Garofanini, gli ibridi moderni conquistano il mercato

garofanini
La coltivazione di garofanini in vaso in Campania interessa una produzione di un paio di milioni di piante.
Momento positivo per i “garofanini” che hanno beneficiato del lavoro di miglioramento genetico

La coltivazione di “garofanini” (Dianthus spp.) in vaso è piuttosto diffusa in Italia e si stima una produzione di un paio di milioni di piante prodotte ogni anno di cui l’80% rappresentata da varietà delle specie annuali o biennali e l’altro 20% da perenni. Le prime sono adatte ai vasi destinati ad ornare i balconi ed hanno, in parte, sostituto il geranio, particolarmente sensibile agli attacchi degli aleurodidi (mosca bianca); i garofanini perenni sono utilizzati principalmente per l’abbellimento dei giardini.
Gli ibridi
Negli ultimi anni è stata costituita un’ampia gamma di ibridi delle specie D. cariophyllus (i più rappresentati), D. chinensis e D. barbatus, che riscuotono grande successo sia per l’ampia gamma di colori e forme sia per la caratteristica di essere rifiorenti per lungo tempo ed anche per il costo, che si colloca nella fascia medio-bassa. Sul mercato è presente anche una molteplicità di varietà e ibridi delle specie perenne D. gratianopolitanus (con varietà di diversa altezza: da 20 fino a 40-50 cm), che sono utilizzati nei giardini; tuttavia, pur essendo interessanti in quanto rustici e poco esigenti d’acqua, soffrono la concorrenza di altre specie e, quindi, fanno fatica ad affermarsi.
Allevamento
La coltivazione di garofanini viene condotta, negli ambienti floricoli meridionali italiani, in serra fredda, utilizzando il riscaldamento solo come soccorso.
Si parte dall’acquisto delle talee radicate negli alveolari che sono trapiantate in vasi di diversa dimensione (da Ø 9 fino a Ø 14) a fine estate-autunno (solitamente tra la settimana 36 e la 46).
I trapianti, tuttavia, possono proseguire, in altre zone di coltivazioni a settentrione, fino ad inizio aprile ottenendo fioriture a partire da marzo fino a tutta l’estate. Si utilizza un substrato standard (torba bionda) al quale si aggiunge un 10% di argilla e 10% di perlite e un concime a lenta cessione nella dose di 1-2 g/l.
La densità di coltivazione varia secondo la dimensione del contenitore e oscilla dai 60-70 vasi/m2 (diametro 9 cm) ai 25-30 vasi/m2 (diametro 14 cm).
Concimazione e irrigazione
L’irrigazione si effettua con l’impianto a goccia (con spaghetto e “siringa”) somministrando anche i concimi (fertirrigazione). Gli apporti irrigui devono essere particolarmente oculati e si devono assolutamente evitare gli eccessi idrici, mantenendo il substrato leggermente più sull’asciutto.
Gli interventi di nutrizione iniziano a partire da fine gennaio (quando le radici sono ben formate) apportando 1-2 g/l ogni settimana (soluzioni allo 0,1-0,2%) e dando la preferenza a concimi completi con elevato contenuto in potassio.
In genere, quando le temperature sono tenute intorno a valori bassi, non sono necessari trattamenti nanizzanti, ma in caso fosse necessario, sulle varietà “alte”, bisogna trattare 1– 2 volte con dosi pari a 0,0125 – 0,025% del principio attivo flurprimidol, intervenendo quando i germogli raggiungono una lunghezza di 2 cm e bagnando le piante solo leggermente. Se si fa ricorso al cooling morning (a partire dalle ore 4 per sei ore, tenendo la temperatura a circa 4 °C), si evita l’impiego di nanizzanti.

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I garofanini sono allevati con successo in vaso, dove si esalta la fioritura, e utilizzati sui balconi.

Altro intervento importante da effettuarsi nel corso della coltivazione è la spuntatura effettuata quando sono, presenti 3–5 paia di foglie, che si pratica dopo 2 settimane dall’invaso. È necessaria una seconda spuntatura dopo 3 settimane per vasi grandi. Se le piante si allungano possono essere tranquillamente rispuntate. Una spuntatura tardiva ritarda notevolmente la fioritura. L’intervento è fondamentale per formare bene la pianta in autunno e ottenere un vaso “peno” con una fioritura precoce.
La difesa
Tra i parassiti animali più temibili per il garofano si segnalano il ragnetto rosso, gli afidi ed i tripidi.
Il ragnetto rosso è senz’altro la specie più dannosa per il garofano.
La difesa si effettua con prodotti chimici ad intervalli diversi secondo la stagione (1 intervento/10 gg in estate fino ad 1 intervento/2 mesi in inverno) alternando l’impiego di prodotti specifici. Per ottenere un controllo efficace dei tripidi è fondamentale la prevenzione che va operata utilizzando materiale di propagazione sano ed eliminando subito i residui colturali e le piante infestanti. La lotta chimica va condotta alternando opportunamente i principi attivi.
Tra le malattie del garofanino causate da patogeni troviamo le ruggini, la peronospora e l’alternaria. La lotta va fatta preventivamente, evitando gli eccessi di umidità e procedendo a concimazioni razionali, oppure intervenendo con gli idonei principi chimici.

Garofanini, gli ibridi moderni conquistano il mercato - Ultima modifica: 2019-03-06T08:55:10+01:00 da Lucia Berti

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