Parte male la stagione per i meloni in Veneto, fortemente condizionata dal clima piovoso e fresco di maggio.
La raccolta, iniziata da una decina di giorni, è stata finora poco gratificante per i produttori, dato che i prezzi fino a pochi giorni fa oscillavano tra i 30 e i 40 centesimi al chilo, quando il costo di produzione è il doppio.
Una panoramica ben diversa dall’anno scorso, quando il caldo anticipato favorì i consumi e i meloni arrivarono ad essere battuti sul mercato a 2 euro al chilo.
Eccesso di offerta e calo dei consumi
«L’avvio dell’annata 2023 è stato penalizzato dal meteo incerto» spiega Francesca Aldegheri, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto. «A causa del freddo la maturazione è andata a rilento nel Sud Italia, allungando il periodo di produzione, che di solito termina a metà maggio, quando inizia la raccolta in Veneto.
Le produzioni si sono perciò sovrapposte, causando un eccesso di offerta e di conseguenza un crollo dei prezzi, al quale ha contribuito anche un calo dei consumi legato sempre al clima fresco. Ora, dato che la produzione al Sud sta volgendo al termine e fa più caldo, speriamo che le vendite ripartano e che i consumatori premino il prodotto locale, dato che i nostri meloni a km zero hanno un alto grado zuccherino, sono rinfrescanti e idratanti e preparano all’abbronzatura dell’estate grazie alla presenza di antiossidanti come le vitamine A e C. Sono inoltre ricchi di sali minerali e quindi ottimi anche per chi pratica sport».
Varietà e superfici
Di solito il melone fa segnare il record delle vendite tra metà giugno e luglio. Tra i preferiti dal consumatore c’è il melone retato Macigno, varietà precoce dal color arancio intenso e la polpa consistente, e il Talento, sempre precoce e retato, con produzioni molto abbondanti e a elevata conservazione post raccolta.
La superficie coltivata a melone in Veneto (dati 2022 di Confagricoltura Veneto) è scesa a circa 1.020 ettari (-13,6%): in calo gli investimenti in coltura protetta (620 ettari, -9%), ma soprattutto quelli in pieno campo (400 ettari, -20%). Le superfici sono concentrate per quasi l’80% nella provincia di Verona (790 ettari, -7,7%), seguita da quella di Rovigo (150 ettari, - 38%). La produzione è stata stimata a 30.900 tonnellate (+0,4%), sullo stesso livello del 2021.