Qualità, le tecniche (sottovalutate) per ottenerla e falsi miti sui fertilizzanti

Gestione del clima, irrigazione, tecnica di potatura, densità d'impianto: per ottenere gli obiettivi colturali la strategia primaria, o almeno di pari passo con la somministrazione di nutrienti, dovrebbe essere quella agronomica

Il più grande condottiero è colui che vince senza combattere.

È questa una delle più famose frasi di Sun Tzu, un generale cinese di 2500 anni fa, contenuta nel suo altrettanto noto libro “l’Arte della guerra”. Prendendo in prestito questa espressione e adattandola al nostro settore, possiamo dire che un buon agricoltore è colui che riesce a prevenire o risolvere i problemi con l’ausilio della tecnica agronomica prima di tutto, quindi anche prima di “combattere” utilizzando come arma i vari prodotti disponibili per l’agricoltura. Una delle tecniche di vendita più utilizzate dal marketing per convincere all’acquisto di un prodotto è che lo stanno usando in molti e soprattutto l’opinion leader della zona di produzione.

Per risolvere o evitare un problema, invece, l’uso del fertilizzante dovrebbe essere solo una soluzione secondaria. La prima risposta, quella da preferire, deve essere la tecnica agronomica, ovvero la gestione del clima, l’irrigazione, la tecnica di potatura, la densità d’impianto, le rotazioni eccetera. A questo proposito, faremo in questo articolo quattro esempi validi.

Incremento della pezzatura di un frutto

Il fattore più importante per far crescere un frutto è il numero di frutti a metro quadro, ovvero il numero di piante a metro quadro. Il diradamento dei frutti viene attuato per questo, per incrementare la pezzatura.

L’azoto ammoniacale o ureico contribuiscono di più, rispetto all’azoto nitrico, all’incremento di pezzatura, ma hanno una minore influenza sulla pezzatura rispetto alla densità d’impianto.

La terra e la luce disponibili per le piante sono fattori limitanti. Se aumentiamo il numero di piante a metro quadro, la luce o la terra per ogni pianta saranno minori. Per questo motivo, ma non solo, somministrare più azoto spesso non è sufficiente a incrementare la pezzatura.

Per aumentare la pezzatura l’agricoltore saggio, seguace di Sun Tzu, sceglie in primis una giusta densità d’impianto e solo dopo usa l’”arma” azoto (ammoniacale/ureico) o altri prodotti.

Un altro fattore è l’abbassamento della conducibilità del terreno, che si ottiene sia riducendo la conducibilità della soluzione fertirrigua sia incrementando gli apporti irrigui. Infatti, il pomodoro ciliegino cresce bene con le acque e i terreni salati siciliani ad alta conducibilità.

L’agricoltore o il tecnico provveduto controllano nel tempo la conducibilità del terreno con appositi strumenti e decidono di conseguenza il valore di conducibilità della soluzione fertirrigua.

Sviluppo della radice e stimolo della fioritura

La “moda” in Italia, e non solo, spinge verso l’uso di concimi semplici o complessi ad alto titolo di fosforo, per "sviluppare le radici" e "incrementare la fioritura”. Un'abitudine, una moda, dura a morire.

Ancora oggi la maggioranza degli agricoltori e dei tecnici crede al magico fosforo come “l’antiazoto” e abbondano con questo elemento per tenere basse le piante e stimolare la fioritura, soprattutto nelle fasi inziali.

Andare in campo da tecnico e dire che con il fosforo non si ottiene quel che si pensa è una battaglia persa, Sun Tzu alzerebbe subito bandiera bianca.

Invece, il fosforo, una volta entrato nella pianta, ne aumenta il vigore e l’allunga, la fa filare, il contrario di quello che spesso si crede.

Per creare un ottimo apparato radicale serve certamente il fosforo, ma anche il calcio e non solo. Insomma, nutriamo le nostre piante con troppo fosforo e troppo poco calcio.

I fattori principali di sviluppo radicale sono altri, tra i quali:

  • un buon contenuto in sostanza organica nel terreno;
  • l’areazione del terreno con un'ottima lavorazione;
  • l’irrigazione ponderata attuata solo di mattina e mai di sera.

