Produrre sotto serra fotovoltaica è possibile, a patto di individuare colture adatte a un ambiente meno luminoso di quello che garantirebbe una comune serra coperta con telo plastico. È quanto dimostra la Naturagri Società Agricola srl, azienda agro-energetica che a San Giorgio Lucano (Mt), nella Val Sarmento, coltiva in serre con tetto fotovoltaico integrato funghi cardoncelli e mirtilli giganti americani, con importanti risultati produttivi e commerciali.
«Naturagri ha una storia che parte da lontano – spiega Sergio Valenzano, che ne è il responsabile commerciale –. Nasce dalla volontà del suo presidente Giovanni Fragasso, che vanta pregresse esperienze di top management in importanti gruppi industriali italiani ed esteri, di realizzare, una volta ritornato nella sua terra di origine, la Basilicata, un’azienda agro-energetica modello. Scelta la cui bontà è stata condivisa dal proprietario della società, Esteban Morrás, considerato il padre delle energie rinnovabili in Spagna, e tradotta in realtà attraverso un significativo investimento per realizzare quello che attualmente è il più grande impianto agro-energetico esistente in Basilicata».
La produzione di energia elettrica dell’impianto da 5,2 MWp, costituito da 180 serre fotovoltaiche, su 12 ettari di terreno di proprietà, soddisfa tutte le necessità energetiche dell’azienda e garantisce la solidità finanziaria necessaria per realizzare ulteriori investimenti nell’attività agricola orientati soprattutto all’innovazione tecnologica e all’affinamento della qualità dei processi produttivi.
Fungo cardoncello
Le 180 serre monofalda sono orientate verso Sud, ciascuna è lunga 30 m, larga 6 m e con tetto fotovoltaico integrato, per una superficie coperta totale di 3,5 ettari. Realizzate nel 2010, sono operative da gennaio del 2011.
«Per ambienti di coltivazione come questi, caratterizzati da un ombreggiamento significativo, la coltura più adatta è senza dubbio il fungo, che vive e cresce nel sottobosco, in condizioni di scarsa luminosità. La scelta è ricaduta sul cardoncello (Pleurotus eryngii), fungo con spiccate proprietà gastronomiche e organolettiche e dal valore di mercato significativamente importante, del quale il territorio apulo-lucano è la culla produttiva. Il know-how attuale di coltivazione è infatti il frutto di oltre 40 anni di competenze sviluppate e affinate nel nostro territorio, poiché le prime esperienze di coltivazione del cardoncello e del relativo substrato a livello mondiale sono state realizzate da imprenditori della Basilicata e della vicina Puglia e risalgono ai primi anni ’70».
Alla coltivazione del cardoncello, che costituisce il core business aziendale, la Naturagri destina attualmente 40 delle 180 serre. Le altre 140 le dedica alla coltivazione fuori suolo del mirtillo gigante americano.
«Sarebbe stato azzardato – sostiene Valenzano – entrare nel mercato del cardoncello mettendo subito in produzione 180 serre. Invece, accortamente, abbiamo voluto accedere a esso per gradi, incrementando la capacità produttiva anno dopo anno e facendo rete con i principali player del settore. La capacità produttiva attuale è di circa 900 quintali all’anno, ulteriormente incrementabile in quanto le 140 serre adesso dedicate al mirtillo sono in qualsiasi momento convertibili alla coltivazione di funghi».
La struttura
Le serre fungaie sono costituite da una solida struttura metallica coperta e chiusa sui quattro lati da teli plastici avvolgibili per garantire il flusso d’aria interno, ma altresì capaci di fungere, se necessario, da frangivento.
