Il trapianto perfetto

http://www.coltureprotette.it/
Macchine trapiantatrici
Alla macchina si chiede di depositare la piantina alla giusta profondità, di mantenerla costante, di rispettare le distanze sulla fila e il sesto d’impianto

La qualità del trapianto non dipende solo dalle caratteristiche tecnologiche della trapiantatrice e da com’è regolata e utilizzata.

La qualità del trapianto dipende anche da altri fattori che sono in grado, da soli, di condizionare in misura notevole il risultato dell’operazione: l’organizzazione del lavoro, la conformazione delle piantine, il loro stato fisiologico al momento del trapianto, il grado di umidità del pane di torba, le condizioni del terreno e quelle meteorologiche. Senza trascurare le operazioni accessorie, che assumono sempre maggiore valenza strategica, quali la distribuzione di geodisinfestanti e di fertilizzanti starter, la deposizione della manichetta d’irrigazione e del film di pacciamatura.

Tutto ciò rende più rapido l’attecchimento, favorisce il corretto sviluppo della pianta, migliora l’uniformità della coltura, consentendo di valorizzare appieno l’investimento che l’operazione di trapianto richiede.

 

La macchina

Alla macchina si chiede di depositare la piantina alla giusta profondità, di mantenerla costante adattandosi al profilo del suolo, di rispettare le distanze sulla fila e, più in generale, il sesto d’impianto, comprimere il terreno nella giusta misura per farlo aderire al pane di terra in modo da evitare vuoti d’aria che inibirebbero lo sviluppo radicale, ridurre al minimo le fallanze. Compiti, questi, non facili, che l’attrezzatura deve permettere di assolvere attraverso opportune e rapide regolazioni.

Per mantenere la giusta profondità di trapianto anche su terreni dal profilo poco omogeneo è necessario che l’elemento di trapianto sia collegato al telaio mediante un parallelogramma articolato e che il vomere (o la trasmissione porta tazze) siano prossimi alla ruota che “legge” il profilo del terreno. Tale dispositivo deve possedere un angolo di oscillazione adeguato all’ambiente e la possibilità di modificare il carico (ossia il peso) con il quale l’elemento grava sul terreno. In terreni omogenei e a basse velocità si potrà ridurre il carico, trasferendo parte del peso sul telaio, in modo da rendere il sistema più sensibile, o viceversa in terreni ondulati e irregolari, caricarlo maggiormente per evitare che le oscillazioni si protraggano alterando la deposizione di più piantine.

Rispettare la distanza di trapianto non è così facile come può apparire a un’analisi superficiale ed è più utile di ciò che si possa credere.

Distributore rotante

Nelle trapiantatrici dotate di un distributore rotante con asse di rotazione verticale questo obiettivo è raggiunto quando la sua velocità di rotazione è proporzionale a quella di avanzamento e dotata di un movimento intermittente. Nel momento in cui l’alloggiamento della piantina si trova in corrispondenza del canale che porta la piantina al vomere, il distributore si arresta per qualche attimo prima di aprire il fondo. In questo modo non è trasmessa alcuna forza centrifuga alla piantina che così scende lungo il canale in modo rettilineo, giungendo al vomere nel medesimo tempo. Stesso tempo significa uguale distanza fra una piantina e la successiva.

Automatismi

Nelle macchine automatiche o semi-automatiche la gestione della distanza sulla fila è sempre mediata da sistemi meccanici complessi, equipaggiati da dispositivi pneumatici, che, nelle tecnologie più evolute, sono regolabili mediante apposite centraline elettroniche.

Nella coltivazione in file binate o con interfila ridotta, è conveniente adottare un sesto di impianto a quinconce. La tecnica della bina a quinconce è applicata su pomodoro e su altre colture allevate in file spaziate come sedano, finocchio, broccolo, indivia e scarola, poiché offre la possibilità di razionalizzare l’irrigazione a manichetta (una per due file), alcuni interventi di coltivazione (trattamenti, sarchiatura, ecc.) e incrementare l’investimento. Quando la linea di alimentazione è unica per le due file della bina, la deposizione avviene in modo alternato e produce una rigorosa disposizione a quinconce.

Il sesto a quinconce è utile anche in alcune colture con interfila stretta perché consente una migliore intercettazione della radiazione solare e una minore competizione radicale. In questi casi il sistema di deposizione a quinconce però non è semplice da attuare perché le linee di trapianto sono indipendenti. A seconda del contenuto tecnologico della trapiantatrice, questo obiettivo può essere ottenuto agendo su dispositivi meccanici o elettronici. I secondi, di più facile gestione, sono in genere presenti su attrezzature semiautomatiche o automatiche.

