La muffa grigia del pomodoro è una delle malattie crittogamiche più importanti del pomodoro; il fungo responsabile di questa importante malattia è Botrytis cinerea.
Questa malattia trova negli ambienti delle serre frequentemente le condizioni migliori per esprimere al massimo la propria pericolosità: temperatura compresa tra 15 e 25°C, umidità relativa superiore al 90%e bagnature prolungate della vegetazione.
Le serre di maggiori dimensioni presentazioni condizioni più critiche perché viene ridotto il vantaggio offerto dalle ventilazioni effettuate per ridurre la bagnatura della vegetazione, infatti nelle zone centrali possono determinarsi condizioni di ridotta ventilazione e di contrappunto di prolungata bagnatura, Viceversa in serre di ridotte dimensioni è più semplice ottenere un'asciugatura veloce della vegetazione.
Il fungo può instaurarsi preferibilmente partendo da ferite o rotture dei tessuti superficiali del pomodoro, ma è anche possibile che sia in grado di penetrare attivamente la cuticola.
Di conseguenza bisogna porre grande attenzione nell'esecuzione di tutte le operazioni colturali che possono determinare ferite, che possono poi divenire via preferenziale per l'innesco della malattia; a cominciare dalla raccolta.
L’attacco
La malattia può colpire tutti gli organi vegetativi ed anche i frutti sia verdi che dopo l'invaiatura. L'attacco sui fusti provoca un generale indebolimento della pianta che può arrivare anche alla morte, mentre lo sviluppo sulle bacche ne determina la completa compromissione commerciale. Sui frutti verdi la malattia si manifesta con la tipica anellatura decolorata che permane fino alla maturazione, mentre dopo l'invaiatura si assiste ad un imbrunimento dei tessuti che poi degradano rapidamente. I fiori ed i frutti sono gli organi che mostrano la maggiore suscettibilità all'attacco del fungo.
La difesa dalla muffa grigia passa in primo luogo dall'applicazione di corrette tecniche colturali:
1 - arieggiamento della serra;
2 - irrigazione per manichetta;
3 - sesti di impianto non troppo fitti.
Come si può facilmente desumere si tratta di pratiche che vanno ad abbassare il tasso di umidità all'interno della serra e di conseguenza sulla vegetazione. In particolare è fondamentale la preferenza dell'irrigazione a manichetta rispetto a qualsiasi metodo di distribuzione dell'acqua per aspersione.
La difesa chimica si basa su numerose sostanze attive a cui è possibile far ricorso per attuare corretti piani di difesa integrata dalla muffa grigia.
Negli ultimi anni hanno però sempre più avuto diffusione i trattamenti con prodotti a base di preparati microbiologici inseriti anche nei Disciplinari di produzione integrata: Bacillus subtilis e Bacillus amyloliquefaciens.
Bacillus subtilis e Bacillus amyloliquefaciens sono batteri sporigeni gram-positivi (fam. Bacillaceae), presente in tutti continenti, componenti della microflora del terreno e anche dell’intestino umano, che spesso si ritrovano nelle rizosfera delle piante. Il primo è stato scoperto nel 1835, ma è stato ribattezzato come B. subtilis solo nel 1872; il secondo è stato scoperto in un suolo giapponese nel 1943 e deve il suo nome perché in grado di produrre amilasi per la metabolizzazione di zuccheri complessi. Entrambi hanno una spora di forma arrotondata ed ha la capacità, in condizioni ambientali estreme, di dare origine ad una endospora che può tollerare lunghi periodi di condizioni avverse
I batteri B. subtilis e B. amyloliquefaciens sono molto comune in tutti i suoli del mondo; in natura questi microrganismi competono con altri, oltre che per lo spazio e i nutrienti, anche producendo alcuni metaboliti all’esterno della cellula. Si tratta di un meccanismo che si evoluto in modo da proteggere la nicchia ecologica del batterio inibendo lo sviluppo di potenziali competitori, sottraendo loro le fonti nutritive o anche eliminando i competitori direttamente e utilizzandoli come fonte di cibo. Questo fatto è stato sfruttato anche dal punto di vista fitosanitario: infatti le spore di B. subtilis B. amyloliquefaciens contenute nei relativi formulati commerciali germinano e competono con le crittogame a livello fogliare con le medesime modalità di azione che i bacilli manifestano in natura.
