Produzioni a residuo zero

residuo zero
I dati della centralina sono rilevati ad altezza delle foglie e forniscono, quindi, la situazione reale delle condizioni climatiche della coltivazione.
L’evoluzione tecnologica sempre più a servizio delle imprese agricole; l’esempio di una start-up napoletana che ha ideato un sistema a supporto dell’agricoltura di precisione e sostenibile

La necessità di ridurre gli input chimici per puntare verso produzioni a “residuo zero” sta spingendo il comparto agricolo a cercare soluzioni sempre più innovative in grado, al contempo, di assicurare la sostenibilità economica delle imprese agricole.
«In quest’ottica il sistema “O.P.I. (Osserva, Previeni, Intervieni) rappresenta un ottimo supporto decisionale per gli agricoltori che vogliono un raccolto sano e di ottima qualità».
È quanto ci riferisce Davide Parisi, che con Antonio Affinito ha ideato il sistema di supporto decisionale realizzato da Evja, Start-up nata ad Acerra (Na) nel 2015.

Interventi tempestivi

«Il dispositivo di Evja – afferma Parisi – arriva in supporto dell’agricoltore per sapere quando è meglio irrigare, usare agrofarmaci o formulati biologici se la peronospora è in agguato. Avere informazioni in tempo reale sulle colture e su ciò che avviene in campo, prevenire eventi climatici e malattie delle piante, permettendo così un tempestivo intervento; per tutto questo le aziende agricole oggi possono contare su Evja».
Il dispositivo ha già collezionato diversi riconoscimenti: ben tre Seals of Excellence dell’Unione europea e il Macfrut Innovation Award 2019. Il team di Evja ha partecipato a fiere di tutto il mondo, come il World Agri-tech Summit di San Francisco e il World Food India di Nuova Deli, in cui ha riscosso enorme interesse, oltre ad essere ospite fisso delle più importanti fiere di settore: Macfrut, Fruit Logistica e Fruit Attraction.

residuo zero
Il team della startup “Evja”: da sinistra Marco Matascioli, Antonio Affinito, Polo Iasevoli e Davide Parisi.

«Il sistema è nato dalla volontà di applicare le più avanzate tecnologie nel campo Internet of things e intelligenza artificiale a uno dei settori più rilevanti d’Italia, l’agricoltura. L’IoT, l’Internet delle cose, è un ecosistema che ci permette di essere connessi con le cose, grazie ai sensori o tecnologie simili».
L’agricoltore può avere informazioni in tempo reale direttamente dal campo e capire e capire immediatamente cosa stia accadendo.
«E’ una centralina grande come una scatola di scarpe che non ha bisogno di montaggi complicati né di configurazioni; si accende e funziona. Il software non deve essere installato, non ci sono setup. Bisogna solo collegarsi alla propria dashboard online e si è immediatamente attivi».

Più efficienza

Grazie a OPI l’agricoltore potrà prendere le decisioni migliori, in modo da ottimizzare l’uso dei prodotti fitosanitari, rendere più efficiente l’irrigazione e aumentare la qualità e la quantità della resa.

residuo zero
La centralina del sistema O.P.I. ideata dalla Evja.

«Tra le funzionalità sicuramente più interessanti – spiega Parisi – OPI avvisa sul rischio climatico della peronospora (Bremia lactucae e Peronospora parasitica) su determinate colture. Si tratta di un nuovo modello predittivo basato su intelligenza artificiale, pensato non solo per la difesa delle colture ma ideato anche tenendo conto delle esigenze delle aziende di produzione e trasformazione. Il tutto con un impatto minimo per l’ambiente e con un miglioramento in termini di gestione della coltura».
OPI è semplicissimo da installare, basta porre il dispositivo in campo e premere il pulsante di accensione. I sensori monitorano costantemente i dati climatici dell’ambiente del terreno: temperatura e umidità dell’aria, bagnatura fogliare, umidità del terreno e radiazione solare. Queste informazioni vengono inviate automaticamente alla piattaforma software, che le rielabora con l’ausilio di modelli agronomici predittivi potenziati dall’intelligenza artificiale.

Indispensabile

«Si tratta di un supporto indispensabile per l’agricoltura, essendo un’utile guida per le azioni da intraprendere in campo. Tutte le informazioni sono visualizzate su un pannello di controllo immediatamente comprensibile e accessibile da pc, smartphone e tablet, da tutti i soggetti coinvolti nella gestione della coltivazione».
Il dispositivo è utilizzabile con tutti i tipi di colture, sia in serra che in piano campo. Funziona con tutte le reti, sia quelle tradizionali che quelle più all’avanguardia.
«Finora OPI ha utilizzato il wifi solo in installazioni particolari, come nel vertical farming. Di norma si appoggia su rete mobile 3G/4G, ma è pronto anche a connettersi con protocolli nuovissimi, come LoRa e Sigfox».

