In Italia il ciclamino si coltiva un po’ in tutte le regioni, tuttavia la maggiore produzione si ottiene in aziende qualificate del basso Lazio, Puglia, Veneto e Campania; in quest’ultima regione si producono intorno alle 5-600 mila piante, in gran parte ottenute nella provincia di Napoli.
«Per ottenere produzioni di qualità è necessario specializzarsi – ci riferisce Giovanni Tammaro, florovivaista napoletano che conduce l’azienda con il fratello Vincenzo –.
Proprio per questo, qualche anno fa abbiamo realizzato un complesso serricolo dedicato alla produzione di circa 150 mila piante di ciclamino, risultando la principale azienda campana per la coltivazione di questa specie».
L’azienda florovivaistica “Tammaro” si estende per complessivi sette ettari di cui tre in coltura protetta, due dei quali utilizzati per la produzione di ciclamini a fiore grande e a fiore piccolo (mini ciclamini).
La produzione
«Le serre destinate alla produzione dei ciclamini – spiega Pasquale de Luca, consulente dell’azienda – sono ubicate in una posizione ottimale, soprattutto riguardo all’arieggiamento, considerando che il ciclamino è una specie molto sensibile ad attacchi fungini favoriti dall’elevata umidità. Infatti, le serre si trovano, in linea d’aria, poco distante dal litorale, giovandosi della costante brezza proveniente dal mare».
Nell’azienda “Tammaro” si procede al trapianto delle giovani piante a partire dalla settimana 22 e fino alla settimana 27, con un numero di piante che oscilla, ogni settimana, tra le 15 e le 25 mila.
«In questo modo – precisa de Luca – la produzione inizia ai principi di settembre e prosegue fino a fine novembre. I flussi produttivi, in questo periodo, non sono sempre uguali e la maggior parte della produzione è venduta a inizio ottobre».
I fitofagi
Tra gli aspetti che impegnano maggiormente i florovivaisti c’è sicuramente la difesa dagli insetti (tripidi e micro lepidotteri) e dal ragnetto rosso.
«La difesa è impegnativa nel periodo caldo – sottolinea de Luca – quando gli insetti tendono ad entrare nelle serre poiché le campagne circostanti diventano brulle. La difesa, effettuata con i principi attivi ammessi, deve essere continua e avvalersi anche di opportuni veicolanti, come ad esempio lo zucchero che stimola l’assunzione del prodotto da parte dei parassiti».
Chi ben comincia
Per avere un ottimo prodotto, comunque, bisogna cominciare con il piede giusto.
«Innanzitutto, è necessario approvvigionarsi di piante “sane” che vanno invasate in un terriccio specifico e, possibilmente, già inoculato degli antagonisti dei principali patogeni che attaccano la parte basale del ciclamino (radici, tubero e colletto)».
Fin dall’inizio si interviene con prodotti atti a stimolare la crescita delle radici.
«Nelle prime due settimane di coltivazione si effettuano due trattamenti per via radicale, con sostanze complesse di origine organica, e nella prima settimana si pratica, contemporaneamente, anche un intervento di concimazione fogliare, in modo da mantenere la pianta in un buono equilibrio vegetativo. In questa fase l’irrigazione si effettua somministrando solo acqua e successivamente si interviene con le fertirrigazioni, secondo le esigenze e, generalmente, un paio di volte la settimana, somministrando un ternario con rapporto N:P:K di 1,5:0,5:2; le dosi sono mediamente di 1 g/l».
Dopo 2-3 settimane le piante sono opportunamente distanziate e raggiungono una densità che va dalle 7-8 piante/m2 per quelle in vaso 15 fino a 12 piante/m2 per i “mini” in vaso 12 cm.
Prevenzione
«La difesa dai parassiti – sottolinea Giovanni Tammaro – è prima di tutto preventiva. Si deve evitare di bagnare le piante dall’alto e, qualora si debba effettuare un intervento di bagnatura delle foglie bisogna farlo il mattino presto, quando le foglie sono più recettive e hanno il tempo di asciugarsi. Inoltre, è importante arieggiare bene gli ambienti di coltivazione per evitare ristagni di umidità».
Gli interventi chimici si praticano fin dalle prime fasi di coltivazione.
«Si interviene con un trattamento alle radici e al tubero somministrando un prodotto per la difesa dai marciumi (Fusarium spp, Phytophthora spp, ecc.), a base di tiofanate metil + clortalonil, mediante l’irrigazione, da ripetere dopo una settimana; successivamente, si somministra un antibotritico (p.a. boscalid) per via radicale e poi un fungicida per via fogliare (p.a. metalaxil) per la difesa dai patogeni della parte aerea».
Le altre operazioni colturali riguardano l’asportazione dei protofilli (foglie basali) e delle foglie ingiallite e/o danneggiate.
Serre e strutture
I ciclamini sono ottenuti in due serre, di complessivi due ettari circa, con struttura portante in acciaio zincato coperta con film plastico in P.E.
«Le serre – specifica Vincenzo Tammaro – sono di ottima cubatura, necessaria per un adeguato arieggiamento, con altezza di 6 metri al colmo e di 3,5 metri alla gronda e dotate di apertura al colmo e sui laterali. All’interno, a livello della gronda, è sistemato un telo Svensson che consente un risparmio energetico ed il controllo ottimale dell’umidità e della luce».
Le piante sono allevate a terra su telo pacciamante e per l’irrigazione l’azienda si avvale di un impianto di distribuzione dell’acqua, proveniente dal pozzo aziendale, tramite “spaghetto” e “siringa”.
«Inoltre – aggiunge Vincenzo – abbiamo una barra irrigatrice che, nella coltivazione del ciclamino, utilizziamo solo nell’immediata fase post – trapianto e per effettuare i trattamenti antiparassitari mediante “nebulizzazione”».
Nelle serre è anche presente un impianto di riscaldamento ad aria calda.
«Nel caso del ciclamino l’impianto viene azionato solo a fine autunno qualora si rilevi un eccesso di umidità nell’ambiente protetto».