«Ad emergenza finita ci troveremo di fronte a problemi di tipo economico e di tenuta sociale del Paese» afferma Simona Ceccarini, responsabile amministrativo e risorse umane di Sipo e presidente di Nico cooperativa di produzione.
«I problemi maggiori sulle raccolte – continua – ci saranno durante la prossima estate. Alcuni produttori si sono spaventati e non hanno piantato. Altri non sono riusciti a piantare in quanto sprovvisti di lavoratori, che in molti casi sono rimasti bloccati nei loro Paesi d’orgine. Molte micro-imprese saranno destinate alla chiusura se non aiutate finanziariamente. Inoltre prevediamo forti tensioni sui prezzi, sia in acquisto che in vendita».
Secondo Ceccarini il vero problema sarà ripartire. «Chiediamo alle istituzioni maggiori aiuti nel rifornimento dei dispositivi di protezione individuale, che sono introvabili oppure venduti a prezzi folli. Vogliamo incentivi per la liquidità aziendale e per rilanciare il made in Italy nel mondo. Oltre a una maggiore protezione dei prodotti italiani rispetto a quelli importati».
Gli ordini a Sipo della Gdo italiana tengono – anzi, l’azienda ha registrato un incremento nelle ultime settimane – mentre l’export è stato perso. Così come le vendite presso i centri agroalimentari italiani, che sono molto in sofferenza, rivolgendosi soprattutto alla ristorazione.
Le misure di sicurezza adottate
Per far fronte alle richieste del governo e contenere la diffusione dei contagi, l’azienda ha messo in atto una serie di procedure che comportano costi di gestione maggiori rispetto agli standard in condizioni di normalità.
È stato implementato il dvr aziendale per il rischio biologico, con allegato un protocollo di emergenza Covid-19 con le buone prassi e le regole da seguire. Predisposta inoltre la fornitura di dpi a tutto il personale, postazioni di dispenser igienizzanti per le mani, sanificazione giornaliera interna e settimanale esterna degli ambienti di lavoro (magazzino, aree di produzione e uffici).
Chiusi gli spogliatoi e le zone comuni per evitare assembramenti, aggiunte le pareti divisorie nelle aree di produzione e nelle postazioni degli uffici. Lavoro in smart-working per il 60% del personale d’ufficio e ferie a rotazione.
Tutto ciò ha comportato costi maggiori che l’azienda ha deciso di accollarsi non agendo sui listini. È stato inolte sostenuto attraverso la cooperativa di produzione Nico l’Ospedale Infermi di Rimini con una donazione e forniture di prodotto alla Caritas di Rimini.
«In questo difficile momento senza precedenti, è emerso lo spirito di collaborazione e di reciproco rispetto –dichiara Simona Ceccarini – per cui ringraziamo tutti i collaboratori, dal personale interno ai fornitori e clienti».
Le richieste a governo e istituzioni
Ceccarini conclude il suo intervento rivolgendosi al governo e alle istituzioni : «Attendiamo ora, come impresa e come cittadini, un forte aiuto economico, che sia di spinta per ripartire con delle strategie ben definite a medio-lungo termine. Inoltre, ci aspettiamo dei provvedimenti immediati che possano darci ossigeno».
«Chiediamo anche una maggiore chiarezza comunicativa, sia delle tempistiche di uscita dall’emergenza che delle regole a cui dobbiamo sottostare. Non è possibile infatti rimanere intrappolati in questo momento in una burocrazia che ci impone delle procedure sempre più gravose da svolgere».