Fragola, l’orius a caccia del tripide

A Verona sono consolidate due raccolte in serre fredde fisse: autunno e primavera. Le possibilità di difesa integrata

La fragola è coltivata da Nord a Sud della penisola. Le problematiche fitoiatriche da affrontare sono diverse ed assumono diverso valore ed importanza in relazione alle diverse condizioni colturali. Bisogna sempre ricordare che la fragola ha un ciclo colturale molto particolare dato che viene trapiantata nell’estate dell’anno e rimane in coltivazione fino alla primavera inoltrata dell’anno successivo e che può essere mantenuta in condizioni di non produttività fino alla primavera successiva oppure sfruttata già in autunno per una prima produzione come avviene da alcuni anni nelle aree di produzione venete.

Negli areali veronesi nello specifico si procede al trapianto in agosto per puntare poi subito ad una prima raccolta autunnale e completare poi lo sfruttamento della pianta nella primavera successiva. In particolare, le aziende lavorano sotto serre fredde ormai fisse con continuità colturale ed in un contesto produttivo generale di elevata promiscuità con altre colture. Questo può consentire a i fitofagi di utilizzare le colture che si susseguono come "traghetto" per poi ritornare regolarmente sui cicli colturali più congeniali.

Tripide ubiquitario

Nelle aree di coltura venete si può configurare una situazione del genere se consideriamo la presenza del tripide ormai ubiquitaria e costantemente presente su fragola, tanto che ricopre un ruolo centrale e che negli ultimi anni è risultato il vero fattore chiave per la difesa della coltura; la specie di riferimento è la Frankliniella occidentalis.

Questo fitofago si sviluppa sulla fragola con tempi di completamento del ciclo biologico che dipendono dalla temperatura e dalla alimentazione. Per la coltura gli stadi di sviluppo pericolosi sono rappresentati dagli adulti e dai primi stadi giovanili mentre le ninfe e preninfe vivono nel terreno, non si nutrono e compiono movimenti limitati. I primi stadi giovanili e gli adulti del fitofago si concentrano sui fiori e sui frutti dove vivono e si alimentano a carico dei tessuti vegetali.

I danni sono provocati dall’insetto tramite le punture di alimentazione con azione meccanica ma soprattutto con iniezione della saliva; ne consegue in particolare la bronzatura dei frutti che rappresenta un grave problema tanto che anche una minima porzione di frutto bronzata determina un grave danno commerciale.

I lanci di orius

La rapidità del ciclo biologico, l’accavallarsi delle generazioni, la rapida selezione di popolazioni tolleranti e la difficoltà a colpire contemporaneamente i diversi stadi di sviluppo del tripide, rendono oggettivamente difficoltosa una difesa dal tripide esclusivamente con insetticidi. Per questi motivi hanno ottenuta ampia diffusione le strategie di difesa integrata basta sull'impiego del predatore Orius laevigatus in grado di insediarsi sulla coltura e di controllare adeguatamente lo sviluppo delle popolazioni del tripide andando a cercarlo proprio là dove esso vive perché frequenta i fiori in cerca di polline come alimento alternativo durante le prime fasi di insediamento sulla fragola. Per queste ragioni le prime introduzioni di orius devono/possono essere precoci ed avvenire in presenza dei primi fiori. Complessivamente si lanciano 3-4 adulti di orius a metro quadrato secondo uno schema base che prevede tre successive introduzioni settimanali (ad esempio 1+1+1=3 ad/m² oppure 1,5+1+1,5=4 ad/m²). La distribuzione degli insetti deve essere capillare all'interno della serra; le dosi più alte sono generalmente da preferire sulle varietà rifiorenti.

E' di fondamentale importanza che sia rispettato lo schema di lanci settimanale per innescare la giusta successione generazionale dell'orius sulla coltura così da garantire una presenza costante e regolare del predatore attivo sui tripidi.

Per verificare il corretto insediamento dell'orius bisogna andare a verificare la presenza delle prime forme giovanili a tre settimane di distanza dal primo lancio (avvenuto all'apertura dei primi fiori) ovvero sulle prime fragoline appena allegate.

Il ruolo dell'umidità

Una criticità alla base dell'insediamento del predatore in serra può essere rappresentata dal livello di umidità relativa (UR). In primavere secche e ventose si possono rilevare livelli di UR inferiore anche al 40%; in questo caso è bene intervenire con nebulizzazioni o semplicemente facendo scorrere acqua a terra nei solchi per ristabilire il livello di UR che serve per un corretto insediamento dell'orius.