«Sono dotate di pavimentazione in plastica antiscivolo, bancali in ferro zincato e rete ombreggiante al 90% in quanto per lo sviluppo ideale del cardoncello è necessario un livello di ombreggiamento più spinto di quello già garantito dal tetto fotovoltaico. È possibile inoltre innalzare di circa 25° l’apertura dei colmi della struttura portante della serra qualora serva un livello di aerazione maggiore. L’azienda dispone di un impianto automatizzato di nebulizzazione, di un sistema di raccolta delle acque piovane a integrazione della risorsa idrica fornita dal Consorzio di bonifica e di una cella frigo per lo stoccaggio temporaneo. In due serre fungaie inoltre i bancali sono riscaldati alla base mediante un sistema di ricircolo di acqua a temperatura controllata (con sensori di temperatura) in modo da garantire la continuità di produzione anche durante l’inverno, quando le temperature medie molto basse rallentano significativamente lo sviluppo del micelio. Nel giugno 2018 Naturagri ha conseguito la certificazione GlobalGap, ormai indispensabile per poter accedere ai mercati della grande distribuzione organizzata italiana ed estera».
Il substrato
La Naturagri acquista da storici imprenditori del settore i pani di substrato la cui qualità è stata «da noi sempre apprezzata da quando, e sono quasi dieci anni, ci riforniamo da essi. Preferiamo evitare ceppi a crescita veloce, che, pur garantendo una “prima volata” più rapida e copiosa, cioè una prima sessione di raccolta consistente e concentrata in breve tempo, sono strutturalmente più deboli e quindi facilmente soggetti ad attacchi batterici. La nostra scelta è caduta su ceppi più “lenti”, che garantiscono una produzione costante nel tempo e una significativa resistenza ad attacchi batterici. La temperatura media diurna ideale di sviluppo del cardoncello oscilla fra 10 e 18 °C, pertanto il periodo ideale di coltivazione inizia grosso modo a metà settembre e termina a fine maggio».
L’azienda Naturagri ha scelto di coltivare funghi su bancali in ferro zincato alti circa un metro dal pavimento, a differenza di altri produttori del settore che producono a terra, sottolinea Valenzano, in modo da garantire migliori condizioni igieniche e consentire che gli addetti alla loro cura lavorino in una posizione più agevole.
«Naturagri coltiva attualmente circa 80.000 pani all’anno, mettendoli a dimora nelle serre in maniera scalare: i primi a settembre, gli ultimi a metà-fine novembre. I pani introdotti in serra a metà-fine settembre vanno in produzione già a metà ottobre, poi continuano a produrre con raccolte, ogni 25-30 giorni, fino a maggio. E così via via gli altri gruppi di pani. Sistemiamo i pani a stretto contatto gli uni con gli altri, per evitare che si formino interstizi significativi: i corpi fruttiferi devono emergere solo dalla superficie esposta del pane. Poi li copriamo in maniera uniforme con un centimetro di terra vegetale che serve a trattenere l’umidità e conferisce al cardoncello i suoi sentori tipici. Teniamo i pani costantemente umidi mediante il sistema automatizzato e centralizzato di nebulizzazione, curando che non si formino ristagni d’acqua che potrebbero favorire la proliferazione di agenti batterici. Nelle giornate caratterizzate da venti di scirocco, quando l’umidità relativa dell’aria è già sufficiente per le necessità dei funghi, non nebulizziamo».
La produzione
Pani tenuti alla temperatura ideale consentono lo sviluppo ottimale dei corpi fruttiferi: in genere dopo 25 giorni si ha la prima “volata”, cioè la prima sessione di raccolta, quando i bancali sono un tappeto di corpi fruttiferi pronti per essere raccolti.
«Finora i funghi sono stati destinati al mercato dei grossisti locali, confezionati in cassette 30 x 40 cm con circa 3,5 kg netti di prodotto (e una shelf-life in catena del freddo di massimo 3-4 giorni), le cui destinazioni finali in genere sono gli ortomercati di Bari, Taranto, Fasano, Molfetta, ecc. Ma attraverso un’attività di ricerca condotta con l’Ispa-Cnr di Bari abbiamo sviluppato un know-how proprietario unico, in grado di estendere la shelf-life a 14 giorni in catena del freddo, che ci sta aprendo nuove prospettive di mercato».
