Peperone, con l’irrigazione per aspersione migliora la difesa

peperone
Nella coltura si sta diffondendo il suo utilizzo per mantenere condizioni di umidità utili anche a contenere il ragnetto rosso e l’oidio

Il peperone (Capsicum annuum L.), che Leonardo da Vinci usava, essiccato e pestato, per le tinte dei suoi affreschi, appartiene alla famiglia delle Solanacee; è originario delle regioni Andine del Perù e venne introdotto in Europa dagli spagnoli.

La sua origine in altitudine e quindi in aree fresche, e il suo apparato radicale fascicolato/superficiale, ci indicano che la pianta ha bisogno di un buon grado di umidità nel terreno e nell’aria e di temperature non elevate.

Una nuova tecnica

In funzione di questa necessità climatica, considerato anche il diffuso innalzamento delle temperature mondiali, si sta diffondendo una nuova e semplice tecnica agronomica che consiste nel bagnare la pianta per aspersione onde ottenere con una sola “fava” non due ma ben quattro piccioni: una migliore allegagione, la riduzione dello sviluppo dell’oidio e del ragnetto rosso e la riduzione del marciume apicale del frutto (Ber).

La tecnica, diffusa ormai in decine e decine di ettari di serre, principalmente in Sardegna, Lazio e Campania, consiste nel bagnare la pianta con i classici sprinkler, di cui le serre sono normalmente provviste, nelle ore mattutine dei mesi caldi.

Il ruolo di temperatura e umidità

Qualsiasi pianta, per poter traspirare e quindi svilupparsi in modo ottimale, gradisce un certo livello di temperatura e umidità nell’atmosfera che la circonda. C’è un parametro climatico che riassume tali condizioni ed è il Deficit di umidità (Du) detto anche Deficit di pressione di vapore (Vpd=Vapor Pressure Deficit).

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Sotto una certa soglia di umidità il peperone va in stress e comincia ad esempio a non allegare i fiori

È definito come la differenza tra la quantità di umidità nell’aria e la quantità di umidità che può trattenere l’aria quando è satura. Tale differenza si misura in g/m3 (anche in kPa se si considera e misura la pressione esercitata dal vapore). I valori, ottenuti incrociando la temperatura con l’umidità relativa, sono riportati nella tabella 1.

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Quando i palchi inferiori sono molto carichi, la pianta si autoregola riducendo il numero di frutti

Quanto più frequentemente, durante le giornate calde e per la maggior parte delle piante coltivate, ci troviamo sopra i valori di 10 g/m3 (evidenziati in rosso), determinati per esempio da una temperatura di 22 °C e un’umidità relativa uguale o inferiore del 60%, tanto più il peperone va in stress, e comincia a non allegare i fiori e a non assorbire il calcio nel frutto, la cui carenza è causa del marciume apicale (valori sotto i 3 g/m3 creano pure problemi, ma sono decisamente rari nei mesi caldi durante il giorno).

La cascola dei fiori nel peperone, tuttavia, può essere determinata anche da altri fattori. In particolare, quando i palchi inferiori sono molto carichi di frutti, la pianta si autoregola riducendo il numero dei frutti, che non riuscirebbe a nutrire contemporaneamente.
Come già accennato, esistono altri motivi per bagnare una pianta di peperone durante i mesi caldi.

Gli effetti su ragnetto rosso e oidio

Il temibile fitofago Tetranychus urticae, conosciuto dai più come ragnetto rosso, ama gli ambienti polverosi, asciutti e ventilati; quindi, in ambienti umidi riduce il suo sviluppo. La stessa umidità favorisce lo sviluppo del fitoseide Phytoseiulus persimilis, suo predatore naturale. Semplicemente usando l’acqua in modo corretto, otteniamo un rallentamento

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dello sviluppo del ragnetto. La stessa acqua può e deve essere utilizzata per bagnare le strade di passaggio polverose adiacenti le colture, in modo da evitare di impolverare i peperoni sul bordo e ostacolare così la diffusione del ragnetto (anche per questo è doveroso in azienda non correre con mezzi di trasporto o di lavoro per non alzare la polvere).

Anche l’oidio del peperone, causato da Leveillula taurica, è favorito da ambienti asciutti; infatti, come il ragnetto, compare in serra nei mesi estivi. L’oidio è un fungo che sviluppa il suo micelio sulla superficie delle foglie attaccate, per cui l’acqua tende a trascinarlo via ostacolandone inoltre la germinazione dei conidi. Anche in questo caso, quindi, una giusta umidità riduce il rischio di comparsa della malattia sulle foglie.

Riassumendo, se si riesce ad avere il giusto grado di Vpd in una serra di peperone, controllando l’andamento della temperatura e dell’umidità relativa con un data logger o una centralina climatica, si può:
- ridurre il rischio di attacchi, sia di oidio che di ragnetto;
- limitare il marciume apicale del frutto;
- ridurre la cascola dei fiori.

Come fare

Non è facile mantenere i valori di Vpd inferiori a 10 g/m3 in una serra nei mesi caldi, ma almeno si deve cercare di ridurre i valori estremi e il numero di ore di stress a carico della pianta.
Una delle tecniche più efficienti è dare acqua per aspersione per 2/4 minuti ogni 30/60 minuti, in funzione dei valori di Vpd riscontrati in serra.

L’acqua si può dare anche subito o poco dopo il trapianto, al fine di superare lo stress da trapianto in caso di giornate calde, anche in mesi non estivi. Spesso, dopo il trapianto, si nota la piantina che tende all’appassimento, perché il peperone ancora non ha sviluppato un buon apparato radicale; per questo, in quella fase è utile bagnarla per aspersione anche nelle prime fasi di crescita, in giornate calde.

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Nel somministrare acqua per aspersione, bisogna però seguire altre regole, quali:
1. evitare di bagnare subito dopo l’alba;
2. la pianta dev’essere asciutta almeno 3/4 ore prima del tramonto e anche la mattina all’alba;
3. la serra dev’essere ombreggiata nei mesi caldi;
4. in caso di interventi fitosanitari, non bagnare per almeno 48 ore dopo il trattamento.

 

 

Aspetti critici

Ci sono degli aspetti negativi da valutare:
1. in una serra non pacciamata, l’acqua data in misura eccessiva per aspersione può far sviluppare malerbe;
2. nel caso di varietà di peperone con il frutto a spalla alta, in caso di eccesso di acqua, si possono avere ristagni di acqua nella depressione dell’attaccatura del frutto che col tempo possono provocare marciumi o leggere bruciature;
3. in presenza di acque molto calcaree, la foglia si macchia e può ridurre l’attività fotosintetica;
4. in situazioni di umidità non ben gestita aumenta il rischio di sviluppo di batteriosi.

Considerata l’origine del peperone e dato il continuo innalzamento delle temperature mondiali, una buona ed economica soluzione per limitare perdite di fiori, ridurre il rischio di attacchi di oidio e ragnetto rosso in modo biologico e attenuare il marciume apicale è bagnare per aspersione la pianta nei mesi caldi, con alcune accortezze. Coltivare bene il peperone non è una cosa facile, molti considerano la coltivazione un’arte, dopotutto anche Leonardo da Vinci lo usava per la sua arte.

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Peperone, con l’irrigazione per aspersione migliora la difesa - Ultima modifica: 2022-10-27T15:04:27+02:00 da Lucia Berti

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