Pirodiserbo e IV gamma

pirodiserbo
La rifilatura è un’operazione che viene eseguita con un’apposita macchina e serve a rifinire la raccolta delle baby leaf e migliorare lo sfalcio successivo.
Al termine del ciclo colturale consente di controllare le erbe infestanti e di ottenere un parziale abbattimento dell’inoculo dei patogeni che si sviluppano sui residui della vegatazione

L’avanzare della meccanizzazione nel settore agricolo è inevitabile sia per contenere i costi di produzione, passo necessario per competere con successo sul mercato globale, sia per la sempre minore disponibilità di manodopera specializzata. Tuttavia, nel settore dell’orticoltura protetta resta ancora molto da fare, come ci riferisce Francesco Punzi, Direttore Tecnico del Gruppo Punzi che con Alessandro, Direttore Acquisti e Logistica, e il papà Nunzio, titolare dell’omonima azienda, coltiva circa 150 ettari di terreno di cui 120 ettari di orticole in serra a Battipaglia (Sa), tutti nella Piana del Sele.

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Francesco Punzi, imprenditore agricolo di Battipaglia (Sa)

«Il settore dell’orticoltura protetta chiede al mercato macchine e attrezzature sempre più avanzate dal punto di vista tecnologico. Il principale limite allo sviluppo di tecnologie valide per gli ambienti protetti risiede nelle stesse strutture di protezione che richiedono particolari accorgimenti per adattare tecnologie, già in uso in ambienti aperti di grandi dimensioni, agli spazi ridotti delle serre».

Specializzazione

L’azienda Punzi si è specializzata soprattutto nella produzione di insalate da IV Gamma e baby leaf, convertendo le tradizionali specie orticole, in particolare pomodoro e peperone.
«L’elevata necessità di manodopera e l’insorgenza di insetti difficili da controllare, come ad esempio la Tuta absoluta, e spesso le virosi trasmesse dagli stessi ci hanno sempre più scoraggiato a proseguire la coltivazione delle solanacee, un tempo largamente diffuse in azienda. Oggi coltiviamo per il 60% baby leaf e per il resto cucurbitacee quali anguria, melone, ecc. e altre specie».
La Piana del Sele rappresenta un’area vocata per la coltivazione di baby leaf e la più importante in Europa, con aziende di medie e grandi dimensioni impegnate nella coltivazione.

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Le operazioni di preparazione del terreno sono effettuate con apposite macchine

«In questo comparto orticolo – specifica Francesco Punzi – si è assistito ad una notevole meccanizzazione delle diverse operazioni considerata la spinta specializzazione che si è man mano determinata».
Le ditte impegnate nella realizzazione di macchine e attrezzature hanno immesso sul mercato tecnologie sempre più avanzate.
«Si parte dalla lavorazione del terreno effettuata con macchine che lavorano il suolo in modo più delicato, che cercano di non danneggiare la struttura, segue la semina con seminatrici pneumatiche di precisione, i trattamenti effettuati con barre irroratrici in grado di ridurre i volumi d’acqua impiegati e di conseguenza i principi attivi impiegati consentendo di ottenere sempre più un prodotto a residuo zero, inoltre il taglio delle baby leaf viene realizzato con macchine elettriche innovative provviste di sensori ottici ad altissima precisione».

Il pirodiserbo

Negli ultimi tempi la problematica affrontata dai produttori di baby leaf per la IV gamma (canale principale) è stata quella dei diserbi.
«A questo proposito – ci riferisce l’imprenditore – abbiamo studiato una strategia agronomica nella quale l’impiego della tecnica del pirodiserbo ci consente di ottenere dei buoni risultati. Il pirodiserbo, infatti, nasce per combattere le infestanti ma consente anche di eliminare i patogeni che possono svilupparsi nei residui colturali rimanenti».
Le controindicazioni dell’impiego del pirodiserbo sono relative alla distruzione di sostanza organica e al fatto che essendo un intervento fisico non è possibile intervenire in maniera selettiva.

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Il trattamento combinato di pirobiserbo ed erpicatura, inoltre, risulta molto efficace nel ripristinare una baulatura dopo un primo ciclo colturale

«Per superare questo inconveniente eseguiamo una serie di operazioni che ci consentono di mantenere intatta la fertilità del suolo; in particolare restituiamo al terreno sostanza organica ad ogni ciclo di coltivazione. In più, vengono addizionati prodotti contenenti consorzi microbici in grado non solo di migliorare la degradazione della sostanza organica ma anche di mantenere vivo il suolo in modo da indurre resistenze naturali e aumentare l’assimilazione di nutrienti nelle piante».In questo modo si riducono di circa il 50% anche gli apporti di concime e di prodotti per la difesa fitosanitaria.

L’applicazione

«Per quanto riguarda la strategia di applicazione del pirodiserbo, al termine del ciclo di coltivazione (sempre piuttosto breve nel caso delle baby leaf) si utilizzano degli appositi aspiratori meccanici che asportano i resti del taglio; successivamente si interviene una prima volta con la macchina del pirodiserbo. Al termine di questa operazione si procede alla ripreparazione del terreno e alla tecnica della “falsa semina” irrigando il terreno per aspersione. Dopo qualche giorno, all’emergere delle erbe infestanti, si ripassa con il pirodiserbo; in questo modo si ha una riduzione delle infestanti del 60-70%».

