Il settore merceologico dei prodotti freschi, con la certificazione biologica, è in fortissimo aumento in Italia ma ancora di più all’estero.
Questa richiesta del mercato porta gli agricoltori ad affrontare nuove difficoltà poiché si devono provare ed implementare nuove tecniche produttive, usare strumenti diversi dal convenzionale, trovare nuove soluzioni, sia per la nutrizione che per la difesa.
Un aspetto, tanto cruciale quanto poco conosciuto, è la coltivazione delle piantine di ortaggi con certificazione biologica in vivaio.
Il seme
Il primo aspetto da considerare è la disponibilità di seme certificato biologico. Una certa rilevanza va attribuita, però, anche al prezzo.
Fino ad oggi le varietà di seme da coltivazione biologica non sono state tantissime.
Questa carenza è compensata dalla possibilità, dopo l'autorizzazione da parte di un ente preposto, di poter utilizzare in "deroga" semi provenienti da agricoltura convenzionale ma non conciati con fungicidi e insetticidi chimici.
Questa possibilità, che per gli agricoltori doveva rimanere un'eccezione, è diventata, purtroppo, la prassi sia per superare la carenza di varietà sia per acquistare il seme a minor prezzo.
In questo modo, le aziende sementiere non sono stimolate a produrre e commercializzare varietà con semi biologici per il mercato italiano.
Se non per rare accezioni di aziende che lavorano in mercati più maturi, con cataloghi completi dedicati al biologico, questa prassi ha sicuramente causato una stasi nella ricerca e nello sviluppo del settore sementiero.
Al fine di limitare l'uso delle Deroghe è stata elaborata, dal Ministero delle Politiche Agricole, una bozza di decreto che persegue lo scopo di favorire l’utilizzo di sementi e di materiale di moltiplicazione vegetativa in forma biologica. Inoltre, introduce la definizione di specie equivalenti, considerate alternative alle specie o varietà non disponibili. Per ottenere tale obiettivo è proposta l’istituzione di una banca dati informatizzata, gestita dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, a cui compete anche il rilascio delle autorizzazioni all’uso di sementi e di materiale di moltiplicazione vegetativa non biologici. Al fine di semplificare la verifica della disponibilità e il rilascio di eventuali deroghe, all’interno della banca dati sono presenti delle liste consultabili dagli operatori nelle quali saranno inserite le specie o le varietà per le quali è possibile concedere, o non, la deroga a secondo della disponibilità. Per l’aggiornamento dell’elenco delle specie e varietà equivalenti, il Ministero si avvarrà di un “Gruppo di esperti”, nominati con successivo provvedimento, sperando che esso si componga anche e soprattutto dagli attori principali del settore.
Azienda vivaistica
Conosciamo ed approfondiamo la tecnica di produzione in biologico di ortaggi incontrando i signori Pizzella Mario, Angelo e Simone dell’omonima azienda vivaistica di Mondragone in provincia di Caserta.
Mario Pizzella, coadiuvato dai figli Angelo e Simone, ha iniziato l’attività da circa trentanni.
«Nel 2015 abbiamo iniziato i primi test di coltivazione con strumenti e metodi biologici sia nell’azienda agricola di famiglia sia in vivaio per valutare la possibilità di partire con la conversione al biologico. Non avendo esperienza, ci siamo affidati ad un consulente con esperienza pluriennale che ci ha seguiti ed indirizzati. I risultati ottenuti con l'utilizzo di mezzi tecnici e strumenti per la produzione in biologico, l’esperienza acquisita, ci ha convinti che era un passo che oramai eravamo in grado di fare. Dal 2016 abbiamo certificato parte del vivaio in biologico seguendo le indicazioni dell’Ente Bioagricert, iniziando le produzioni di piantine certificate. Da allora, fino ad oggi, stiamo coltivando giovani piantine di molte specie botaniche: cavoli, lattuga, peperoni, melanzana, anguria ed anche melone. Confesso che abbiamo avuto un successo che non ci aspettavamo. Sia da un punto di vista produttivo, sia dalle risposte dei nostri clienti ».
Il melone
Interessante e formativa è stata la coltivazione di piantine di melone in biologico. Ci descrive la tecnica produttiva Angelo Pizzella: « La scelta varietale, indicata dal cliente, Coop Sole di Caserta, è stata indirizzata alla ricerca di una varietà che esprimesse delle resistenze genetiche agli Afidi, in particolare Aphis gossipii, ed all’oidio, con la possibilità di usare lo zolfo sia in vivaio che in serra di coltivazione. Il Kabayon aveva queste caratteristiche ».
Tutti gli strumenti produttivi, normalmente, hanno massima attenzione da parte del vivaista. Nel caso della produzione in biologico quest’attenzione è quasi maniacale.
Le condizioni climatiche per la coltivazione del melone, nei mesi invernali, devono essere pressoché perfette.
Controllare e poter gestire temperatura, umidità, ventilazione, luminosità, è il requisito più importante per evitare funghi e batteri patogeni.