Per l’impollinazione del pomodoro da mensa in coltura protetta, nelle diverse aree di produzione è ormai sempre più diffuso l’utilizzo delle arnie di bombi allevate in biofabbriche. Le prime introduzioni di arnie artificiali di bombi risalgono al 1988-89 e da allora la tecnica di impiego si è di molto affinata con sfaccettature che riguardano i diversi tipi di ciclo colturale e le varie tipologie di pomodoro coltivate.
I bombi sono insetti sociali appartenenti all’ordine entomologico degli Imenotteri presenti in natura in un elevato numero di specie dalle diverse caratteristiche biologiche.
Bombus terrestris, delle oltre 300 specie presenti nel mondo, è stato oggetto in Europa di studi approfonditi per essere utilizzata su larga scala: efficienza di bottinamento ed attività intensa anche in condizioni difficili sono i fattori che ne contraddistinguono l’azione.
Il fiore
Il fiore del pomodoro presenta caratteristiche fisiologiche e morfologiche che lo rendono di difficile impollinazione per le produzioni in coltura protetta. Infatti non produce nettare e anche se il polline viene prodotto in gran quantità non presenta particolari qualità nutritive per gli insetti impollinatori, né risulta facile estrarlo ed utilizzarlo a causa della forma del fiore.
Pertanto i produttori di pomodoro da mensa si trovano a dover affrontare un problema di non semplice soluzione.
Le possibilità operative si possono condensare in due diverse strade da imboccare:
1 – effettuare delle ventilazioni per garantirsi l’allegagione dei nuovi fiori prodotti dal pomodoro;
2 – il posizionamento nelle serre si arnie artificiali di bombi.
I bombi, attaccandosi al fiore, sono in grado di produrre una specie di vibrazione (buzz pollination), che determina un’abbondante fuoriuscita di polline che in parte viene raccolto dall’insetto ed in parte va a realizzare l’impollinazione del fiore; il fiore così visitato presenta caratteristici segni e viene definito come “fiore marcato” e rappresenta il primo indice di lavoro dei bombi.
Attualmente l’uso si è consolidato in quasi tutte le zone orticole di Europa, Asia e Nord Africa, dove le colonie artificiali vengono allevate e commercializzate in comode arnie facili da trasportare e da movimentare.
Nelle varie realtà aziendali presenti in Italia, il pomodoro viene coltivato con tecniche molto diverse ed inoltre le varietà stesse presentano un’elevata variabilità rispetto a caratteristiche fondamentali quali: attitudine a produrre polline, preferenze per umidità relativa e temperatura.
La tecnica
I cicli di coltivazione possono essere molto vari, infatti al tradizionale ciclo breve primaverile-estivo se ne sono affiancati altri con durata ed epoca differente ed anche lo sviluppo della coltivazione fuori suolo a ciclo lungo da gennaio a novembre ha aperto nuove prospettive.
L’allungamento dei cicli rende più favorevole, se non indispensabile, l’impiego dei bombi; nelle serre calde del Nord Italia le prime arnie di bombi per l’annata produttiva in corso sono state posizionate già a dicembre 2017.
La valutazione dell’attività dei bombi è legata in primo luogo alla presenza della marcatura del fiore, ma con l’esperienza si è visto che per mantenere ottimali livelli di marcatura l’introduzione delle arnie deve essere regolare e costante. Considerando che un’arnia è in grado di coprire con la sua attività 1000-1500 m2 di serra in base alla tipologia di pomodoro (maggiore o minore presenza di fiori), si è accertato che per mantenere poi elevato e costante il livello di marchiatura dei fiori occorre introdurre regolarmente 2-3 arnie/ha per settimana. Questo perché le colonie di bombi, una volta raggiunto un picco di attività, con il tempo, dopo 4-6 settimane, riducono la loro azione e aspettare questi tempi per poi reintrodurre nuove arnie ci espone ad un periodo di bassa attività, con il conseguente calo del livello di marcatura dei fiori. Tutto ciò si evita con l’introduzione costante e regolare di nuove arnie che consente anche di obbligare il bombo a lavorare sui fiori appena formati così da determinare una sorta di anticipo dell’allegagione, che determina positivi riscontri soprattutto sulle varietà a grappolo, il ciliegino e il datterino.