Il mirtillo
Anche la scelta del mirtillo è stata meditata e attenta, afferma Valenzano. Avviata nel 2011 in forma sperimentale, la sua coltivazione ha conseguito i risultati attesi in termini di adattabilità agli ambienti di coltivazione e di qualità del prodotto finale.
«Il mirtillo è una coltura arbustiva che ben si adatta a un ambiente non eccessivamente luminoso. Da un accurato studio delle diverse specie di mirtillo disponibili abbiamo valutato che il mirtillo gigante americano (Vaccinum corymbosum), coltivato con successo in aree geografiche con caratteristiche pedoclimatiche comparabili con quelle della Basilicata, si sarebbe potuto adattare al microclima sostanzialmente mite della nostra valle, con temperature che raramente scendono sotto 0 °C durante l’inverno. Qua infatti si è acclimatato bene, soddisfacendo anche il necessario fabbisogno in freddo».
Naturagri è stata la prima azienda del Centro-Sud Italia ad aver avviato una produzione in vaso di mirtillo gigante americano, una specie pregiata che, oltre a distinguersi per lo squisito sapore, annovera proprietà fitoterapiche eccellenti (come è noto il mirtillo si distingue per la capacità antiossidante che, misurata con il metodo ORAC - Oxygen Radical Absorbance Capacity, è la più elevata fra tutti i frutti e le verdure fresche).
La coltivazione
«Attualmente in 140 serre coltiviamo 8.000 piante di mirtillo, delle varietà Rebel e Ventura. La nostra capacità produttiva è di circa 70 quintali/anno, ma si incrementerà almeno fino a circa 120 quintali entro il prossimo triennio, quando l’accrescimento vegetativo di tutte le piante sarà giunto a regime. Le piante di mirtillo ora occupano 140 serre, dove vengono coltivate in vaso in quanto il terreno su cui sorge l’azienda agricola ha caratteristiche (pH in primo luogo) non compatibili con le esigenze di coltivazione. Abbiamo valutato che nell’area in cui operiamo la coltivazione idroponica sia ideale per la gestione vegetativa del mirtillo e i fatti ci hanno dato ragione. Utilizziamo mastelli da 90-100 litri posizionati su telo pacciamante, in file e distanti 1-1,5 m l’uno dall’altro. Ogni mastello viene riempito con un substrato costituito da torba, sabbia e fibra di cocco, ospita una sola pianta ed è dotato di uno o, man mano che questa cresce, più punti goccia».
La potatura
La pianta di mirtillo gigante americano assicura una vita produttiva lunga circa 15 anni, purché venga posta particolare attenzione alla potatura, eliminando i rami più deboli e sottili e favorendo lo sviluppo solo di quelli più forti affinché producano bacche grosse, belle e saporite.
«Non è necessario che la pianta sia un intrico di rami e rametti, che si riempirebbero di tantissime bacche, ma piccole e di scarso sapore. È utile che porti il giusto numero di bacche, in modo che diventino del calibro voluto e appetibili dai mercati di destinazione. Così come è opportuno aiutare le piante con una fertirrigazione oculata».
Il mirtillo della Naturagri fiorisce all’inizio di marzo e viene raccolto da fine maggio-inizio giugno sino ai primi di luglio. Arriva così sul mercato a cavallo fra le ultime produzioni spagnole e le prime italiane.
«Raccogliamo i mirtilli in vaschette da 125 g e ne sistemiamo otto in cassette di cartone da 60 x 40 cm, per un peso netto di 1 kg. Siamo associati a una Op ortofrutticola che opera a livello nazionale, alla quale conferiamo il prodotto presso uno dei centri di distribuzione presenti in Basilicata, da dove poi parte per i suoi canali commerciali».