La pandemia ha colpito duramente tutti i settori produttivi e anche l’agricoltura non è rimasta indenne da questa tempesta. Al mondo ortofrutticolo è stato chiesto uno sforzo importante: garantire a tutti una costante disponibilità di frutta e verdura fresche, beni di primaria necessità essenziali per l’alimentazione quotidiana.
Una sfida a cui la produzione agricola organizzata ha risposto “presente!”, dimostrandosi capace di fare fronte a un quadro della domanda mutato improvvisamente e in costante evoluzione, sia sul fronte dei consumi nazionali che su quelli internazionali.
Gli equilibri sono mutati
L’emergenza coronavirus ha infatti stravolto gli equilibri esistenti: la chiusura di bar e ristoranti ha bloccato il canale dell’Horeca, dopo lo stop arrivato a febbraio della ristorazione (a partire da quella scolastica), a cui sono seguite anche le limitazioni ai mercati rionali.
Al contrario, la Grande distribuzione organizzata ha spinto sull’acceleratore delle vendite durante tutto il mese di marzo. Le vendite della Gdo – secondo i dati Nielsen – hanno registrato incrementi a doppia cifra per tre settimane, per poi rallentare pur rimanendo sempre in territorio positivo.
Il comparto delle orticole è stato fortemente influenzato da questi eventi: alla mutazione degli stili di consumo ha fatto seguito un radicale cambiamento nelle abitudini d’acquisto degli italiani. Da un lato sono crollati praticamente a zero i pasti consumati fuori casa, con un parallelo incremento di alimenti preparati fra le mura domestiche. Dall’altro, il numero di atti d’acquisto si è ridotto a una media di uno per settimana.
Aumenti per ortaggi a lunga durata
In questo contesto si è innescato un maggiore consumo di prodotti ortofrutticoli e una trasformazione della composizione del paniere di spesa. Nei banchi dell’ortofrutta sono maggiormente ricercate le orticole di lunga durata. Come i cavoli, ad esempio. O le patate, che hanno avuto incrementi del 25-30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Picchi importanti anche per cipolle e carote che, nelle prime settimane dell’accaparramento, hanno visto talvolta triplicare le vendite rispetto alle medie stagionali.
Ridotti i consumi per i freschi
A tale impennata è corrisposta tuttavia una contrazione per le referenze più legate al consumo immediato e con una minore shelf life. In particolare insalata a foglia larga (anche nella IV gamma, nonostante un primo momento di performance brillanti), fragole e asparagi. Sono prodotti di elite, molto impiegati nella ristorazione. Ora stanno vivendo un momento di importante difficoltà aggravato proprio dallo stop del canale Horeca, dove tali referenze rivestono tradizionalmente un ruolo di primo piano.
Infine, in questa situazione delicata, impossibile non segnalare l’impatto delle improvvise gelate. Le basse temperature si sono susseguite fra la fine di marzo e l’inizio di aprile sull’intero territorio nazionale. Il gelo si è abbattuto sulle coltivazioni con una violenza non comune, causando danni importanti a tutte le produzioni. Le criticità hanno riguardato in particolare il comparto frutticolo. Ma anche le ortive sono state fortemente colpite.
Tuttavia, è grazie alla presenza di coltivazioni in serre specializzate che è stato possibile salvare una parte importante del prodotto orticolo. Almeno su questo fronte, le forniture di beni di primaria necessità non dovrebbero subire battute d’arresto.