Garantire un’offerta molto ampia di piantine orticole, arricchita da altre aromatiche e floricole, non solo convenzionali, ma anche certificate biologiche. Era l’ambizioso progetto che Cosimo Daniele Mizzi cullava da giovane e ha poi saputo tradurre in realtà operativa con la costituzione dell’azienda vivaistica Junior Plant a Fasano (Br) e con l’impegno continuo profuso in essa per farla diventare sempre più professionale.
«Sono figlio di orticoltori, con gli anni ho accumulato esperienza di coltivazione in pieno campo e in coltura protetta di ortaggi e verdure. E in gioventù ho lavorato in una importante azienda ortovivaistica per acquisire altre competenze. L’una e le altre si sono unite e tramutate in una vera e propria passione. Nel 2000 ho ereditato il terreno sul quale ora insiste la mia azienda vivaistica, in una zona molto vocata per la produzione di ortive, la pianura che dal Sud-Est barese scende fino a Brindisi, e ho avviato la mia attività. Sono partito piano piano, lavorando su piccole superfici e con parenti e amici come primi clienti. Nel 2003 ho ricevuto dalla Regione Puglia l’accreditamento del vivaio per la produzione e la commercializzazione di piantine orticole, aromatiche e floricole».
Un progetto originale
Ma l’intento di Mizzi era anche realizzare qualcosa di diverso e importante per distinguersi dagli altri vivaisti operanti nella pianura brindisina. Così più tardi, nel 2012, il vivaio ha ricevuto la certificazione biologica, con organismo di controllo e certificazione prima Icea e attualmente Bioagricert.
«L’offerta di piantine biologiche non è solo un altro canale commerciale. La scelta del biologico l’ho fatta perché credo nella validità tecnica dell’agricoltura biologica. Nel mio bacino commerciale l’orticoltura biologica non è molto diffusa, la relativamente bassa richiesta non stimola i vivai orticoli a chiedere la certificazione. Eppure io ho avuto e ho fiducia in essa, spinto anche dalle esigenze dei non tanti ma bravi orticoltori che erano stanchi, non trovando piantine certificate, di andare in deroga».
Mizzi ha avviato l’attività con una serra di soli 2.000 m². Ma negli anni ha accresciuto la superficie coperta fino a 8.000 m², dei quali 1.500 m² sono destinati alla produzione biologica, e a breve erigerà altri 5.000 m² di serre per produzione convenzionale.
Serre classiche
«Le mie serre sono classiche e semplici, in ferro-plastica e multitunnel. Ogni tunnel è largo 9 m e lungo 70 m, alto in gronda 3 m e al colmo 5 m. I due tunnel dedicati al biologico sono simili, tranne che per la lunghezza, pari a 82 m. Ho realizzato le serre basandomi in gran parte sulle mie risorse finanziarie. Ho anche usufruito di un finanziamento del Psr Puglia 2007-2013, per il 60% a fondo perduto, Iva esclusa, per la realizzazione di un gruppo di serre di 3.000 m², di una cisterna di 1.400 m³ per il recupero dell’acqua piovana dai tetti delle serre e di un capannone per gli uffici e l’area semina. Adesso sto chiedendo un altro finanziamento per il nuovo gruppo di serre. Sia chiaro: intendo questi finanziamenti come un semplice aiuto, naturalmente benvenuto, ma non come la condizione necessaria per far crescere il vivaio. A prescindere da quegli aiuti, gli investimenti li avrei realizzati ugualmente, perché servono per lavorare, senza strafare».
Le temperature
Grazie alle miti condizioni climatiche della pianura brindisina, complice la vicinanza del mare Adriatico, non è difficile produrre piantine orticole di qualità, evidenzia Mizzi.
«Metà della superficie coperta è costituita da serre fredde, l’altra metà da serre riscaldate. Queste ospitano le piantine di specie che hanno bisogno di permanere in ambienti la cui temperatura non scenda sotto i 10-12 °C di notte in inverno, soprattutto quelle delle solanacee (pomodoro, melanzana, peperone e peperoncino piccante) prodotte per trapianti precocissimi e precoci da effettuare in serra o sotto tunnellino. Riscaldo con una caldaia alimentata da gasolio, ma, in previsione della realizzazione di nuove serre, sto valutando l’opportunità di acquistare una caldaia alimentata da pellet. Invece durante i mesi caldi è sufficiente arieggiare le serre con le aperture laterali e quelle al colmo».
L’areazione
Aerare costantemente le serre per mantenerle quanto più asciutte possibile è la maniera migliore per prevenire l’insorgere di malattie fungine e di attacchi parassitari. Ma altre regole da rispettare, raccomanda Mizzi, «sono, oltre la dotazione di tutte le serre di doppio vestibolo e di reti antiafidi alle aperture laterali, la loro massima pulizia, qualche trattamento preventivo ad ampio spettro di azione, la sorveglianza continua delle piantine per intervenire, all’apparire di primi sintomi, con interventi mirati. Per le serre biologiche occorre porre ulteriore attenzione affinché nel periodo difficile, da novembre a marzo-aprile, siano sempre ben ventilate per non far insediare due avversità fungine veramente temibili, la muffa grigia e la peronospora, che sono difficilmente controllabili con i prodotti fitosanitari consentiti in agricoltura biologica».