Verticalità della piantina

La trapiantatrice gestisce una piantina viva che richiede, oltre a quanto esposto, anche il rispetto della verticalità nella fase di deposizione nel suolo e il pieno rispetto della sua integrità durante le fasi di prelievo, trasferimento e deposizione nel terreno.

Nel primo caso si ottengono piante adulte caratterizzate da una migliore conformazione (aspetto particolarmente importante per tutte le insalate in cespo) e un più rapido ed uniforme sviluppo della coltura.

Nel secondo l’evitare di danneggiare sia la parte epigea e sia il pane di terra, permette di ridurre gli attacchi fungini e favorire un rapido attecchimento.

Depositare la piantina nel solco rispettando la verticalità del suo asse di crescita ha sicuramente rappresentato una sfida per le case costruttrici. Per ottenere questo risultato è necessario che, nel momento del distacco della macchina, sia annullata o compensata la spinta prodotta dall’avanzamento che agisce sulla piantina. In alcune attrezzature dotate di vomere l’obiettivo è stato raggiunto inserendo un espulsore che agisce con moto opposto all’avanzamento in modo da compensare la spinta. Questo espulsore svolge inoltre il compito di liberare il vomere dal terreno, mantenendo libero lo spazio predisposto ad accogliere la piantina, e favorendo anche in questo modo la deposizione verticale.

Nelle trapiantatrici con trasmissione a tazze è fondamentale che la velocità periferica delle tazze sia uguale a quella di avanzamento perché, in questo modo, la piantina quando viene depositata nel terreno rimane verticale. Queste trapiantatrici sono in genere predisposte per lavorare su film di pacciamatura. In questo caso equilibrare le due velocità permette di non lacerare il film.

 

L’organizzazione in campo

Questo è un aspetto fondamentale perché una buona organizzazione del lavoro riduce i tempi morti, evitando attese per i rifornimenti, ed evita stress alle piantine. Ciò richiede innanzitutto una valutazione della durata dell’operazione, del numero di piante occorrenti, della quantità dei prodotti da distribuire, della lunghezza della manichetta e del film di pacciamatura da stendere. Solo così diventa possibile dislocare sul campo, in modo coordinato con lo svolgimento dell’operazione, i rifornimenti necessari.

In questa fase, soprattutto nei trapianti tardo-primaverili o estivi, l’esposizione all’aperto dei contenitori di piantine può essere causa di stress idrico proprio per le condizioni di insolazione tipiche di queste stagioni. Particolare attenzione va posta nelle giornate ventose nelle quali l’evapotraspirazione è massima e provoca un rapido depauperamento delle ridotte riserve idriche disponibili nei pani di terra (le piantine allevate in cubetto mostrano una maggiore autonomia, potendo disporre di un volume di torba maggiore rispetto a quelle allevate in alveolo, ma non tale da evitare l’insorgere di questo problema).

È quindi necessario evitare ai contenitori con piantine, lunghe soste sul campo prima del trapianto, innaffiare le piantine spesso, ma con ridotti volumi d’acqua, sospendere l’adacquamento in prossimità del trapianto in modo che la piantina all’atto del trapianto si trovi in condizioni di giusta umidità.

Infatti, un eccesso d’acqua provoca l’indebolimento del pane di torba, il suo appesantimento e il suo rigonfiamento, fattori che rendono più difficile la gestione della piantina da parte sia dell’operatore e sia della macchina.

La perdita d’integrità del pane di terra può vanificare la precisione della macchina, causare ingolfamenti (soprattutto in quelle automatiche), sottoporre l’apparato radicale della piantina a danneggiamenti. Inoltre, la stessa estrazione dal contenitore alveolare può diventare complicata, rallentando i tempi di trapianto o diventando causa di fallanze per mancata deposizione.

Sul campo si svolge un’altra operazione fondamentale che riguarda la regolazione della macchina. Questa operazione deve sempre prevedere, per ciascun organo, una verifica diretta.

Alcune di queste regolazioni vanno ripetute nel corso della giornata di lavoro per adeguare gli organi alle mutate condizioni del terreno e del campo. In particolare la regolazione del carico sia sul vomere e sia sui dispositivi di chiusura del solco e compressione del terreno va ripetuta nel corso della giornata sia come conseguenza del cambio del campo e sia perché può mutare lo stato idrico del terreno, soprattutto in presenza di pioggia (leggera) o di condizioni di forte evaporazione.

 

Il trapianto perfetto - Ultima modifica: 2016-01-12T10:19:54+01:00 da Lucia Berti

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome