Adattarsi ai cicli stravolti sotto serra dai cambiamenti climatici

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Il controllo dei fattori del clima e l’investimento su nuove strutture sono degli investimenti necessari per mantenersi competitivi
I cambiamenti climatici hanno cambiato i periodi produttivi delle colture. Si sperimentano nuove soluzioni

L’obiettivo 13 dell’Agenda 2030 pone l’accento sull’estrema urgenza con cui la comunità scientifica invita a intervenire per combattere il cambiamento climatico.
La sfida cruciale della realizzazione in tempi brevi di un modello di sviluppo sostenibile su scala mondiale, però, sembra ogni giorno più complessa da realizzare.
Il riscaldamento globale per primo, con le sue ripercussioni sulla distribuzione delle piogge e sugli eventi meteorologici estremi, mette a repentaglio la sopravvivenza di miliardi di esseri viventi e tra di loro tante popolazioni che vivono nelle regioni meno sviluppate.

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Varietà di zucchino in scompenso fisiologico dovuto al clima anomalo incompatibile con la genetica di alcune cultivar sviluppate per trapianti prettamente invernali

Ma non sono lontani dai rischi neanche le zone più sviluppate dove, la crisi climatica, mette in pericolo economia ed infrastrutture. L’alterazione delle temperature, infatti, influisce sugli ecosistemi e destabilizza in maniera significativa sia i cicli naturali sia quelli agricoli.

«Di anno in anno, spiega l’agronomo di Scicli (Rg) Michele Agnello, l’innalzamento termico primaverile e l’abbassamento delle temperature in autunno si presentano con sempre minore gradualità e si registrano sempre più frequentemente fenomeni meteorici imprevedibili e sproporzionati.

La posizione centrale della Sicilia all’interno del bacino del Mediterraneo, che ha rappresentato da sempre uno dei principali punti di forza di quest’isola a forte vocazione agricola, la espone ora a subire pesantemente i danni del cambiamento climatico, facendone una delle regioni italiane a più alto rischio di desertificazione. Per questo motivo, anche in Sicilia, l'agricoltura sta cambiando radicalmente e si stanno adottando nuove conoscenze sia per le colture all'aperto che in coltura protetta».

La necessità di adattarsi

C'è chi coltiva specie tropicali e sub-tropicali grazie al nuovo clima, ma bisogna anche considerare le possibili gelate tardive in febbraio e marzo.

Queste iniziative, comunque, rappresentano un ampliamento del panorama agricolo lodevole, ma obiettivamente di modesto impatto. La gran parte dell’attività agricola rimane legata alle specie tradizionalmente coltivate, ma deve necessariamente essere adattata alle mutate condizioni ambientali.

La progressiva riduzione dei volumi di pioggia annui e, ancora di più, la distribuzione delle precipitazioni, ad esempio, rappresentano il disagio più immediato nella coltivazione dei cereali autunno-vernini, notoriamente non irrigua. Mentre, per le coltivazioni in ambiente protetto, l’impatto del cambiamento climatico non è così intuitivo e merita una riflessione più approfondita.

Cambiamento climatico e ambiente protetto

L’esistenza stessa di un apprestamento di protezione, infatti, nasce dal desiderio di modificare il microclima per renderlo più adatto alla crescita delle piante e alla produzione, in primis sfruttando le proprietà termiche della copertura con specifici film plastici, e si avvantaggia quindi di un effetto serra creato appositamente. Perché mai allora dovrebbe essere un problema l’incremento dell’effetto serra in atmosfera?

«Nelle colture protette, afferma Antonio Siciliano, agronomo, tecnico di produzione e sperimentazione Vivai Ecofaber di Pachino (Sr), il fenomeno che maggiormente preoccupa è la condizione di caldo-umido che ormai imperversa per quasi tutto l’anno.

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Il miride Nesidiocoris tenuis in controstagione su pomodoro. Dicembre 2022 in serra a Santa Croce Camerina, provincia di Ragusa

Come è facile aspettarsi, tale condizione provoca aumenti della vegetazione nelle piante, con intenerimento dei tessuti che diventano acquosi; maggiore predisposizione dei tessuti agli attacchi crittogamici; incrementi nella cascola fiorale; maggiore proliferazione degli insetti in inverno che non ritrovando le condizioni per lo svernamento si riproducono raddoppiando le generazioni; incrementi nella proliferazione batterica e virale».

Ognuno di questi fattori non fa altro che ostacolare la produzione, rendendola in molti casi anti-economica, in quanto si riducono sempre più i margini di profitto delle imprese agricole.

