Il settore delle piante ornamentali, in quanto “produttore” di bellezza, non si può permettere sbaglio alcuno. Ma pare ci sia una proporzionalità diretta tra il bell’aspetto e la difficoltà nell’ottenerlo.
Dopo aver preso in esame il grosso problema tripidi eccone un altro, secondo per ordine e non per importanza: la mosca bianca.
Dagli anni ’70 il problema era rappresentato quasi unicamente dalla mosca bianca delle serre, Trialeurodes vaporariorum, ma verso la seconda parte degli anni ’80 si stabilizza in Europa anche la mosca bianca del tabacco, Bemisia tabaci, che diventa ben presto un problema serio in diverse parti del mondo.
In campo aperto si trovano comunemente anche altre specie di mosca bianca, come la mosca bianca del cavolo Aleyrodes proletella e della fragola A. lonicerae, ma non rappresentano un grosso rischio per le colture protette.
Biologia
La mosca bianca, di fatto, non è una vera e propria mosca bensì appartiene all’ordine degli Emitteri (o Rincoti), insieme agli afidi. È quindi un organismo fitomizo, ovvero si nutre di linfa succhiandola direttamente dai vasi cribrosi, grazie ad un apparato boccale pungente-succhiante.
Il ciclo biologico comprende 6 distinte fasi di sviluppo: uovo, quattro stadi larvali e adulto.
Le uova hanno forma ellittica e sono spesso disposte a cerchio nella pagina inferiore della foglia. Le giovani larve vengono definite “striscianti” perché provviste di antenne e zampe così da poter esplorare e scegliere il posto migliore dove fermarsi, e continuare il ciclo. Le successive forme larvali infatti non sono mobili, infatti antenne e zampe si riducono notevolmente fino quasi a non riuscire a distinguerle.
È durante il quarto stadio larvale, comunemente denominato anche stadio pupale, che si nota la crescita dei peli all’esterno della larva, che si gonfia e indurisce la cuticola.
Curioso come la crescita dei peli sia strettamente collegata alla peluria della foglia: peli più lunghi per larve situate in colture con lunghi peli sulle foglie.
Altra caratteristica tipica dello stadio pupale è la comparsa dei famosi, nonché temuti, occhi rossi che anticipano il prossimo sfarfallamento dell’adulto.
L’adulto emerge dalla dura cuticola della pupa attraverso un’apertura caratteristica a forma di “T”. Il giovane adulto presenta inizialmente ali trasparenti, solo in seguito si ricoprirà di una polvere bianca e cerosa che conferirà il tipico aspetto da mosca bianca.
Ad ogni modo l’attività trofica inizia fin da subito e continua per il resto del ciclo biologico, che si svolge per la quasi totalità nella pagina inferiore delle foglie.
Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci, ovvero le due specie più importanti da tenere sotto controllo, si sviluppano secondo il ciclo sopra descritto. Ai fini della difesa è importante però saperle distinguere, pertanto vediamo dove e come è possibile individuare la specie.
Differenze
In alcuni stadi fenologici è possibile capire con quale specie avremo a che fare, e quindi programmare meglio la nostra strategia di difesa:
- uovo: nel caso di T. vaporariorum le uova sono inizialmente di colore bianco, mentre in seguito vireranno al marrone. B. tabaci invece depone uova di un colore verde-giallastro, per poi cambiare in un marrone chiaro;
- larva (1°, 2° e 3° stadio): in queste fasi è invece molto difficile effettuare una distinzione.
- larva 4°stadio (pupa): T. vaporariorum si presenta di forma ovale, bianca e con una corona di filamenti cerosi (peli) attorno al corpo. B. tabaci è invece piuttosto piatta, di colore trasparente o giallastro e quindi l’adulto è più facilmente visibile attraverso la cuticola (occhi rossi più evidenti).
- adulto: T. vaporariorum è di dimensioni maggiori rispetto a B. tabaci e risulta anche “più bianco” grazie ad una maggiore produzione di cera. Vista dall’alto appare di forma triangolare mentre B. tabaci mostra una forma più allungata a causa di una leggera sovrapposizione delle ali.
