La fertilità del suolo dipende in gran parte dalla presenza in esso di sostanza organica in tutte le sue forme, tra cui risulta fondamentale l’humus, ovvero la frazione organica più stabile nel tempo.
Disporre nel terreno di queste componenti in quantità equilibrate significa poter contare su un patrimonio di fattori assolutamente fondamentali per la qualità del substrato produttivo e di poter contare su benefici che migliorano globalmente il processo produttivo:
- migliore ambiente di crescita degli apparati radicali;
- migliore struttura del terreno, che equivale ad un minor compattamento e di conseguenza migliore lavorabilità
- maggiore immagazzinamento dell’acqua risorsa sempre più preziosa;
- minore erosione del terreno;
La quota di sostanza organica nel terreno varia da poco più dello 0% nei terreni estremamente sabbiosi, al 5% di quelli torbosi. Nei nostri terreni agricoli la s.o. varia mediamente dall’ 1% al 2,5%, con valori che negli ultimi anni diminuiscono continuamente (fenomeno della desertificazione).
Agricoltura intensiva
L’agricoltura intensiva degli ultimi decenni ha prodotto un generale impoverimento della quota di sostanza organica presente nei suoli agrari e con essa la possibilità di ottenere la formazione di un frazione umica adeguata. L’intensificazione colturale, le lavorazioni troppo energiche e profonde, l’impiego di fertilizzanti minerali a scapito di quelli organici ed un generalizzato impiego di mezzi chimici hanno determinato una costante diminuzione della componente organica all’interno del profilo dei terreni agrari. Questo ha prodotto una forte riduzione delle attività biologiche caratterizzanti i terreni sani dove i macro e micro organismi sono in grado di creare un ambiente favorevole per lo sviluppo delle colture; in una parola si è dato vita a quel fenomeno chiamato "stanchezza del terreno", ovvero la riduzione di fertilità del terreno dovuta alla scarsa attività biologica e sopravvento di patologie estremamente virulente (caso dei fusarium su insalate). In tal modo si è innescato un meccanismo di degrado del substrato di produzione con una sempre maggiore richiesta di fornitura dall’esterno di mezzi tecnici.
La sostanza organica rappresenta infatti uno degli elementi chiave dei cicli delle sostanze nutritive. Essa riesce infatti a trattenere gli elementi nutritivi evitando il fenomeno della lisciviazione (adsorbimento colloidale), sia a liberarne ex novo degli altri derivanti dalla sua mineralizzazione (N, P, S, Ca...) sia a fungere da riserva duratura nel terreno.
La presenza di materia organica crea poi un ambiente favorevole allo sviluppo di una componente macro e microbica viva e in grado di "attaccare" e trasformare elementi poco mobili o per nulla assimilabili come alcune forme di fosforo e molti microelementi, che così vengono resi disponibili per le colture.
Agricoltura sostenibile
Il ripristino di queste importanti componenti della fertilità del terreno appare oggi un obbiettivo strategico nell’ottica di un’agricoltura sostenibile che abbia sempre più in considerazione la conservazione dei mezzi di produzione ed il rispetto dell’ambiente, pur mantenendo standard produttivi adeguati alle richieste dei consumatori e delle aziende agricole.
Le fonti di apporto di sostanza organica possono essere di diversa origine e con diverse qualità:
- Letame, pollina, liquami;
- Concimi organici pellettati;
- Prodotti del compostaggio;
- Digestati;
- Sovesci.
Tra queste particolare interesse riscuote la riscoperta della tecnica del sovescio.
È una pratica agronomica che consiste nella semina di specifiche essenze (pure od in miscela), le quali una volta raggiunta la maturità desiderata, vengono sovesciate, ovvero incorporate al terreno.
Per le colture orticole sotto serra questa tecnica può essere inserita come intercalare tra un ciclo colturale e l’altro, impiegando diverse specie appartenenti a diverse famiglie: principalmente leguminose, crucifere e graminacee.
Benefici
I benefici maggiori, per quanto riguarda la rigenerazione del suolo, si riscontrano utilizzando erbai misti che contengano specie appartenenti almeno alle 3 famiglie sopraindicate.
