Monilia e botrite sul pesco, batteriosi su susino e kiwi, corineo e gommosi su albicocco. Quanto basta per battezzare già il 2010 come un anno da crittogame. E il peggio potrebbe ancora arrivare: le emergenze a cui far fronte in questi giorni sono la peronospora della vite e la ticchiolatura sulle pomacee.
«Nelle Marche - dice Francesco Corvi, fitopatologo che opera in questa area - la vite è vicina alla fioritura e sono già visibili sintomi di cospicue infezioni primarie di peronospora, in qualche caso accompagnate da precoci attacchi di muffa grigia». Le strategie di difesa non possono così più giocare la carta della tempestività. Del resto il rendezvous tra Vitis vinifera e Plasmopara viticola si ripete immancabilmente in Italia da oltre 120 anni. Ma quando l'appuntamento avviene in fioritura, fase di massima suscettibilità e sotto la pioggia, non c'è ombrello che tenga.
«Più variegata la situazione in Emilia-Romagna - distingue Massimo Fornaciari, tecnico del Cesac di Modena -, le temperature basse hanno infatti in qualche caso ritardato il ciclo vegetativo della vite e la fase più suscettibile è slittata così in avanti (ma in Romagna sono evidenti macchie d'olio già sulle seconde o terze foglie). Ci sono differenze tra parte orientale e occidentale della Regione così come tra vigneti di pianura e pedecollinari. Le maggiori difficoltà si registrano proprio in collina sui vigneti non inerbiti, dove non è possibile entrare in campo con le irroratrici». In questa fase, in piena espansione dell'infezione primaria, l'efficacia delle strategie di difesa è infatti questione di ritmo.
Difficile rispettare le cadenze di 8-10 giorni (o anche 6 per la ticchiolatura) se piove ogni due o tre. Si cerca così di entrare in campo quando si può, con interventi “curativi” che dovrebbero essere eseguiti entro 36-48 ore dall'evento infettivo, ma spesso si è costretti ad operare su vegetazione bagnata. «In questo caso diventa fondamentale la scelta corretta degli antiperonosporici. La scelta è vasta (si veda tabella) ma occorre saper distinguere tra sistemici, citotropici e locosistemici - dice Corvi».
Simili difficoltà si registrano anche su pero e melo, soprattutto dopo la stagione 2009, che ha lasciato l'eredità di un elevato potenziale d'inoculo di ticchiolatura in molti areali. La pioggia e il vento di questo scorcio di primavera hanno agito come una gigantesca centrifuga, facendo schizzare le ascospore di Venturia inequalis e di V. pyrina sui tessuti vegetali. «Le macchie causate dalle infezioni primarie - testimonia Fornaciari - sono già visibili in Emilia». «In Piemonte - descrive Graziano Vittone, responsabile frutticolo del Creso - il grosso dell'infezione è invece attesa proprio questa settimana. La principale pioggia infettante è infatti caduta tra l'1 e il 3 maggio».
E non è l'unico problema per i meli. La pioggia durante la fioritura ha infatti causato problemi di colatura (perdita di fiori) per la cultivar Red delicious, particolarmente sensibili. E innescato anche diffuse batteriosi su susino e kiwi. «Una situazione analoga - aggiunge Marco Scortichini, del Cra Isf di Roma - si registra anche sulle estese coltivazioni di actinidia della provincia di Latina, con l'aggravante che in questa zona, oltre alle consuete Pseudomonas syringae pv. syringae e Pseudomonas viridiflava è stata riscontrata anche la presenza di Pseudomonas syringae pv. actinidiae, in grado di creare diffuse fallanze negli impianti colpiti».
L'eventuale presenza di questo patotipo per ora non è evidente (i danni si manifestano in tutta gravità a ridosso delle raccolte). Scortichini consiglia di intervenire con trattamenti a base di sali rameici (ma attenzione alla dosi sulle cv gialle, più suscettibili a danni da fitotossicità). Rame che prorio in questi giorni sta però scontando una vistosa riduzione degli impieghi consentiti per molti formulati. È l'effetto dell'adeguamento delle etichette a seguito dell'armonizzazione europea dei residui (che per numerose colture tra cui pomacee, drupacee, fragola ecc. è salito da 5 a 20 ppm). L'adeguamento è pesante e riduce le possibilità di difesa per molte colture frutticole, anche in termini di allungamento del periodo di carenza.
Le conseguenze potrebbero essere pesanti per le raccolte precoci di drupacee del Sud, già penalizzate da un'allegagione non ottimale (il freddo ha ostacolato l'attività dei pronubi).
Le perturbazioni stanno infatti scendendo lungo la penisola e nei prossimi giorni le precipitazioni più cospicue sono previste in Meridione. «Dove le coltivazioni di susino e albicocco - racconta Arturo Caponero dell'Alsia Basilicata - hanno già accusato infezioni da Pseudomonas, e le pesche di monilia e botrite».
Marciumi, questi ultimi, che presentano spesso il loro conto in post-raccolta. «Basterebbe un mese di giugno caldo e secco come nella norma - auspica Caponero - per scongiurare questo rischio». Cambiamento meteorologico “richiesto” anche al Nord per recuperare il giusto ritmo delle strategie di difesa. In caso contrario la probabilità di trascinare le attuali difficoltà fino alle raccolte è alta, soprattutto per le colture più colpite dalla riduzione degli arsenali fitosanitari».