Per la IV gamma

Tra coloro che hanno puntato con decisione sul sistema “O.P.I.” c’è la O.P. “Italian leaf”, che associa 15 produttori di tutta Italia, per la maggior parte operanti in Campania (70%) per un totale di 800 ettari di baby leaf, aromatiche, ecc. per il 90% prodotte in coltura protetta.

residuo zero
Raffaele Vassallo, responsabile tecnico della O.P. “Italian leaf”.

«Abbiamo conosciuto “O.P.I.” nel corso dell’incontro “Innovation custer” organizzato da Intesa San Paolo presso il nuovo Polo Universitario di Napoli nella primavera dello scorso anno – racconta Raffaele Vassallo, responsabile tecnico della O.P. Siamo stati subito molto interessati dalla possibilità offerta dal sistema di rilevare l’Alert per la peronospora».
Una tale possibilità consente di gestire al meglio la coltivazione scegliendo se anticipare o posticipare la raccolta, prevedere il momento d’intervento di difesa e/o di irrigazione, con un netto miglioramento della sostenibilità economica e ambientale.

residuo zero
Il dispositivo della Evja ha collezionato ben tre Seals of Excellence dell’Unione europea e il Macfrut Innovation Award 2019

«Le nove centraline di rilevamento dei parametri climatici – continua il responsabile tecnico – sono dislocate in tre siti produttivi diversi ubicati nella Piana del Sele, di cui uno destinato alle produzioni biologiche, sistemati in tre zone diverse delle aziende interessate. La possibilità di conoscere ed elaborare diversi parametri climatici, incrociati con l’esperienza di campo, ci ha consentito di ridurre del 40% gli interventi di difesa; quest’anno puntiamo a raggiungere il 60% in meno di applicazioni per ridurre sempre più nel tempo i trattamenti di difesa».

Una guida per il tecnico

Anche nel caso di necessità dell’intervento di difesa i dati rilevati si rivelano di grande aiuto.
«L’efficienza del principio attivo – spiega il tecnico – è fortemente correlata alle condizioni ambientali e al momento d’intervento. In alcuni casi, come nel caso di eccesso di umidità nell’ambiente di coltivazione, un trattamento può addirittura essere controproducente poiché si incrementa ulteriormente il tasso igrometrico».
I dati climatici nei diversi gruppi serricoli, che si differenziano per le diverse situazioni espositive, sono catalogati in apposito date base e consentono di scegliere la destinazione delle diverse specie. Il sistema, quindi, rappresenta una vera “bussola di campo” che guida il tecnico nelle diverse scelte.
«In estate, ad esempio, l’illuminazione elevata danneggia specie come lo spinacino e la valerianella, mentre in inverno è l’umidità il fattore di maggiore importanza da tenere sotto controllo per evitare attacchi fungini, soprattutto di peronospora».

Il pomodoro

Il sistema di supporto intelligente per il monitoraggio climatico, Evja Green, fornisce numerose ed importanti informazioni per la gestione operativa ed agronomica delle colture orticole da frutto. Grazie ai moduli agronomici infatti è possibile ottenere dati utili per gestire al meglio gli interventi colturali.
Fra le features più interessanti vi è sicuramente il modulo del VPD. Questo valore misura la pressione stomatica correlata alla temperatura ed all’umidità relativa, fornendo un dato strettamente connesso allo stato idrico della pianta.
L’interpretazione di questi dati può essere sfruttata in chiave gestione irrigua del pomodoro.

residuo zero
I dati climatici sono inviati automaticamente alla piattaforma software, che le rielabora con l’ausilio di modelli agronomici predittivi potenziati dall’intelligenza artificiale.

«Com’è noto – riferisce Domenico Crispo, tecnico dell’azienda agricola “Terre Nuove” dove si coltivano 10 ettari di ortaggi ad Acerra (Na) – questa specie, soprattutto nelle cultivar a bacca lunga, è soggetta al dannoso fenomeno del marciume apicale dei frutti. Al contrario di quanto si è portati a pensare, il fenomeno è solo in minima parte associato al ridotto assorbimento di calcio. In gran parte esso è connesso allo squilibrio idrico nelle fasi di maggior richiesta idrica da parte della pianta. La lettura costante del VPD e del fabbisogno irriguo, entrambi ottenibili grazie ad Evja green, consente di operare in maniera continua e mirata nella somministrazione di acqua e nutrienti, riducendo fenomeni di stress direttamente correlati al marciume apicale».

