Il cambiamento tecnologico gioca un ruolo chiave in tutti quei settori economici – tra cui l’agricoltura – impegnati a raggiungere gli obbiettivi dell’accordo di Parigi e, più nello specifico, a favorire la transizione verso un Europa a impatto climatico zero entro il 2050. Cambiamento tecnologico e innovazione sono quindi un tassello fondamentale della transizione verso un’agricoltura smart, in cui convergono digitalizzazione, geo-localizzazione e connessione in rete. Sono fattori, questi, che permettono di ottimizzare la produzione e aumentare il rendimento delle colture.
E lo si fa gestendo le concimazioni in base alle caratteristiche dei terreni e del seminato e monitorando costantemente le condizioni meteorologiche per ottimizzare la raccolta e minimizzare gli sprechi.
In quest’ottica stanno agendo le innovazioni agricole 4.0, orientate a tenere sotto controllo – costantemente e in tempo reale – le colture, e, più in generale, tutto ciò che succede nel campo, ottenendo una vera e propria agricoltura di precisione.
Precisione in campo
L’agricoltura di precisione è una strategia di gestione aziendale che mira all’utilizzo di input produttivi sulla base dell’effettiva esigenza della coltura e delle proprietà chimico, fisiche e biologiche del suolo, con lo scopo di migliorare la qualità dell’ambiente e la salute della pianta. Questa strategia comporta l’utilizzo di software agronomici in grado di stabilire:
- la composizione del terreno, che è la base di partenza per avere un maggiore controllo sulla produzione. All’interno di un campo è molto probabile che vi siano disomogeneità, cioè zone in cui si produce di più, e altre in cui si produce meno. In tali contesti, una georeferenziazione del campo consente di conoscere – grazie alla connessione di una ricevente con dispositivi satellitari – l’esatta posizione del mezzo agricolo durante lo svolgimento del lavoro e di conseguenza l’esatta caratteristica del terreno;
- il fabbisogno d’acqua della coltivazione. L’irrigazione consente di sopperire alla mancanza d’acqua nelle fasi di sviluppo e produzione della coltura. In agricoltura, con sempre maggior frequenza, si manifestano annate siccitose durante le quali il fabbisogno di acqua supera le risorse a disposizione;
- quando è necessario concimare. Il principio alla base della concimazione di precisione è dare la giusta quantità di concime in ogni zona. Con la distribuzione uniforme, infatti, si va inevitabilmente a distribuire in eccesso in certe parti e in difetto in altre, con la conseguenza che una parte del concime va perso e una parte della coltura produce meno del potenziale. Nella concimazione di copertura, invece, si considera la vigoria della coltura al momento della concimazione, e quindi l’esigenza della pianta in quello specifico momento. Per fare questo, ci sono due tecniche: il rilievo da foto satellitare e il rilievo con sensori applicati sulla trattrice.
- la presenza di patogeni nocivi per le piante. Conoscere il prima possibile se ci sono patogeni che stanno aggredendo la coltivazione consente di agire in maniera puntuale e mirata. Le tecniche di difesa tradizionali prevedono di distribuire in modo sicuro e tempestivo una dose uniforme di prodotto a un bersaglio (la vegetazione) che generalmente non è caratterizzato da altrettanta uniformità. Sino ad ora, le macchine operatrici sono state progettate in modo da raggiungere, con una copertura che garantisce ampiamente l’efficacia fitosanitaria, anche la vegetazione meno raggiungibile, con la conseguenza di accumuli e sovradosaggi sulla vegetazione più esposta. Attraverso sensori a ultrasuoni possono essere misurate sia il volume che la densità della chioma, e queste informazioni possono essere trasmesse a macchine con ugelli a portata variabile capaci di regolare la dose di fitofarmaci in base alla dimensione della pianta.
Inoltre, oggi vengono utilizzate anche tecnologie multispettrali – tramite droni – che consentono di monitorare le colture in modo preciso e, con particolari telecamere, di vederne le frequenze nanometriche. Questo permette di capire se vi sono anomalie ed eventualmente localizzarle con precisione, limitando in tal modo la disinfestazione alla zona colpita.
A livello internazionale e italiano sono presenti realtà industriali di grandi dimensioni, che hanno adottato la tracciabilità del prodotto con la quale il consumatore può seguire e controllare tutta la fase produttiva, di trasformazione, confezionamento e commercializzazione dei prodotti ed essere rassicurato sulla sostenibilità ambientale.
