Qualità organolettica, il ruolo del post-raccolta

La corretta gestione della temperatura durante la conservazione mantiene inalterate le caratteristiche organolettiche del prodotto (foto Colelli)
Un’adeguata conservazione comincia dalle tecniche colturali. Ma hanno un ruolo anche l’etilene e gli imballaggi in atmosfera modificata

Il buon risultato dei prodotti orticoli in fase di post-raccolta ormai non è solo legato all’estensione della loro vita commerciale, comunque importante sia per avere maggiore flessibilità nella commercializzazione sia per ridurne le perdite, ma è sempre più connesso anche, se non soprattutto, al mantenimento della qualità organolettica.

In pratica l’aspetto qualitativo presente in fase di raccolta deve durare anche in quella successiva di post-raccolta. Si tratta di un innovativo cambiamento della “visione” complessiva del post-raccolta dei prodotti orticoli, afferma Giancarlo Colelli, professore ordinario di “Impianti per le operazioni post-raccolta” presso l’Università di Foggia. Un mutamento scaturito negli ultimi anni dalle crescenti difficoltà della loro commercializzazione, proprio perché un numero in aumento di consumatori li considera non saporiti e gustosi come in passato.

Sapore e conservabilità

«In effetti per allungare la vita commerciale di un prodotto orticolo, cioè conservarlo più a lungo, lo si raccoglie prima e poi si abbassa la temperatura in cella frigo, però così non si permette a tale ortaggio di estrinsecare tutte le sue potenzialità qualitative e addirittura se ne peggiorano le caratteristiche organolettiche» spiega Colelli.

«Staccare un grappolo di pomodoro da mensa quando solo le prime bacche sono invaiate implica che numerose bacche successive non invaieranno mai e quindi non diventeranno saporite. Alle giuste critiche dei consumatori i produttori di ortaggi possono rispondere valutando in maniera diversa l’epoca ideale di raccolta, cioè effettuandola quando il prodotto ha raggiunto non solo le condizioni esteriori opportune, ma anche quelle organolettiche. In pratica, aspettando qualche giorno in più per raccogliere.»

«Però il tempo in più che si attende per la raccolta corrisponde a giorni di vita post-raccolta che si sacrificano. Il pomodoro da mensa, che si produce 10 mesi all’anno, ha infatti problemi di conservabilità. Non si può però tornare ai tempi in cui il pomodoro si conservava solo 2-3 giorni».

______________________________________________

Abbonati a Colture Protette per leggere l’articolo completo.

Hai già un abbonamento?
Leggi l'articolo nel numero 8/2023
Entra nell'edicola digitale

Non hai un abbonamento?
Abbonati

______________________________________________

Qualità organolettica, il ruolo del post-raccolta - Ultima modifica: 2023-10-02T16:14:20+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome