«La diversificazione colturale, associata a produzioni di elevata qualità, è una delle strade che i floricoltori possono percorrere per far fronte alle difficoltà che si incontrano nella fase di commercializzazione».
È quanto sostiene Gennaro Di Rosa, floricoltore di Torre del Greco (Na), che conduce da circa trent’anni un’azienda che si estende per 11 mila metri quadrati interamente coperti da serre.
«Quando sono subentrato a mio padre in azienda – ci racconta Di Rosa – si coltivavano garofani, come in gran parte delle aziende floricole napoletane. Poi, questa specie subì la concorrenza di altre coltivazioni e fui costretto a trovare un’alternativa. All’epoca convertii la mia azienda alla coltivazione di gerbere».Per diversi anni la coltivazione di gerbere prese piede nell’areale floricolo napoletano dove trova favorevoli condizioni pedo climatiche.
«Negli anni ’90 ci fu il boom della gerbera e, come accade sempre, i mercati cominciarono ad ingolfarsi. La conseguenza fu il crollo dei prezzi di vendita che fino a quel momento erano risultati piuttosto vantaggiosi. Avendo investito su questa specie ed essendomi specializzato cercai di diversificare all’interno delle tipologie ad essa afferenti e una parte dell’azienda fu impegnata con le “germini”». Intanto, cambiavano anche le regole relative alla disinfestazione dei terreni e il bromuro di metile, che consentiva ai floricoltori di perseguire coltivazioni intensive in mono successione, fu messo al bando.
«Volendo continuare con la coltivazione di gerbere per la quale mi ero specializzato raggiungendo un discreto successo produttivo, continua il nostro interlocutore, optai per la coltivazione in “fuori suolo”. Così, tutta l’azienda fu convertita a questa nuova soluzione tecnica con piante allevate in vaso con substrato a base di fibra di cocco».
Si tratta certamente di una soluzione vantaggiosa dal punto di vista tecnico e produttivo, ma piuttosto costosa.
«Oggi, considerata la quantità di gerbere richieste dal mercato, non risulta conveniente praticare il “fuori suolo” poiché la maggior produzione, che si concentra soprattutto nel periodo primaverile – estivo, non viene utilmente collocata alla vendita e, anzi, impone l’ulteriore onere della raccolta e successiva distruzione. Nel corso degli anni ho dismesso questa tecnica e attualmente solo 3.000 degli 8.000 m2 destinati alla gerbera sono coltivati “fuori suolo” e sono destinati a diminuire ulteriormente».
Nell’ottica di diversificare le produzioni per facilitare la collocazione della merce sul mercato, Gennaro Di Rosa, con l’aiuto dei figli e la consulenza di tecnici del settore, ha cominciato a coltivare altre specie.
«Tra le alternative, – ci dice De Rosa – ho cercato degli “articoli” che potessero trovare spazio nel periodo primaverile–estivo in concomitanza con il periodo delle cerimonie: comunioni, cresime, matrimoni. Così, ho scelto l’ortensia e la dalia, entrambe da fiore reciso».
In entrambe le specie, l’azienda punta su varietà di colore bianco, adatte alle cerimonie.