Descrivere come deve essere un impianto di “fertirrigazione fatto bene” non è difficile ma neanche facile. Oltre modo gestito bene. Dipende dalle caratteristiche e dalle esigenze della coltura e dalle dimensioni dell’azienda. La prima cosa in assoluto è un impianto di microirrigazione efficiente. Senza scendere troppo nei dettagli ci proviamo, cercando di mettere insieme alcune caratteristiche ideali prese da diverse realtà aziendali in giro per l’Italia.
Un impianto di fertirrigazione deve rispondere ad alcune caratteristiche:
– ha i piedi per terra, cioè deve essere un impianto razionale e perfettamente adattato alle caratteristiche dell’azienda agricola e della coltura;
– parla la tua lingua, cioè deve avere un linguaggio tecnico di utilizzo perfettamente comprensibile, facile da usare e pienamente sfruttabile in tutte le condizioni colturali oltre che altamente efficiente;
– tutto arrosto, nel senso che è un impianto di fertirrigazione, è costruito e va gestito in modo concreto senza lasciare spazio a frivolezze e mode del momento.
Il contesto
Per esempio, ci possiamo trovare in un contesto aziendale, al Nord Italia, in un azienda agricola che si occupa della produzione in serra di fragole su terreno ma anche zucchine ed ortaggi a foglia in serre multi tunnel. È una situazione, che si può ritrovare anche in centro Italia come nel Lazio o al Sud come in Campania.
La distribuzione di acqua e fertilizzanti è affidata ad ali gocciolanti leggere, a media portata per l’esattezza, e a minisprinklers o mini irrigatori (utilizzati l’irrigazione degli ortaggi a foglia).
La prima cosa è che l’impianto di irrigazione sia stato ben progettato e ben installato (goccia o minisprinkler). È una premessa importante, perché fare una corretta gestione dell’irrigazione è la premessa di una buona fertirrigazione. Ma come si dice in gergo militare, per avere un’”armata” in grado di supportare al meglio la crescita e la produttività delle colture, è necessaria un struttura a monte, in grado di fornire un flusso continuo e preciso di vettovaglie e munizioni: Il cosiddetto “banco di fertirrigazione” e la sua corretta gestione.
Spesso questa attrezzatura, se ci troviamo in serra, viene collocata in un locale apposito, o in un container o su un carrello se ci troviamo in pieno campo. Dovrebbe essere comunque una struttura dove la prima cosa che deve saltare agli occhi è una armoniosa e perfetta distribuzione delle attrezzature degli spazi e una attenta cura nell’assemblaggio dei materiali.
I locali
I locali, come appena anticipato, devono essere puliti e coibentati al fine di mantenere le componenti elettroniche all’asciutto ed in completa assenza di condense e umidità persistente (le vere bestie nere di ogni circuito, relè, chip etc.).
La filtrazione non è assolutamente secondaria. Un buon sistema di filtrazione, dimensionato adeguatamente, deve essere realizzato in funzione delle diverse tipologie di acque e del loro tasso di impurità, mediante l’installazione di filtri a graniglia, o di filtri ad idrociclone e/o di altri filtri a dischi o a rete. La loro manutenzione e pulizia, deve essere semplice e facile da gestire, (se possibile con un minimo di automazione), in grado di bloccare sabbia e particelle fini e di pulire e mantenere l’impianto sempre efficiente e funzionante.
L’iniezione del fertilizzante
L’iniezione del fertilizzante deve essere gestita da un banco di fertirrigazione, o comunque da una semplice centralina con controllo e gestione della reazione pH ed EC. L’iniezione della soluzione fertirrigante nella linea irrigua, può avvenire sia con l’utilizzo di sistemi di iniezione venturi che con pompe elettrice dosatrici o con sistemi dosatori idraulici.
Per esempio un buon banco di fertirrigazione si caratterizza per alcune soluzioni tecniche. come per esempio:
1 - Pescanti del fertilizzante in grado di filtrare la soluzione e di stopparne l’aspirazione, senza introdurre aria, quando la vasca è vuota;
2 - Sistema di stabilizzazione della pressione in ingresso al banco con portata minima garantita per annullare la possibilità di bruciare la pompa;
3 - Le vasche, di ottima capacità sono perfettamente integrate nel locale, capienti e di ottima fattura;
4 - Dopo l’iniezione della soluzione fertilizzante, ci deve essere un filtro di sicurezza che blocca eventuali impurezze e/o precipitati che si possono formare con i fertilizzanti nelle vasche. Questi filtri, se si lavora bene, rimangono sempre puliti. Ma se si intasano sono un chiaro segnale che nelle vasche di dissoluzione dei fertilizzanti c’è qualcosa che non va.
I gocciolatori
A questo punto la soluzione fertirrigante è stata inviata alle linee gocciolanti poste nel campo o nella serra lungo le file delle piante. Ma attenzione ai giusti tempi di fertirrigazione.
In base ai calcoli dei tempi necessari per far raggiungere le soluzione nutritiva figlia a tutti i gocciolatori, ne consegue che i tempi di fertirrigazione debbono essere ovviamente superiori ai tempi di arrivo del concime alla fine della linea gocciolante più lontana dal punto di partenza dell’alimentazione idrica. In particolare in un impianto composto da molte linee gocciolanti che funzionano contemporaneamente, all’interno dello stesso tempo di irrigazione.
È bene conoscere come l’uniformità delle portate dei gocciolatori (cosiddetto coefficiente di variazione CV consultabile sulle schede tecniche delle ditte produttrici di linee gocciolanti) costituisca oltre che un possibile fattore di equilibrio dei volumi idrici distribuiti anche il grado di uniformità della distribuzione dei concimi in fertirrigazione. In sintesi, come accennato all’inizio dell’articolo, un buon impianto di irrigazione ed una buona gestione irrigua, sono la fondamentale premessa per avere una conseguente precisa ed efficiente fertirrigazione. Le piante sapranno ringraziare esprimendo il loro massimo potenziale genetico produttivo.
Fertirrigazione al top
Un buon impianto deve essere realizzato con perizia, fin dalla progettazione, e gestito con valide conoscenze tecniche