Tempistiche corrette

Numerose ed altre interpretazioni per tecnici ed operatori esperti del settore consentono anche di definire le opportune tempistiche di intervento nutrizionale per colture orticole da frutto, al fine di massimizzare l’efficienza del fertilizzante.
«Una pianta infatti in condizioni termo-climatiche ideali (corretta alternanza di cicli di respirazione e traspirazione leggibili grazie al VPD) – aggiunge Crispo – assorbirà in modo efficiente dalla soluzione circolante. In questo modo sarà possibile intervenire in un preciso momento ottenendo rese quali-quantitative di livello eccellente. Tutto quanto detto consente alle aziende significative riduzioni di sprechi sia per quanto attiene il consumo di input produttivi che in termini di sostenibilità della pratica agronomica».
Evja Green è un potentissimo strumento di lavoro che in mani esperte ed audaci può fare la differenza tra una buona azienda ed un’eccellente realtà imprenditoriale.


Il profilo della start-up

La compagine di Evja è formata da Davide Parisi, CEO, amministratore delegato, con esperienza nel business development di progetti innovativi per aziende italiane e straniere, Antonio Affinito, CTO, responsabile della parte tecnologica, che ha lavorato per oltre dieci anni in Leonardo, dove si occupava di prototipizzazione e industrializzazione di sistemi radar, Marco Matascioli, CIO, direttore informatico, che vanta un’esperienza decennale nello sviluppo software e ha già fondato una startup a Londra e Paolo Iasevoli, CMO, responsabile marketing e comunicazione, con oltre quindici anni di esperienza internazionale alle spalle.

residuo zero
Tra le funzionalità più interessanti del sistema OPI avvisa c’è quello dell’alert sul rischio climatico della peronospora nelle coltivazioni di baby leaf.

«Evja ha una convenzione di ricerca con la facoltà di Agraria dell’Università Federico II di Napoli e collabora con altri centri di ricerca italiani e internazionali – ci dice Affinito. Da Settembre è entrata nel programma Startlife di acceleratore start up a Wageningen e parte dell’ecosistema dell’università, per intraprendere nuove prospettive di sviluppo del business. Ha inoltre due soci, BayWa e Rwa, tra le più grandi aziende del settore agricolo tedesco e austriaco».
Uno dei punti di forza di Evja è il team scientifico, che affianca il nucleo di lavoro principale, composto da ricercatori, agronomi di campo e fisici climatici che ogni giorno lavorano per il continuo sviluppo.


Gestione agronomica integrata

L’utilizzo del sistema O.P.I. non può essere confinato a solo scopo di ottimizzare gli interventi di difesa poiché il sistema produttivo è complesso e va gestito in maniera olistica.

residuo zero
Emilio Esposito, tecnico dell’azienda agricola Senese di Battipaglia (Sa).

«Utilizzare O.P.I. solo per la difesa è limitativo – ci dice Emilio Esposito, tecnico dell’azienda agricola Senese, che fa parte della Soc. cooperativa agricola “Ortoromi” e coltiva circa 60 ha di baby leaf per I e IV gamma tutti in serra. I dati che sono rilevati dalla centralina, disposta a livello della coltivazione, sono elaborati dal sistema e ci forniscono numerose indicazioni. Tra queste il calcolo in automatico e in tempo reale del VPD (deficit di pressione di vapore) che ci fornisce informazioni utili per capire lo stato di stress idrico della coltivazione. Nelle piante da foglia, infatti, bisogna evitare assolutamente di stressare la coltivazione per conseguire rese ottimali».
In base a quanto rilevato il tecnico sceglie di intervenire per ridurre lo stress abbassando i valori termici con ombreggiamento o con un intervento di irrigazione per aspersione a scopo climatizzante.
«Anche la nutrizione minerale viene “guidata” dal sistema poiché per ottimizzare la somministrazione di nutrienti la stessa va effettuata con valori di VPD elevati».
Naturalmente, l’utilizzo del sistema a supporto delle decisioni per gli interventi di difesa resta uno degli aspetti più importanti.
«Per alcune baby leaf non ci sono in commercio varietà resistenti alla peronospora per cui la valutazione dei fattori climatici è determinante per ridurre al minimo i fattori predisponenti la malattia. Il sistema ci consente di conoscere in anticipo la fase di sporulazione in modo da poter intervenire tempestivamente con la massima efficienza ed efficacia».

Produzioni a residuo zero - Ultima modifica: 2019-12-02T12:05:37+01:00 da Lucia Berti

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome