Usare l’Haccp come “antivirus” nel pomodoro

prevenzione tobrfv
La pulizia del filare dai residui di potatura riduce l’inoculo del virus nel sito produttivo
Seguendo le procedure fitosanitarie si può prevenire il Tomato Brown Rugose Fruit Virus

Arginare la diffusione del ToBRFV, uno dei patogeni più importanti del pomodoro.

È questa l’esigenza da cui è nato il progetto “Haccp fitosanitaria ToBRFV”, portato avanti dagli agronomi di Sata srl, società di servizi e consulenza nell’ambito della filiera agroalimentare vegetale, in collaborazione con Isi Sementi, società leader per la costituzione di varietà orticole.

La problematica ha causato elevati danni al pomodoro da mensa, con conseguenti perdite economiche e di prodotto. Per questo molte aziende orticole produttrici e sementiere hanno attivato dei protocolli igienici per limitare i rischi di infezione e propagazione del virus.

Obiettivo del progetto

Il progetto consiste nell’adattare la metodologia Haccp (analisi dei rischi e dei punti critici di controllo) al contesto fitopatologico. Sono stati analizzati i pericoli e individuati i punti critici di controllo nelle fasi più critiche in tre aziende che producono pomodoro da mensa in Sicilia:

Tabella 1 - Aziende oggetto dell’indagine

Azienda Comune Superficie (ha)
Farm 1 Gela (Caltanissetta) 2/3
Farm 2 S. Croce Camerina (Ragusa) 2/3
Farm 3 Pachino (Siracusa) 7

L’obbiettivo è quello di redigere una check list per aiutare i tecnici e gli agricoltori a individuare:

  • le fasi più delicate della produzione in cui è possibile che avvenga l’infezione del virus;
  • istruzioni e procedure finalizzate alla riduzione del rischio.

Le fasi del progetto

La prima fase per ridurre il rischio della comparsa del ToBRFV è quella di effettuare un’analisi attenta e guidata del processo produttivo per identificarne i punti critici.

La check list è organizzata in modo da non trascurare nessun aspetto del processo produttivo e riguarda le seguenti fasi:

  • accesso all’azienda: viabilità interna e sua pulizia;
  • accesso alle aree di coltivazione: modalità di accesso alle serre e mobilità interna;
  • gestione del materiale di propagazione: manipolazione (carico e scarico) e sosta temporanea in azienda;
  • strumenti di trapianto e utensili: se non gestiti adeguatamente possono essere fonte di trasmissione del virus;
  • schema e gestione del trapianto: ottimizzare i movimenti in serra per evitare troppi passaggi nella stessa area;
  • operazioni di coltivazione e di raccolta: sfemminellatura, individuazione dei focolai per evitare la diffusione;
  • espianto delle colture e gestione dei residui colturali: riduzione del rischio di inoculo all’interno del sito produttivo.

Per ogni fase viene attribuito un valore di gravità (G) con un numero da 0 a 3 e un valore di probabilità (P), sempre con un numero da 0 a 3, che varia a seconda delle caratteristiche della gestione del punto di controllo; la loro interazione dà l’indice di rischio (G x P = IR).

I valori dell’Indice di rischio sono:

  • 0 - 2: poco significativi;
  • 3 - 5: mediamente significativi;
  • 6 - 9: molto significativi.

Attraverso la check list è possibile verificare l’indice di rischio e nel caso procedere con i miglioramenti nelle aree più critiche.

Un possibile miglioramento riguarda la formazione del personale sulle corrette procedure per la gestione delle varie fasi del processo produttivo.

Applicazione Haccp in campo

Le tre aziende agricole che sono state sottoposte a controllo e relativa implementazione del protocollo di monitoraggio/contenimento del ToBRFV sono situate nel sud-est della Sicilia (tabella 1) e coltivano pomodoro da mensa varietà Proxy.

Le attività di calibrazione e di applicazione del protocollo sono state condotte nelle ultime due campagne produttive 2022 e 2023.

Le attività che sono state svolte presso le aziende sono state:

  • individuazione dei punti critici e calcolo dell’indice di rischio attraverso la check list;
  • implementazione del protocollo tramite formazione del personale aziendale con regole, procedure e istruzioni per la corretta movimentazione in serra, l'igienizzazione degli strumenti e altre metodologie per il controllo del virus;
  • fornitura della cartellonistica e affissione nelle varie aree dell’azienda;
  • visite calendarizzate per monitorare l’andamento dell’infestazione del virus tramite il campionamento di foglie e analisi con test rapidi.