Alle diverse caratteristiche morfologiche seguono poi esigenze diverse per uno sviluppo ottimale: mentre T. vaporariorum trova il suo optimum a circa 20-25°C e con l’aumentare delle temperature abbrevia la durata di vita, B. tabaci predilige temperature comprese tra 25 e 30°C e sembra non subire grosse conseguenze dall’aumento della temperatura.
In condizioni ottimali T. vaporariorum il tempo di sviluppo uovo- adulto è di circa 21 giorni alla temperatura di 25°C, all’incirca lo stesso di B. tabaci alla temperatura di 30°C.
Danni
Le larve di mosca bianca necessitano di un elevato fabbisogno proteico per crescere, e lo ricavano succhiando dalle foglie una elevata quantità di linfa. Questa contiene anche una cospicua parte di zuccheri e la parte in eccesso di questi viene espulsa dall’insetto sotto forma di melata.
E questo il danno principale che viene arrecato alle colture, e può portare le seguenti conseguenze:
- in caso di popolazione elevata si possono notare delle modifiche alla fisiologia della pianta, una crescita stentata e, in caso di esposizione a pieno sole, fenomeni di filloptosi.
- la melata prodotta rende fiori e foglie appiccicosi e si presta anche come ottimo substrato per la crescita di fumaggini (Cladosporium spp.) dalla tipica colorazione marrone-nerastra. Le funzioni di fotosintesi e di traspirazione vengono diminuite ed in caso di piante ornamentali il valore estetico viene drasticamente ridotto.
- vi è la possibilità di trasmissione di virosi.
Nel caso di Bemisia tabaci in particolare, si notano tuttavia anche altri effetti causati dalla sua attività trofica. Le larve infatti iniettano nei tessuti vegetali alcuni enzimi in grado di modificare i normali processi fisiologici e in alcune colture questo fenomeno può portare a danno.
Nella gerbera, per esempio, può portare ad un ingiallimento degli steli, in altre colture ornamentali come buvardia e zinnia le venature fogliari assumono colorazione giallastra dando alle foglie un aspetto “a mosaico”.
Lotta chimica
Il contenimento di questo fitofago con i tradizionali fitofarmaci sta diventando sempre più difficoltoso. I principi attivi ammessi in floricoltura sono stati ridotti e la capacità di creare fenomeni di resistenza, soprattutto da parte di B. tabaci, è davvero eccezionale.
Per i p.a. che agiscono per contatto si aggiunge poi la difficoltà effettiva di trattare la coltura riuscendo a colpire la pagina inferiore della foglia, ovvero dove si trova lo mosca bianca. L’aumento della pressione della lancia per poter così scuotere le piante e colpire il target, spesso non è una buona soluzione in quanto si rischia di danneggiare la coltura a causa della forza esercitata.
Si aggiunge poi il forte rischio di fenomeni di fitotossicità, specialmente nelle specie a fiore, come hibiscus, dipladenia e stella di Natale.
Lotta integrata
Prende sempre più piede, quindi, l’utilizzo di una lotta integrata che prevede l’introduzione di organismi utili, predatori e parassitoidi.
Con il loro utilizzo si evitano problemi di fitotossicità, di insorgenza di fenomeni di resistenza e si riesce ad ottimizzare l’efficacia di un intervento chimico qualora si rendesse necessario.
Di seguito i principali protagonisti impiegati:
1 - Encarsia formosa, utilizzata da decenni per il controllo della mosca bianca, è un imenottero parassitoide indicato per T. vaporariorum ma, anche se in parte minore, anche per B. tabaci. Le femmine adulte sono di dimensioni molto piccole (decimi di mm) e depongono l’uovo all’interno della larva, e qui si sviluppa fino al termine del ciclo. Esce quindi dall’ospite allo stadio di adulto attraverso un foro circolare. I pupari parassitizzati assumono un colore nerastro in caso di T. vaporariorum e un colore bruno nocciola in caso di B. tabaci. L’attività di host-feeding è molto pronunciata a scopo di ricavare nutrimento e nonostante le piccole dimensioni, E. formosa è dotata di una grande capacità di ricerca dell’ospite.