L’attività dei bombi si svolge all’interno e nell’interesse dell’organizzazione sociale del nido; il produttore deve sempre tenere conto che i diversi fattori che incidono sulla qualità della vita all’interno del nido si ripercuotono senza alcun dubbio sull’attività esterna.
La temperatura e l’umidità possono essere regolate dai bombi all’interno dell’arnia, ma questo richiede tempo ed impegno: se le operaie sono impegnate a “ventilare” per abbassare il tasso di umidità all’interno del nido o al contrario a produrre calore per innalzare la temperatura non possono uscire alla ricerca del cibo trascurando di fatto l’attività di bottinamento.
Il polline
Il polline rappresenta la fonte proteica indispensabile per l’alimentazione delle larve dei bombi presenti all’interno dell’arnia. L’ambiente colturale deve mettere le piante nelle condizioni ottimali di sviluppo perché così esse produrranno polline fresco in gran quantità, ricordando sempre che il parametro fondamentale è la temperatura; valori sui 6-7 °C per quattro o cinque notti consecutive sono in grado di bloccare la produzione di polline, mentre in piena estate temperature superiori ai 35 °C predispongono i fiori al fenomeno della longistilia. In condizioni di carenza di polline la colonia dei bombi riduce drasticamente l’attività.
Se il polline è “buono” il bombo si alimenta e sviluppa la progenie, mentre il pomodoro produce bacche all’altezza delle sue potenzialità.
La cubatura e la superficie della serra sono elementi costruttivi che giocano un ruolo strategico, insieme alla tipologia di pomodoro coltivato, sulla produzione di polline.
Ad esempio, una serra di pomodoro ciliegino di 500 m2 in condizioni ottimali può garantire una quantità di polline paragonabile a quella prodotta da una superficie doppia di altre varietà e sufficiente ai fabbisogni di un’arnia senza incorrere in problemi di stress della colonia.
Nella pratica comune e in presenza di polline a sufficienza, una superficie di 1000-1500 m2 di serra viene indicata come unità tipo su cui porre un’arnia senza problemi di efficienza e durata della colonia. L’arnia deve essere collocata con cura, evitando di sottoporla ad un’eccessiva esposizione al sole; deve essere posizionata a circa 50 cm dal terreno e in una posizione che assicura il giusto ombreggiamento e variazioni climatiche minime.
Il fiore di pomodoro ha caratteristiche tali da risultare non particolarmente gradito ai pronubi ed anche il bombo, se messo nelle condizioni di scegliere, può deviare la sua attenzione su fioriture di altre essenze. Ne consegue che l’uso di reti diviene fondamentale per ottimizzare il lavoro dell’arnia sulla coltura, limitando possibili distrazioni.
Attività da rispettare
La gestione fitoiatrica del pomodoro deve essere tale da non interferire con la vita dei bombi e quindi utilizzando sostanze attive compatibili con la loro attività, tenendo sempre presente che ogni trattamento può avere, direttamente od indirettamente, delle ripercussioni su tutti gli organismi viventi presenti bombi inclusi. Molti agenti chimici non hanno un’effetto tossico diretto, ma possono determinare fenomeni indiretti quali disorientamento degli adulti o intossicazione della covata determinata dal polline contaminato. In entrambi i casi il danno è grave e può giungere fino alla completa compromissione del nido ed alla cessazione di ogni attività. La scelta delle tecniche da applicare deve perciò andare nella direzione del massimo rispetto con la preferenza delle tecniche di difesa biologiche.
L’impiego dei bombi per l’impollinazione del pomodoro da mensa, come per altre numerose colture, è una realtà consolidata ed offre indubbi vantaggi ai produttori.
Bombi e pomodori in serra, una sinergia vincente
Il ruolo strategico delle colonie di bombi allevate per l’impollinazione del pomodoro da mensa in una tecnica ormai consolidata