Gli studi

La tecnica del pirodiserbo è stata oggetto di studi condotti dai ricercatori del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), che ne hanno descritto le potenzialità in vari articoli pubblicati su riviste specializzate ed atti di convegni del settore.

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Roberto Tomasone, ricercatore presso il CREA-IT (Centro di ricerca Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari – sede di Monterotondo (Rm)

«La sperimentazione – specifica Roberto Tomasone, ricercatore presso il CREA-IT (Centro di ricerca Ingegneria e Trasformazioni agroalimentari – sede di Monterotondo (Rm)) – ha riguardato lo sviluppo di linee di meccanizzazione innovative (finanziamento su bando ENAMA), in stretta collaborazione con le ditte agro-meccaniche. In particolare è stata studiata una nuova macchina combinata per il trattamento di pirodiserbo congiuntamente alla minima lavorazione della baulatura con erpice verticale».
Più in generale è stata studiata una tecnica di meccanizzazione integrata e innovativa, al fine di migliorare la sostenibilità dei metodi di coltivazione degli ortaggi da foglia “baby leaf” (lattughino, spinacino, rucola) per la IV gamma.
«L’impiego di macchine operatrici e attrezzature agricole dedicate – aggiunge Tomasone – consente di attuare una razionale tecnica integrata di riduzione dell’intensità di lavorazioni del terreno e di gestione dei residui colturali. La tecnica prevede la rimozione del residuo colturale e l’impiego di calore istantaneo da fiamma libera per un trattamento termico di disinfezione dei residui colturali e del terreno in superficie, per l’eliminazione dei semi di infestanti ed un parziale abbattimento dell’inoculo dei patogeni».

Pre semina

Nella preparazione del terreno in pre semina, il trattamento termico di pirodiserbo eseguito mediante l’applicazione della “falsa semina” è risultato efficace nel contenere le erbe infestanti. Il trattamento termico agisce solo nello strato più superficiale del suolo, il calore non penetra in profondità salvaguardando la fertilità del terreno. La tecnica è applicata senza intervenire con le lavorazioni il che evita di portare in superficie ulteriori semi infestanti.

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La tecnica integrata del pirodiserbo prevede, prima dell’impiego di calore, la rimozione del residuo colturale

«Il trattamento termico di pirodiserbo – continua Tomasone – applicato dopo la raccolta delle foglie sui residui colturali non solo accelera l’essicazione dei residui ma riduce anche gli “inoculi” di patogeni e, quindi, contribuisce a prevenire l’insorgere di fitopatie. L’intervento di pirodiserbo agisce rapidamente sui residui colturali lasciando il terreno pulito e pronto per la susseguente lavorazione, accorciando i tempi tra un ciclo colturale ed il successivo».
Il trattamento combinato di pirobiserbo ed erpicatura, inoltre, risulta molto efficace nel ripristinare una baulatura dopo un primo ciclo colturale. Per tale finalità è utilizzata una macchina combinata, costituita da erpice rotativo leggero ad asse verticale, accoppiato ad un’unità da piroserbo. Il terreno (già precedentemente coltivato) viene lavorato superficialmente dall’erpice posto nella parte anteriore della macchina e, contemporaneamente, il terreno smosso viene sottoposto al trattamento termico, ottenendo una migliore penetrazione del calore nel suolo.


Esigenze di meccanizzazione

Tra le esigenze degli orticoltori che si dedicano all’orticoltura in serra c’è quella di avere trapiantatrici adatte, considerati gli elevati costi necessari per questa operazione effettuata ancora manualmente.
«Quest’anno proveremo delle nuove trapiantatrici per la lattuga a cespo che coltiviamo in grande quantità (circa 20 milioni di cespi ogni anno). Si tratta di macchine che già sono diffuse per il pieno campo e che si sta provando ad adattare alle serre».
Altra esigenza è relativa all’operazione di pacciamatura.
«Anche per questa operazione esistono macchine impiegate nelle coltivazioni di pieno campo ma non adatte ai sesti d’impianto delle colture protette. Purtroppo, non essendoci grandi richieste in questo senso le ditte non investono nella ricerca di soluzioni per gli ambienti protetti».

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La tecnica integrata del pirodiserbo prevede, prima dell’impiego di calore, la rimozione del residuo colturale

Sempre nell’ottica di un futuro sempre più meccanizzato nelle colture protette si sta assistendo alla sperimentazione di prototipi di robot sia per la raccolta sia per la potatura.
«Sono stati messi a punto dei robot in grado di entrare nelle serre e, grazie a particolari sensori e fotocamere, raccogliere il prodotto al giusto grado di maturazione collocandolo persino in deposito. I maggiori problemi di queste tecnologie innovative risiedono negli elevati costi d’acquisto, nella specificità delle strutture di protezione, non sempre della stessa dimensione e nel limite di altezza di raccolta (1,50 metri) che precludono l’impiego su alcune specie, quali il pomodoro».
Per la scerbatura sono già in atto negli U.S.A. delle sperimentazione nell’uso di specifici robot che, però, sono al momento adatti solo per grandi superfici.
Altra operazione che si tende a migliorare è quella relativa alla distribuzione di fertilizzanti.
«Per la distribuzione di concime e sostanza organica il prossimo anno sperimenteremo l’impiego di nuove macchine elettroniche in grado di rispondere meglio alla necessità di un’agricoltura di precisione».i

Pirodiserbo e IV gamma - Ultima modifica: 2019-10-29T11:54:57+01:00 da Lucia Berti

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