Per correre ai ripari, gli agricoltori che vogliono continuare a coltivare hanno la necessità di trovare delle soluzioni sostenibili sia dal punto di vista economico che a livello ambientale. Queste soluzioni devono anche permettere di raggiungere, così come richiesto dall’Europa, gli obiettivi previsti dall’agenda 2030 e devono contrastare gli effetti deleteri della condizione caldo-umida.

Destagionalizzazione delle varietà coltivate

La costante attività dall’industria sementiera, grazie alla genetica specializzata, cerca di fornire ibridi che meglio si adattino alle mutate condizioni d’allevamento e agli effetti del cambiamento climatico. In attesa di arrivare alle giuste soluzioni, si assiste a un uso delle varietà sempre più destagionalizzato.

Ciò significa, ad esempio, che il pomodoro ciliegino Creativo (Clause) viene coltivato tutto l'anno per la sua rusticità che garantisce maggiore sicurezza di produzione. È resistente alle spaccature e dura a lungo, rispondendo sia alle esigenze produttive che distributive.

Altri esempi di varietà di pomodoro, la cui coltivazione ormai è destagionalizzata sono: il pomodoro datterino SV1201TC (Seminis), il pomodoro datterino Zannyno (United Genetics), il pomodoro Maraskino (Seminis), il pomodoro Rovente (Seminis), il pomodoro datterino Kendall (Fenix Seeds), il pomodoro ciliegino Mozia (Axia Sementi), il pomodoro ciliegino Durillo (Top Seeds).

Investire sulle strutture per mantenersi competitivi

Avere un ibrido performante non facilita l'avvio di cicli precoci di coltivazione. I trapianti estivi di pomodoro in serra anticipano la produzione e ottimizzano l'uso delle strutture, ma le condizioni estreme in luglio e agosto rendono difficile questa strategia per cultivar che non riescono a dissipare il calore a livelli accettabili per la pianta.

A tal proposito Gianni Giannì, tecnico che opera nel ragusano con oltre un decennio di esperienza nel settore dell’agricoltura biologica, afferma: «È necessario effettuare degli investimenti anche sulle strutture, non solo per adattarsi ai mutamenti del clima, ma anche per mantenersi competitivi. Per questo bisogna passare a nuove strutture che presentino almeno l’apertura al colmo, aperture laterali e semplici ventole che fungano da estrattori. Quasi sempre i produttori scelgono di non investire tre euro in più al metro quadro senza, tuttavia, ragionare sui benefici a lungo termine».

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La destagionalizzazione delle diverse varietà complica le attività di programmazione, in quanto l’habitus vegetativo delle piantine è fortemente condizionato dal fotoperiodo e meno dalle temperature

Il cambiamento climatico sta causando problemi nella coltivazione del pomodoro in serra, soprattutto in regime biologico. L'aumento delle temperature medie giornaliere sta facendo, infatti, aumentare i cicli di riproduzione dei parassiti delle piante.

Tra le altre colture ortive che subiscono maggiormente gli effetti del cambiamento climatico figura anche lo zucchino. La scelta varietale nei mesi tra settembre e novembre rappresenta un vero rebus perché l’esposizione a temperature che superano l’intervallo ottimale per la coltura portano spesso all’insorgenza di malformazioni dei frutti, che si presentano appuntiti e non apprezzati dal mercato.

Anche periodo di impianto dell'anguria precoce è cambiato a Pachino (Sr). Prima si coltivavano primizie specifiche con costi elevati (Anguria Splendid della Vilmorin-Mikado). Ora si usano mini-angurie con trapianti a gennaio adatte alle esigenze di mercato (es. Mirella, Nikas, Nimbus). Il trapianto del melone gialletto è anticipato a febbraio, invece che a marzo.

Cambiamenti della programmazione in vivaio

«La destagionalizzazione delle diverse varietà complica, continua Siciliano, complica le attività di programmazione in vivaio. Questo perché l’habitus vegetativo delle piantine è fortemente condizionato dal fotoperiodo e meno dalle temperature.

Ne deriva che per mantenere la qualità delle plantule durante l'anno, occorre adottare pratiche tecnico-agronomiche speciali di nutrizione, esposizione, indurimento, trattamenti fitosanitari e operazioni colturali.
L'aumento della tecnicità nell'attività vivaistica, dovuto alla modulazione dei fattori per ogni varietà, comporta costi di produzione più elevati.

Gli agricoltori non capiscono spesso che l'aumento del costo delle plantule dipende non solo dai costi delle materie prime, ma anche da fattori tecnici che garantiscono elevati standard qualitativi».

Adattarsi ai cicli stravolti sotto serra dai cambiamenti climatici - Ultima modifica: 2023-01-12T10:45:08+01:00 da Lucia Berti

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