Inoltre, uno stress misurato nelle prime fasi di sviluppo della pianta contribuisce allo sviluppo radicale: la radice si allunga cercando l’acqua e anche la fioritura viene così stimolata. Uno stress misurato stimola la pianta alla riproduzione ovvero all’emissione di fiori.

Ancora una volta, prima di usare un’arma, irrigate bene le vostre piante e la radice vi darà soddisfazioni.

Aumento del grado brix

Uno dei comandamenti della moda nutrizionale in Italia associa il grado brix, ovvero il sapore, all’apporto di potassio. Il potassio contribuisce al sapore, ma non ne è il principale artefice. Lo sono invece la conducibilità del terreno e della soluzione fertirrigua, oltre ovviamente alla varietà, la luce e altri fattori pedoclimatici.

Utilizzare acque salate o ad alto contenuto di concimi, soprattutto nelle ultime fasi di sviluppo del frutto, incrementa il grado brix (ma riduce la pezzatura). In particolare, incrementare il rapporto K/(Ca+Mg), aumentare i solfati e incrementare la conducibilità con la riduzione degli apporti irrigui aumenta il sapore di un frutto.

Nessuna "arma" a base di potassio può fare i miracoli ottenibili da un’acqua a elevata conducibilità per ottenere frutti saporiti (e piccoli, vedi ciliegino siciliano di cui prima).

Riduzione del marciume apicale sul pomodoro

Concludiamo con una battaglia purtroppo persa ancor prima di iniziare: in caso di marciume apicale del pomodoro (o altri frutti) bisogna apportare calcio.
Lo sanno anche gli hobbisti della teorica importanza del calcio contro il marciume apicale.

Invece è assolutamente inutile usare il calcio se non ci sono delle buone condizioni climatiche. Non c'è quantita di calcio che la pianta possa assorbire se non è in atto una buona traspirazione, regolata dal giusto grado di umidità nell’ambiente (il cosiddetto Deficit di Umidita o Vpd, Vapour Pressure Deficit).

Anche per via fogliare dare calcio al pomodoro è sprecare tempo e soldi, se non si tocca il frutto. La maggior parte va sulle foglie e non viene traslocata al frutto.

In estate, nei periodi caldi, la soluzione migliore è bagnare il pomodoro per aspersione per ridurre il Vpd, riportarlo a valori normali che permettono l’assorbimento regolare del calcio dal terreno.

Da "cosa posso dare" a "cosa posso fare"

Molte volte, troppe volte, quando un tecnico va in campo e gli viene segnalato un problema, l’agricoltore chiede la “medicina”, chiede il nome del prodotto X da usare. Un po’ come quando si va dal medico e per chiedere la medicina contro il colesterolo o contro il mal di testa.

Ma prima di usare la medicina anticolesterolo, togliamo dalla dieta gli alimenti che lo favoriscono. Tornando in serra: usiamo bene l’acqua, attuiamo le rotazioni, bagniamo le piante in periodi caldi, usiamo la giusta densità d’impianto. In altri termini, l'approccio cambia dal chiedersi "cosa posso dare?" a "cosa posso fare?".

Bisogna ridurre gli input chimici in agricoltura sia in termini di fertilizzanti sia in termini di agrofarmaci. Fare a meno della chimica di sintesi è e sarà impossibile se vogliamo assicurare l’alimentazione a una popolazione in crescita, ma possiamo e dobbiamo ridurre le quantità immesse nell’ambiente e attuare altre tecniche risolutive o preventive per risolvere le diverse problematiche colturali.

Ricordiamoci il consiglio del generale cinese Sun Tzu di 2500 anni fa e prima di usare mezzi più facili e comodi, usiamo il ragionamento e applichiamo la tecnica agronomica per risolvere o prevenire un determinato problema.

 

L'autore è agronomo di campo e fa parte del comitato tecnico scientifico di Colture Protette.


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Qualità, le tecniche (sottovalutate) per ottenerla e falsi miti sui fertilizzanti - Ultima modifica: 2024-04-30T10:42:24+02:00 da K4

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