalisti come Amblyseius andersoni e A. californicus, che vanno a costituire la base su cui impostare tutto il lavoro dell’annata.
Viceversa alla comparsa conclamata del ragnetto occorre intervenire con l’acaro fitoseide Phytoseiulus persimilis, predatore specifico. Questo fitoseide è in grado di svolgere un importante ruolo di limitatore dello sviluppo del fitofago del quale si ciba attivamente sia da adulto che in fase giovanile. I lanci vanno dimensionati diversamente in base all’epoca:
1 - per i trapianti di marzo si lavora con 10-12 fitoseidi a metro quadrato in almeno 2-3 lanci;
2 - per i trapianti estivi, siccome si lavora subito in condizioni molto favorevoli al fitofago, si aumenta la dose fino a 15-20 fitoseidi a metro quadrato sempre in almeno 2-3 lanci.
Nel caso in cui si dovessero registrare anomalie nel rapporto preda-predatore, ovvero si registrasse uno sviluppo lento dalle popolazione del fitoseide fino a registrare valori superiori a 20 ragnetti rossi per ogni fitoseide (rapporto 20/1), è possibile intervenire con trattamenti a base di exitiazox sostanza attiva compatibile con i programmi di difesa biologica. Sempre meglio intervenire precocemente su queste situazioni intervenendo sui primi focolai da traggono generalmente origine queste problematiche.
Aleurodidi
La presenza degli aleurodidi su cetriolo è da ascrivere alle infestazioni di Trialeurodes vaporariorum. Quando la presenza di queste mosche si incrementa determina un generale indebolimento della pianta per la sottrazione di sostanza nutritiva nonché problemi indiretti dovuti all’emissione di melata ed al conseguente sviluppo di fumaggini. Le possibilità di difesa biologica sono legate all’acaro fitoseide Ambliseius swirskii, attivo sulle mosche bianche ed anche sui tripidi.
Può essere introdotto sulla coltura secondo due diverse modalità che si differenziano per la modalità operativa ed anche per il tipo di azione portato avanti, per cui se ne può preferire l’uno o l’altro in base alle esigenze colturali ed all’epoca di impiego:
1 - i fitoseidi introdotti (in due lanci) a partire da materiale disperdente contenuto in bottigliette di plastica offrono un’azione più veloce e meglio si adattano alle condizioni colturali estive;
2 - l’impiego di sacchetti (bags) a rilascio progressivo si lasciano preferire in primavera per introduzioni preventive.
In ogni caso occorre raggiungere i 80-150 individui per metro quadrato in base alle condizioni colturali.
Tripide
Il tripide Frankliniella occidentalis produce danni al cetriolo svolgendo la propria attività direttamente sulle foglie e sui frutti su cui determina la comparsa di rugginosità e di decolorazioni.
Per il monitoraggio di questo importante fitofago si possono impiegare le trappole cromotropiche azzurre. In passato i lanci dell’antocoride Orius laevigatus rappresentavano la principale risorsa per la difesa biologica dal tripide, ma in seguito è passata in secondo piano per la naturale preferenza dell’orius a stabilirsi sui fiori, mentre su cetriolo il tripide produce danno direttamente sulle foglie. Attualmente si ricorre a due specie di fitoseidi: Amblyseius swirskii e A. cucumeris. Il primo è da preferire in condizioni di contemporanea presenza di mosca bianca, mentre il secondo, più specifico per il tripide, va scelto in condizioni colturali in cui occorre controllare esclusivamente lo sviluppo delle popolazioni del tripide.
La gestione fitoiatrica del cetriolo è complicata dalla necessità di raccogliere ogni giorno un prodotto che deve rispondere a ben precisi standard merceologici; in queste condizioni il rispetto dei tempi di carenza diventa un problema. Gli interventi chimici possono mantenere un ruolo strategico sui focolai di infestazione e durante le prime fasi di coltivazione. Occorre perciò predisporre un adeguato piano di interventi che ponga in primo piano le tecniche della difesa biologica che superano questo problema e garantiscono un controllo dei fitofagi adeguato e duraturo.

Cetriolo, tecniche bio in produzione integrata - Ultima modifica: 2017-11-07T10:57:29+01:00 da Lucia Berti

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