«La tecnica della fertirrigazione si è evoluta soprattutto per far fronte alle nuove esigenze della moderna agricoltura orientate verso la sostenibilità dei sistemi produttivi, la tutela ambientale, la necessità di garantire la sicurezza alimentare e l’esigenza di avere prodotti salubri».
È la considerazione di Emilio Di Nardo della New Fertil di Villaricca (Na).
«Nel corso degli anni l’impiego spinto di input esterni, necessari per garantire la produttività nei sistemi agricoli intensivi ha influito negativamente sulla fertilità dei suoli e attualmente i produttori agricoli devono fare i conti con il declino generalizzato della qualità dei terreni, in particolare per quanto riguarda la riduzione della fertilità biologica».
Ruolo importante
In questo contesto la fertirrigazione può svolgere un ruolo importante poiché consente un apporto immediato di sostanze utili alla microflora tellurica.
«In un’agricoltura intensiva come quella che si attua nella nostra regione – aggiunge Di Nardo –, i produttori devono cimentarsi in metodologie nutritive innovative, in grado di ottimizzare le rese e rendere sostenibile i processi produttivi nel rispetto dell’ambiente».
Le analisi dei terreni nei principali areali agricoli campani consegna un dato preciso: la scarsa presenza di sostanza organica.
«La tecnica del sovescio – spiega Antimo Pedata agronomo che opera nelle province di Napoli e Caserta – svolge un ruolo importante per ripristinare la fertilità dei suoli, tuttavia anche tramite la fertirrigazione è possibile apportare ai suoli prodotti con matrice organica vegetale in grado di migliorare l’attività della microflora tellurica influendo, quindi, positivamente sullo stato di salute delle piante con evidenti vantaggi produttivi».
Attività radicale
L’impiego di prodotti in grado di attivare le popolazioni indigene di microrganismi consente anche un miglioramento delle attività radicali.
«Un apparato radicale ampio e ben funzionante migliora la capacità della pianta di approvvigionarsi di nutrienti e di acqua, con un risparmio in termini di apporto di elementi minerali. L’azione della microflora tellurica, inoltre, ha riflessi positivi anche sulla struttura del terreno, aspetto essenziale per assicurare una buona areazione e drenaggio, fondamentali per ottenere buone produzioni».
Una buona fertilità del suolo, inoltre, garantisce alla pianta condizioni di salute ottimali, con evidenti positive ripercussioni sulla difesa.
«Avere piante in un ottimo stato vegetativo – precisa Pedata –, consente di ridurre gli interventi di difesa con vantaggi non solo economici ma anche ambientali e di sicurezza alimentare, con la riduzione delle probabilità di trovare residui sui frutti».
La fertirrigazione è nata con la tecnica del “fuori suolo” e, con l’avvento dell’agricoltura di precisione, si è sempre più diffusa; oggi è adottata in tutte le coltivazioni protette e si sta diffondendo rapidamente anche nelle coltivazioni in pieno campo.
«I produttori che si avvalgono della fertirrigazione – ci riferisce Vincenzo Raimondo produttore associato alla OP “Futura” di Fondi (Lt) – preferiscono utilizzare acqua di pozzo, che va analizzata per conoscere la composizione, poiché l’acqua dei consorzi di bonifica non è adatta ai moderni impianti di filtraggio che richiedono acque molto pulite».
Le analisi delle acque di irrigazione è fondamentale poiché si rilevano valori molto diversificati anche in aree agricole omogenee.
«I diversi valori di pH e di salinità delle acque – spiega Raimondo – derivano sia dalla profondità dei pozzi sia dalla ubicazione degli stessi. In zone più prossime al mare l’abbassamento della falda acquifera, che si è determinato negli ultimi anni, ha provocato un aumento della conducibilità elettrica che è passata da valori di 700-800 millisiemens agli attuali 1.110-1.200 con punte anche di 1.800-2.000; il pH, invece, mostra un range di valori che va da 5,5 a 7 a seconda della profondità della falda».
Il sistema
La scelta del sistema di fertirrigazione è fatto in funzione della tipologia aziendale: nelle piccole aziende si opta per soluzioni semplificate che prevedono l’utilizzo di una sola vasca per la preparazione della soluzione “madre” e di un sistema di pompaggio costituito da un semplice tubo Venturi, mentre nelle aziende più grandi si scelgono sistemi più sofisticati che prevedono l’utilizzo di tre vasche e di una centralina di comando dei programmi di fertirrigazione e dei volumi da apportare che consente anche il controllo in entrata e in uscita del pH e della conducibilità elettrica della soluzione nutritiva.
«Le piccole aziende che si avvalgono di una sola vasca per la preparazione della soluzione “madre – precisa Pedata –, utilizzano concimi complessi, binari e/o ternari, ad elevata solubilità. Diverso il discorso per le grandi aziende che adottano soluzioni più sofisticate e utilizzano concimi semplici che vanno adeguatamente proporzionati in base alle diverse esigenze della specie coltivata grazie alla consulenza di tecnici specializzati».
La scelta dei concimi non sempre può essere fatta in relazione al costo dell’unità fertilizzante.
«Molto dipende dalla specifica situazione e la scelta va fatta secondo il tipo di terreno e la tipologia produttiva. Ad esempio per il potassio, che può derivare da sali di cloruro, solfato o nitrato, si può optare per il più economico cloruro nel caso di terreni sciolti e con specie più tolleranti alla salinità, mentre la scelta ricade per il solfato e/o il nitrato quando il terreno è “pesante”. Inoltre, quando ci sono esigenze di avere una long shelf life, per esempio quando le produzioni sono destinate all’esportazione, la migliore scelta ricade sul solfato».
I cloruri sono da escludere per quelle tipologie di pomodoro, quali l’oblungo, che possono incorrere nel marciume apicale.
«In questo caso – aggiunge Pedata – anche il calcio va somministrato in forma di nitrato e si può intervenire con acido nitrico per un’eventuale correzione del pH».
Naturalmente, prima di preparare i piani di fertirrigazione è necessario conoscere le analisi del terreno e dell’acqua irrigua.
Riqualificare il suolo
Una corretta nutrizione delle piante deve partire da una buona fertilità del suolo, in particolare per l’aspetto microbiologico