Per far sì che l'orius possa svolgere adeguatamente la propria azione occorre che sia rispettato al meglio soprattutto per quel riguarda eventuali trattamenti insetticidi o acaricidi per altri fitofagi.

In particolare se dopo la sfogliatura di fine inverno può tornare utile effettuare un trattamento con abamectina in funzione acaricida ma anche per sfruttarne l'attività nei confronti delle larve del tripide, occorre rispettare un intervallo di almeno quattro settimane prima di iniziare i lanci dell'orius per non rischiare di veder vanificare il lavoro svolto.

In autunno

Un ulteriore possibilità di difesa biologica dal tripide è legata alla possibilità di utilizzare in autunno un fungo entomopatogeno come la Beauveria bassiana quando le condizioni climatiche (elevata umidità ambientale) lo consentono. Sempre in autunno è possibile registrare presenze di aleurodidi (mosche bianche Trialeurodes vaporariorum) sulla fragola; in questi casi è possibile combinare l'intervento   con Beauveria bassiana addizionando prodotti a base di polisaccaridi naturali che in determinate formulazioni sono in grado di intrappolare, con un meccanismo d'azione esclusivamente fisico, gli aleurodidi. Bisogna aver cura di bagnare bene la coltura perchè il prodotto deve raggiungere il bersaglio. Considerata la selettività di questi prodotti si configura un'ottima complementarietà con i lanci di organismi utili.

Il ragnetto rosso

Nel veronese poi non sono rari gli anni in cui gli attacchi di ragnetto rosso (Tetranychus urticae) possono essere precoci e massicci con gravi difficoltà di contenimento di queste ingenti popolazioni di acari, per cui il loro controllo è diventato ancor di più un fattore chiave per una buona conduzione della coltivazione.

Il ragnetto riesce a svernare sulla pianta e a mantenere una discreta presenza (inoculo) anche al nord laddove la sfogliatura di fine inverno asporta gran parte della vecchia vegetazione.

Le tecniche di difesa integrata sono incentrate sullo sfruttamento delle qualità dell’acaro predatore fitoseide: Phytoseiulus persimilis. Si tratta del predatore principe del ragno rosso in tutti gli areali e le colture in cui il fitofago è presente. Inoltre, è uno degli ausiliari più studiati e sperimentati in campo nelle varie condizioni di coltivazione.

I parametri climatici

Le condizioni climatiche all’interno delle serre costituiscono quasi sempre un fattore determinante per l’esplosione dell’attacco. Nelle giornate soleggiate di fine inverno-inizio primavera i livelli di umidità relativa raggiungono valori bassissimi e il microclima risulta assai favorevole al fitofago; la gestione dei parametri climatici è in grado di influenzare la gestione dell’equilibrio tra preda e predatore. E’ quindi assolutamente indispensabile interagire con gli abbassamenti di umidità che favoriscono il ragnetto rosso rispetto al fitoseide, sia per lo sviluppo, sia per la capacità di movimento e di esplorazione delle parti più esposte della pianta.

La strategia di introduzione del predatore deve prendere il via molto precocemente e frazionata in più introduzioni periodiche, per permettere al fitoseide di infeudarsi e moltiplicarsi sulla coltura anche in presenza di bassissime presenze del fitofago e soprattutto prima che la popolazione del ragnetto raggiunga livelli di pericolosità.

La distribuzione (il lancio) dei predatori sulla coltura deve essere molto accurata, per non correre il rischio di tralasciare zone della serra in cui il ragnetto rosso non è ancora visibile, ma già presente; generalmente l'introduzione di 10-15 adulti di fitoseide per metro quadrato in due successivi lanci consente di avviare efficacemente il programma di difesa.

Una possibile alternativa è l'impiego dell'abamectina dopo la sfogliatura di fine inverno, sfruttandone anche l'azione nei confronti delle larve dei tripidi.

La fragola presenta un quadro fitoiatrico complesso e con la presenza di alcuni tra i più importanti fitofagi delle colture agrarie. Occorre impostare strategie globali che abbiano sempre a riferimento il quadro complessivo in cui ci si muove. In questo modo è possibile valorizzare e dare efficacia a corretti piani di difesa integrata che possono ricondurre i fitofagi in un ambito di non pericolosità, ottenendo al contempo un prodotto di qualità dal punto di vista organolettico e sanitario.

Fragola, l’orius a caccia del tripide - Ultima modifica: 2015-03-30T15:05:39+02:00 da Lucia Berti

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