L’orientamento della coltivazione di zucchino è caratterizzato dalla riduzione della produzione della tipologia “chiara” e dei frutti con fiore a favore delle tipologie “scure” commercializzate senza fiore.
«Si tratta di una specie che, rispetto ad altre, richiede minori anticipazioni colturali, – ci riferisce Giuseppe Laezza, che con i fratelli coltiva circa 60 ettari di ortaggi nella provincia di Napoli –. Inoltre, negli ultimi anni i consumi di zucchino sono aumentati anche perché i frutti sono consigliati in tutti i tipi di diete. Di conseguenza, si sono incrementate le superfici sia in pieno campo sia in coltura protetta».
Un nuovo virus
Quest’anno, però, l’arrivo in Italia del virus Tomato leaf Curli New Delhi virus (ToLCNDV), che si è manifestato per la prima volta in Europa tre anni fa nella penisola iberica, ha provocato ingenti danni alle coltivazioni estive in pieno campo.
«In Campania e in Sicilia (province di Agrigento e Trapani) diverse coltivazioni sono state completamente distrutte; il virus ha provocato meno danni nel Lazio con percentuale di frutti rovinati tra il 50 e il 60%. Più contenute le perdite di prodotto nel caso di coltivazioni condotte in ambiente protetto».
Il virus si trasmette tramite la Bemisia tabaci (mosca bianca degli orti) e la mancanza di principi attivi registrati ed efficaci contro l’insetto mette in serio pericolo le produzioni di pieno campo.
«Se non saranno selezionate varietà tolleranti al virus o registrati prodotti di difesa efficaci per il controllo dell’aleurodide, – specifica Laezza – le superfici destinate allo zucchino per le produzioni nel periodo estivo sono destinate a ridursi drasticamente. Questo problema, inoltre, si rifletterà negativamente anche a livello occupazionale poiché lo zucchino richiede un discreto impegno di manodopera per la raccolta (90 giornate lavorative per ettaro di coltivazione)».
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