Orticoltura post-alluvione, cosa fare

orticoltura dopo alluvione
Nell'editoriale del numero di luglio di Colture Protette, Giorgio Gianquinto descrive le tecniche da adottare per rimediare ai danni in campo e favorire il recupero delle colture ortive

Le piogge di maggio hanno causato allagamenti e inondazioni in diverse zone del nostro Paese, con impatti drammatici su vaste aree di Emilia e Romagna, inclusi terreni coltivati a ortive. Molti agricoltori devono fare i conti con significative perdite di resa o con la devastazione dei propri campi e ora devono programmare il recupero dei suoli coltivabili. Come agire?

Innanzitutto bisogna distinguere tra zone alluvionate e zone allagate.

Le zone alluvionate

Nelle zone alluvionate, dove è presente uno spessore più o meno consistente di sedimenti (principalmente limoso-argillosi), il recupero della produzione dell’anno è del tutto improbabile. In questi casi si suggerisce di effettuare le lavorazioni per rimescolare sedimenti e strato attivo.

Se il deposito non supera i 10 cm di spessore si possono fare le lavorazioni tradizionali, evitando però di utilizzare frese o erpici rotanti che possono affinare troppo il terreno, favorendone il compattamento e la formazione di crosta. Quando lo spessore del deposito è maggiore e compreso tra 10 e 20 cm, si consiglia di effettuare lavorazioni a una profondità pari al doppio.

Con le lavorazioni vanno incorporate quantità consistenti di ammendanti organici ed è molto importante seminare quanto prima colture da sovescio, per riattivare l’attività microbica. Già ora, nel periodo estivo, si suggerisce di seminare colture come il fagiolino dell’occhio (Vigna unguiculata), che verrà interrato in autunno. Si può far seguire una graminacea o una brassicacea per il periodo invernale e poi riprendere il normale ciclo di coltivazione in primavera (in epoca non troppo precoce).

DAL NUMERO DI LUGLIO DI COLTURE PROTETTE

Le zone allagate

Le zone allagate, sommerse dall’acqua per durate variabili, sono meno interessate dal deposito di sedimenti. In questo caso la produzione potrebbe non essere stata compromessa del tutto, per cui si può procedere con ripetute sarchiature per rompere la crosta e arieggiare il terreno.

Si suggeriscono concimazioni fogliari (azoto, potassio, biostimolanti) per superare lo stress. È importante ripristinare l’irrigazione, con interventi molto frequenti e volumi contenuti, per evitare stress alle piante. In autunno fare seguire colture da sovescio come indicato sopra.

In tutti i casi, si consiglia di riprendere le coltivazioni utilizzando piantine inoculate con funghi micorrizici. Infatti, una delle cause della sindrome da suoli asfittici è dovuta alla riduzione delle popolazioni attive di micorrize arbuscolari.

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L'autore è professore di orticoltura all'Università di Bologna

Orticoltura post-alluvione, cosa fare - Ultima modifica: 2023-07-03T18:12:39+02:00 da K4

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