Il caso del melone
Nella provincia di Mantova operano due aziende, nel settore ortofrutticolo, sulle quali ho basato il mio studio, supportato dal prof. Francesco Nicolli. La prima è la Op Francescon, di Rodigo (Mn), che produce e commercializza meloni e angurie. È un’azienda agricola che attualmente si estende su una superficie di circa 2.300 ettari tra Italia (Mantova e Sicilia) ed estero (Senegal).
La potenzialità produttiva è di 30 milioni di meloni e 4 milioni di angurie: una delle più grandi realtà italiane produttrici nel settore ortofrutticolo. L’altra azienda coinvolta è La Lorenzini Naturamica, di Sermide (Mn), che produce e commercializza meloni, angurie, pomodoro datterino e zucchine. L’azienda ha una potenzialità di circa 6.000 tonnellate/anno di melone con 300 dipendenti. Considerando il valore della produzione emerge, dal bilancio d’esercizio del 2019, un ammontare pari a 9,5 milioni di euro. Il costo del venduto ammonta a quasi 9,1 milioni di euro.
Le politiche aziendali rappresentano fin dall’inizio il successo di entrambe le aziende, determinate principalmente da qualità, genuinità e garanzia. Quando si acquista un prodotto ortofrutticolo si desidera che sia di qualità, salubre e rispecchi le caratteristiche organolettiche del prodotto. Ma sceglierlo non è sempre facile perché l’aspetto non è di grande aiuto. Le due aziende garantiscono la qualità guardando dentro al prodotto tramite l’impiego di analizzatori laser che, in modo non invasivo, misurano in tempo reale i valori del grado zuccherino, la consistenza della polpa e le eventuali imperfezioni interne: l’analisi viene effettuata su ogni frutto e soltanto quelli che corrispondono agli elevati dati standard qualitativi richiesti vengono confezionati con il nome dell’azienda.
In sintesi, possiamo affermare che le nuove tecnologie consentono un guadagno di efficienza ed efficacia, garantendo una migliore qualità del prodotto finale. Tuttavia, la loro adozione comporta un aumento dei costi di produzione per l’agricoltore. Viene spontaneo, di conseguenza, chiedersi se i consumatori siano interessati a spendere di più per compensare queste maggiori spese.
Il valore della tecnologia
Per rispondere a questa domanda, abbiamo condotto un sondaggio su un campione di 268 famiglie nell’area di Sermide, in provincia di Mantova, al fine di capire se, e quanto, sarebbero disposte a pagare per avere un prodotto agricolo – e in particolare un’anguria o un melone – dotato di una certificazione di qualità che garantisca un più alto grado zuccherino e un maggiore rispetto ambientale.
L’analisi effettuata mostra come, in media, i rispondenti si sono dichiarati disposti a pagare 44 centesimi in più al Kg per un prodotto con una certificazione, credibile, che attesti sia un elevato grado zuccherino che metodi di produzione eco-sostenibili. Tale dato è molto simile tra gli uomini e le donne, mentre tende ad aumentare al crescere dell’età del rispondente: un cinquantenne, nel campione intervistato, è disposto a spendere circa dieci centesimi in più al Kg rispetto a un trentenne per un melone o un’anguria con un marchio di qualità. Infine, come atteso, il dato è fortemente correlato con il reddito percepito: una persona che guadagna tra i 1000 e i 2000 euro, in media, è disposto a spendere 17 centesimi in più di una persona con un reddito inferiore a 1000 euro. Non vi sono invece differenze significative tra i redditi sopra ai 2000 euro.
Concludendo, la presente analisi mostra come l’introduzione di nuove tecnologie possa fungere da traino per la transizione verde del settore agricolo, consentendo di produrre di più e meglio e con un minore impatto ambientale. I consumatori intervistati, a loro volta, sembrano saper riconoscere e apprezzare il valore della qualità e della tutela ambientale, ed essere disposti a pagare di più per averle. Tuttavia, l’analisi del dato disaggregato per reddito mostra come una stagnazione dei salari quale quella che sta vivendo il nostro paese può influenzare in modo diretto anche lo sviluppo agricolo, orientando la domanda verso prodotti più selettivi di più alta gamma e a maggior impatto ambientale.