Massima cura Mizzi pone non solo nella gestione della struttura di ricovero delle piantine ma anche nella loro produzione. A partire dai semi, tutti di alta qualità e, quando possibile, certificati biologici per la produzione di piantine orticole biologiche.
«Partire da semi bio è importante per mantenere certificata biologica l’intera filiera produttiva. Purtroppo a volte i semi biologici non sono disponibili. In tal caso sono costretto a comprare e utilizzare semi convenzionali, però non conciati, e chiedere la necessaria deroga all’Ense».
Vassoi alveolari
Mizzi sceglie vassoi alveolari con diverso numero di fori a seconda sia della specie sia dei tempi di trapianto per favorire sempre il migliore sviluppo delle piantine.
«Utilizzo i vassoi da 280 fori per gli ortaggi invernali come sedano e altri. Quelli da 228 fori per tante ortive, come cavolo broccolo, cavolfiore, lattughe, spinacio, prezzemolo, cipolla, cicorie, cima di rapa, anguria, meone, ecc., per le aromatiche, come aneto, salvia, menta, stevia, basilico, timo e origano, e per le piantine fiorite, dalia, garofano, geranio e petunia, che poi rinvaso in vaso 12 o 14 per la vendita diretta. I vassoi da 104, 84 e 60 fori li adotto, su specifiche richieste dei clienti, per le piantine di solanacee destinate ai trapianti precoci o precocissimi: poste in fori più grossi, con una maggiore quantità di terriccio, crescono più grosse e robuste, quindi più capaci di attecchire e resistere, oltre che allo stress da trapianto, anche alle maggiori difficoltà climatiche. Per i terricci ne scelgo uno per l’estate, con prevalenza di torba bruna che trattiene di più l’umidità, e un altro per l’inverno, con prevalenza di torba bionda, che mantiene il terriccio più asciutto».
Cella di germinazione
I vassoi stazionano in cella di germinazione, a 20 °C e all’80% di umidità relativa, per 2-3 giorni, poi vengono spostati nelle serre, fredde o riscaldate. Qua le piantine vengono aiutate a crescere con estrema cura. Mizzi si è attrezzato con un banco di fertirrigazione che gli permette di impostare correttamente la loro nutrizione.
«Impiego una soluzione nutritiva uguale per tutte le piantine, ma se occorre intervengo con le opportune aggiunte e correzioni. Il banco mi permette non solo di automatizzare gli interventi fertirrigui ma anche di fertirrigare comodamente tutti i giorni, somministrando alle piantine solo gli elementi nutritivi che a esse, in quantità e qualità, servono. Oltre che del banco di fertirrigazione mi sono munito di un banco a osmosi inversa per migliorare la qualità dell’acqua di falda, che accusa una conducibilità elettrica troppo elevata per le tenere e sensibili piantine, mentre l’acqua piovana raccolta nella cisterna è davvero eccellente».
Fondamentale è poi una costante irrigazione. Il vivaio Junior Plant dispone di un impianto irriguo con barra di ultima generazione, «sostenuta da un doppio binario che ne evita oscillazioni e dotata di un sistema di raccolta dei tubi distributori per evitare che si incaglino in essa. Dal quadro comandi programmo tempi, modalità e velocità di irrigazione. La barra è utilizzabile anche per effettuare i trattamenti antiparassitari, ma questi preferisco farli di persona, poiché, a causa della presenza di piantine appartenenti a diverse specie, essi sono sempre necessariamente mirati».
Modernità
La modernità delle strutture e degli impianti del vivaio consente a Mizzi non solo di produrre un’ampia gamma di piantine orticole comuni a ciclo primaverile-estivo o autunno-invernale, ma, su richiesta, di soddisfare ogni necessità specifica di piantine di altre ortive, convenzionali o biologiche.
«Per il 90% lavoro su ordinazioni, programmate con due mesi di anticipo, di agricoltori operanti per lo più nelle province di Brindisi, Bari e Taranto. Grazie alle mie competenze professionali l’attività è in espansione, anche se i margini non sono elevati. Gli agricoltori soffrono perché la domanda di ortaggi e verdure si mantiene bassa, sia per la crisi economica e sociale che ancora si avverte nelle famiglie sia per il cambiamento in peggio degli stili alimentari. E le loro difficoltà si riverberano sui vivaisti. Io riesco a salvarmi proprio per la qualità e l’elasticità del mio lavoro, per la capacità di offrire piantine sane, belle e di qualsiasi specie e varietà a prezzi accessibili».
Piantine per tutti
Junior Plant di Fasano (Br) produce piantine di orticole non solo convenzionali ma anche certificate per il biologico.