Bacillus amyloliquefaciens è comunemente presente nel suolo e sulla vegetazione di tutto il mondo ed il nome deriva dalla capacità produrre (faciens) una amilasi (amylo), un enzima in grado di liquefare (lique) o meglio degradare zuccheri complessi in zuccheri semplici.
In natura
In natura questo batterio presenta, in condizioni ambientali favorevoli per la crescita microbica, un ciclo vitale durante il quale la cellula vegetativa si accresce e si replica originando nuove cellule vegetative, mentre in condizioni ambientali sfavorevoli (per es. assenza di nutrienti) la cellula segue un ciclo vitale alternativo detto sporulazione che porta alla formazione di una spora all'interno di una cellula vegetativa.
La spora che è una forma cellulare metabolicamente quiescente, una volta formata, può rimanere in uno stato inerte per un periodo di tempo indefinito, resistendo a condizioni anche estreme di temperatura (fino ad 80°C), pH, esposizione a raggi UV, ed a disinfettanti, enzimi litici e sostanze chimiche tossiche: è su queste spore che si basano i prodotti commerciali a base di Bacillus amyloliquefaciens .
Le spore una volta messe in soluzione acquosa germinano in pochi minuti, producendo cellule vegetative che spesso formano catene e sono mobili e flagellate.
L'azione
Quando la soluzione raggiunge la vegetazione della coltura da proteggere queste cellule vegetative entrano in competizione con i patogeni per l'accaparramento delle fonti nutritive e dello spazio vitale; inizia così la produzione di lipopeptidi in grado di inibire la crescita dei patogeni. Nelle piante trattate si attivano anche meccanismi di induzione di resistenza.
In definitiva quindi il meccanismo di B. amyloliquefaciens si esprime in 4 direzioni:
1 - competizione per le fonti nutritive;
2 - competizione per lo spazio;
3 - rilascio all'esterno di sostanze (lipopeptidi) in grado di inibire la crescita dei patogeni;
4 - induzione alla resistenza.
L'azione di questi prodotti è dunque assolutamente di tipo preventivo e, quindi, i trattamenti si prefiggono l'obiettivo di impedire l'insediamento della muffa grigia sul pomodoro, proteggendone la vegetazione ed i frutti.
In prove sperimentali sequenze di sei trattamenti a cadenza settimanale hanno mostrato un'efficacia comparabile a livello statistico con i più comuni standard chimici di riferimento e determinando condizioni di diffusione della malattia nettamente migliori rispetto al testimone non trattato.
Difesa integrata
B. amyloliquefaciens trova una collocazione ottimale in strategie di difesa integrata dove l'azione complementare con gli agrofarmaci ne esalta le qualità. Non si tratta quindi di operare scelte alternative, ma di costruire strategie funzionali al raggiungimento dell'obiettivo. Le condizioni migliori di utilizzo si configurano in prossimità dell'invaiatura dei frutti e con bassa pressione della malattia. Viceversa in situazioni di malattia conclamata conviene intervenire con agrofarmaci a qualità anche curative. Ecco allora che spetta al tecnico valutare con attenzione le condizioni colturali e predisporre un adeguato programma di interventi, sfruttando al meglio le sinergie offerte dagli strumenti di difesa disponibili, dove ogni prodotto venga utilizzato nelle condizioni migliori per esprimere la sua potenzialità.
B. amyloliquefaciens, inoltre, può svolgere un ruolo fondamentale nella riduzione dello sviluppo di popolazioni resistenti ai fungicidi di sintesi; infatti grazie al complesso modo d'azione (tipico dei formulati microbiologici) presenta un ridotto rischio di resistenza e può essere efficacemente essere inserito in strategie di difesa integrata multisito.
B. amyloliquefaciens si configura come uno strumento di rilievo nell'attuazione di strategie razionali di difesa integrata del pomodoro dalla muffa grigia grazie anche alla miscibilità in botte con numerosi insetticidi e fungicidi.