2 - Eretmocerus eremicus è un imenottero in grado di parassitizzare le neanidi di Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci. L’adulto di E. eremicus è completamente giallo con occhi verdastri, è in grado di colpire entrambe le specie di aleurodidi delle colture protette. Diversamente da Encarsia formosa la popolazione è composta di maschi e femmine e l’host-feeding è meno pronunciato, ma questa specie è molto più adatta a temperature più calde ed in genere ai periodi con più ampia escursione termica. Gli aleurodidi parassitizzati diventano via via di colore ambrato e leggermente rigonfi, inoltre è possibile in trasparenza notare il progressivo sviluppo dell’adulto di E. eremicus che sfarfallerà da un foro circolare. L’ovideposizione avviene al di sotto della neanide e la larva penetra poi nel corpo dell’ospite sino ad ucciderlo quando raggiunge lo stadio di pupa.
3 - Amblyseius swirskii è un acaro fitoseide originario del mediterraneo orientale, e molto adatto alle condizioni climatiche calde. Si tratta di un predatore generico che si nutre di uova e forme giovanili di mosche bianche (Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci), e piccole larve di tripidi. Come altri fitoseidi dello stesso genere, dai quali non è possibile distinguerlo ad occhio nudo, il suo corpo è piriforme e di colore bianco ialino e può cambiare a seconda dell’alimentazione. Grazie alla sua rusticità ed alla sua versatilità alimentare, A. swirskii è in grado di insediarsi facilmente in diverse colture floricole ed ornamentali, soprattutto nelle stagioni più calde e luminose. Il suo utilizzo principale è quello in programmi di lotta biologica contro mosche bianche e tripidi, ove nelle condizioni di maggior rischio è consigliato in abbinamento ad altri insetti antagonisti ad azione più specifica (in questo caso con Eretmocerus eremicus e/o Encarsia formosa).
Le modalità di impiego, il corretto numero di individui e il periodo di lancio degli utili cambiano in relazione alla coltura di interesse.
Il concetto generale prevede comunque l’introduzione di un predatore e di un parassitoide: due modalità diverse di aggredire la preda ma che si compensano. Si comincia con introduzioni precoci di A. swirrskii che grazie alla sua polifagia è in grado di instaurarsi nella coltura, per poi integrare con introduzioni periodiche di uno o di entrambe i parassitoidi.
Altre possibilità
La recente necessità di individuare nuovi prodotti a basso impatto ambientale, ha fatto sì che in commercio si trovino soluzioni che possono aiutare il lavoro degli utili senza recare loro danni.
È il caso per esempio di prodotti a base di funghi entomopatogeni, come Beauveria bassiana. Questo fungo agisce come parassita nei confronti di diversi insetti: le spore che entrano a contatto con l’insetto germinano e producono ife che penetrano all’interno dell’insetto, il quale viene così portato a morte.
Diversamente agiscono prodotti a base di estratti vegetali, come l’olio essenziale di arancio dolce che agisce disgregando l’esoscheletro idrorepellente di insetti a corpo molle, causando la perdita di fluidi dal corpo. L’insetto bersaglio va così incontro al fenomeno di disidratazione ed, infine, a morte.
Accorgimenti
Le buone pratiche agronomiche non vanno mai trascurate, che si tratti di lotta convenzionale o integrata, che si coltivi colture orticole o floricole o altro.
Nel caso di colture ornamentali sensibili ad attacchi di mosca bianca è bene, in primis, effettuare una corretta scelta varietale: nell’ambito della stessa coltura ci sono sempre alcune varietà che mostrano una maggiore sensibilità ad un certo fitofago.
È buona norma inoltre disinfettare gli ambienti ad ogni cambio di coltura, ed è anche importante la scelta della locazione delle colture all’interno dello stesso ambiente: in caso di più colture si cercherà di tenere lontano tra loro quelle piante che notoriamente attirano aleurodidi.
Di grosso aiuto è anche una buona attività di monitoraggio e per compierla è possibile introdurre alcune trappole cromotropiche collose di colore giallo, ed effettuare periodicamente il conteggio degli adulti di mosca bianca in modo tale da avere un’indicazione dell’andamento della popolazione.
Mosca bianca sempre sulla cresta dell’onda
Gli aleurodidi come la mosca bianca mantengono sempre un ruolo di primo piano tra i fitofagi delle colture floricole. Le possibilità di difesa integrata