Risultati del monitoraggio

L’azienda “Farm 1 - Gela” ha presentato alcuni punti di miglioramento legati soprattutto alla gestione dei residui colturali, mentre per gli altri punti di controllo l’azienda già adottava delle buone pratiche che sono state di poco migliorate.

Il virus è stato riscontrato dalla seconda metà della stagione e nei monitoraggi successivi. Questo ha consentito alla pianta di raggiungere delle buone produzioni.

La seconda azienda, “Farm 2 - S. Croce Camerina”, fin dai primi sopraluoghi si è dimostrata molto attenta al problema con una elevata attenzione alle varie fasi produttive da parte di tutti gli operatori. In particolare, si segnala l’ottima gestione degli scarti di potatura e delle piante estirpate del ciclo precedente. Queste pratiche riducono sensibilmente il livello di inoculo nei pressi delle aree coltivate diminuendo il rischio di diffusione del virus. In questa azienda non è stato mai riscontrato il virus.

L’ultima azienda oggetto dell’indagine, “Farm 3 – Pachino” aveva superfici coltivate più ampie rispetto alle precedenti e ha fatto un uso prevalente di manodopera esterna. In questo caso l’applicazione delle varie pratiche di profilassi per il contenimento del virus è poco attuata, con particolare riferimento al movimento degli operai nella serra e alla rimozione dei residui colturali.

In questa azienda la presenza del virus si è riscontrata alcuni mesi dopo il trapianto. I danni hanno riguardato prevalentemente l’apparato fogliare.

Buone pratiche di prevenzione contro il ToBRFV

È stato riscontrato che il virus è presente nella zona trasformata del sud-est della Sicilia, maggiormente nelle aziende in cui si coltiva pomodoro con superfici medio - grandi in cui è più difficile adottare tutte le misure di profilassi.

Negli anni l’attenzione per la problematica è scesa, in quanto la resa non è pregiudicata dalla presenza del virus e spesso le piante rimangono asintomatiche o manifestano sintomi solamente quando la carica virale è alta. È fondamentale la formazione del personale, la corretta applicazione delle procedure, la corretta gestione dei residui colturali (potature verdi) e la gestione degli utensili da lavoro. Tutto ciò, unito al monitoraggio delle serre, è utile a individuare i focolai in modo precoce. Questi i passaggi chiave per riuscire a convivere con questo problema.


Identikit del virus ToBRFV

Il Tomato Brown Rugose Fruit Virus (ToBRFV) appartiene alla famiglia Virgaviridae, genere Tobamovirus. È stato individuato e identificato per la prima volta su pomodoro in Israele nel 2014. In Sicilia, invece, è stato riscontrato a fine 2018.

Sintomi e danni sul pomodoro

Il virus prende il nome dalle caratteristiche macchie rugose marroni. I sintomi dell’infezione possono variare a seconda delle condizioni climatiche e della stagione dell’anno in cui si sviluppa.

In generale, i sintomi più frequenti sono:

  • Foglie: clorosi, bollosità e deformazione della lamina fogliare fino a una forma fusiforme (needle).
  • Frutti: decolorazioni generalizzate, marmorizzazione clorotica, depigmentazione durante la maturazione. Sintomi di necrosi sono riportati anche su steli fiorali (rachide) e sepali e spesso, a causa dei sintomi, i frutti infettati non sono commercializzabili.

In genere, la pianta subisce una consistente riduzione dello sviluppo e una mancata produzione utile.

Trasmissione

Il ToBRFV può infettare la coltivazione e trasmettersi in vari modi: da seme infetto, tramite il contatto diretto pianta sana-pianta infetta, attraverso l’utilizzo di strumenti o indumenti che sono stati in contatto con il virus e materiale di propagazione contaminato. La trasmissione può avvenire anche attraverso gli insetti impollinatori, come i bombi. Anche le specie spontanee possono essere serbatoio del virus.

La facilità con cui si propaga per contatto (per esempio durante il trapianto di piantine o la manipolazione del raccolto) provoca una rapida diffusione all’interno di una serra.

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Gli autori sono agronomi di Sata srl

 

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Usare l’Haccp come “antivirus” nel pomodoro - Ultima modifica: 2023-10-02T16:16:28+02:00 da K4

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