La scelta del tipo di miscuglio da seminare deve tenere conto soprattutto di due fattori: la velocità di copertura vegetale (in relazione stretta con l’intervallo di tempo disponibile), la biomassa prodotta e le esigenze delle colture inserite nella rotazione agronomica.
Ogni famiglia ed ogni specie garantisce infatti al sovescio caratteristiche diverse di cui tenere conto per gli obbiettivi che si devono raggiungere.
Le leguminose sono in grado di fissare ex novo e quindi organicare l’azoto atmosferico, potendo arrivare ad apportare fino anche a 180 unità di azoto ad ettaro. Le crucifere, necessitando di molto azoto e zolfo, li assorbono rendendoli organici e di fatto poi disponibili per coltura in successione. Entrambe le famiglie presentano inoltre apparati radicali fittonanti in grado di visitare gli strati profondi del terreno.
Le graminacee riducono fortemente la perdita per lisciviazione dell’azoto rimasto dalla coltura precedente, oltre a garantire un’importante azione strutturante del terreno grazie al loro apparato radicale fascicolato e all’elevata quota di carbonio organico apportata.
Quando l’erbaio è in fase di fioritura ci si trova nel momento migliore per macinarlo ed interrarlo, dato che in tale fase la pianta contiene la maggior quota di sostanze organiche semplici che verrebbero poi trasformati e stoccati negli organi d riserva.
Il risultato
Il risultato finale di un buon sovescio deve essere l’apporto di un’elevata massa di sostanza organica di ottima qualità e ciò dipende dal giusto rapporto C/N, cioè dal rapporto tra il contenuto di carbonio (cellulose e lignina) ed azoto organico (aminoacidi e proteine).
Con un alto rapporto C/N si può contare su materia organica che andrà incontro ad una lenta decomposizione, producendo humus più stabile in grado di garantire un lento rilascio degli elementi minerali. Se il rapporto C/N è basso ci si trova in condizioni di un’elevata presenza di azoto organico, che va incontro ad una rapida decomposizione, portando alla formazione di humus più labile che rende disponibili gli elementi minerali, ed in particolare l’N, più rapidamente per le colture.
La scelta delle specie da inserire nell’erbaio influenza il rapporto C/N, per cui tecnici e produttori possono modulare adeguatamente il miscuglio in base alle loro esigenze ed ai risultati che vogliono ottenere dal sovescio.
Il sovescio può essere facilmente personalizzato in base alle esigenze aziendali, tenendo conto di alcuni fattori:
- Stagionalità: primaverili, estivi, autunno-vernini;
- Apporti di NPK: variazione % di graminacee, leguminose e brassiche
nel miscuglio a seconda delle esigenze nutrizionali;
- Coltura successiva: specie vicine alla famiglia della coltura successiva apportano gli elementi nutritivi di cui più necessita la coltura stessa (attenti alle patologie comuni ad entrambi);
- Esplorazione del terreno: impiego di specie diverse con diversi apparati radicali (fascicolati o fittonanti).
Per ottenere i migliori risultati dal sovescio è sufficiente osservare alcune semplici regole:
- avere varietà all’interno del miscuglio con cicli biologici di durata molto simile in modo tale da avere una fioritura omogenea (pericolo di produzione di semi delle più precoci, quando le tardive stanno fiorendo)
- attendere che tutte le specie siano in fioritura, ma non a seme;
- trinciare più o meno grossolanamente a seconda della rapidità di degradazione che si desidera;
- è molto importante lasciare essiccare i residui macinati prima di interrarli;
- mescolare la massa organica nei primi strati di terreno senza portarla troppo in profondità e attendere circa due settimane prima di trapiantare.
L’osservazione di queste semplici "regole" unita ad una precisa programmazione permette alle aziende di apportare la terreno grandi quantità di sostanza organica di qualità elevata. Il terreno così si arricchisce di tutti quei fattori che ne vanno a comporre la fertilità biologica a tutto vantaggio delle aziende che possono disporre di un substrato su cui produrre con migliori risultati. La scelta oculata della composizione del sovescio consente poi di preparare, già in questa fase, un substrato più "accogliente" per la coltura che lo seguirà.